[1]Chi vi scrive è la felice posseditrice di un ereader e, al contempo, studentessa di un corso per diventare librai. Che possa anche solo sembrare una contraddizione dipende dalla contemporaneità di quanto stiamo vivendo; è complicato giudicare qualcosa mentre accade, e la “rivoluzione digitale†non è ancora arrivata al suo acme per poterla comprendere nella sua completezza – almeno non qui, in Italia.
Tuttavia un metodo per poterla raccontare è analizzare le reazioni che produce, e definirla attraverso la sua negazione per eccellenza: l’universo cartaceo, che non comprende solo l’oggetto libro, ma anche, come in questo caso, chi porta il libro all’interno della dimensione cittadina, a livello capillare, la figura che permette al libro di uscire dall’anonimato.
“Chiuso per Kindle [2]†è il racconto, per l’appunto, di due persone del mestiere, due librai reclutati forzatamente in una guerra di posizione sfibrante, contro un nemico dall’aspetto quanto mai zen e innocuo.
Dalla “trincea†romana in cui operano giungono dispacci allarmanti: la popolazione dei lettori è spesso di braccio corto (“Che pago a te? Scusa mi sbaglio o questo è scontato, no perché l’ho visto ieri…â€), idiosincratica, con poca decisione o troppa, irrispettosa delle regole e del mestiere (vedi alla voce Cliente last-minute e cliente “pochi minutiâ€), e con chiare difficoltà a comprendere i meccanismi che portano un libro al destino quasi irreversibile dei “fuori catalogoâ€.
Nella varietà della corrente umana che attraversa quotidianamente una libreria, il libraio si erge come una promessa di costanza e immutabilità ; eccolo in azione mentre trova il libro più adatto per chi “non leggeâ€, o “mentre aiuta il professore a compilare la lista e controlla quale sia il libro più breve per lo studenteâ€.
Con la leggerezza che non nasconde l’inquietudine di poter davvero “chiudere per kindle†i due librai snocciolano esperienze, aneddoti e riflessioni. Riguardo l’imputato scrivono: “Ormai è certo, ne siamo consapevoli: l’ebook cambierà in modo definitivo sia il modo di scrivere e di produrre un libro, sia il modo di leggere. Ma quello che è ancora più certo è che i libri non scompariranno, né tantomeno le librerie. Che fine farebbe quella moltitudine di persone che ogni giorno entra in libreria alla disperata ricerca delle novità più interessanti o dei classici più introvabili?â€.
Attraverso il loro diario non solo il mestiere del libraio, ma anche il luogo che lo rende tale viene raccontato. La libreria, paragonata a uno dei “non luoghi†definiti da Marc Augé è l’espressione più diretta del carattere del suo libraio: risente dei suoi gusti e umori, ma al contempo riflette la realtà in cui è insediata, trasformandosi a seconda della sua clientela.
Se la libreria, soppiantata dalla vendita on-line, dovesse scomparire, il libraio la seguirebbe poco dopo, sostituito da programmi scritti appositamente per suggerirci il nostro prossimo libro preferito. E alla fine della rivoluzione cosa resterebbe? La realtà virtuale sembra apparire concreta come le solite frasi di sempre: “Leggere aiuta a crescere, o La cultura non è noiosaâ€.
Scrivono a questo proposito Massimiliano Timpano e Pier Francesco Leofreddi: “è necessario trasformare questi proclami in qualcosa di concreto. Può intervenire il libraio in tal senso? Sicuro, e mai come in questi ultimi anni di prepotenza digitale, in cui sempre più di frequente sentiamo parlare di “nativi digitaliâ€, di chi in sostanza avrà sempre meno dimestichezza con il libro, è necessario il nostro interventoâ€.
Giudizio: 3/5
Massimiliano Timpano, Pier Francesco Leofreddi, “Chiuso per kindleâ€, 174 pp, €9,50, Bompiani, 2014