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Antartide di Laura Pugno
Avevo diverse aspettative su questo libro, per il modo in cui era stato presentato, e mi duole dire che sono state in gran parte disattese. L’autrice non è una novellina, ha pubblicato romanzi, raccolte di racconti, poesie, e anche piece teatrali. Nel risvolto di copertina, la Postorino ci dice che la lingua della Pugno è “cristallina, intagliata nel vetro”. Bene; o io l’ho letto nel momento sbagliato, o non ci siamo proprio, perché del vetro ho sentito solo lo stridore, il più delle volte molto fastidioso.
Ci sono indubbiamente molti modi di scrivere, e certo Laura Pugno non si perde in elucubrazioni inutili. I dialoghi sono brevi, separati dalla narrazione mediante un uso smodato di virgole (non è questo a sconvolgermi, Saramago lo ha fatto ben prima ed in modo assolutamente magistrale; è la resa che non mi convince affatto), lo stile è secco e asciutto. E poi, trovo frasi come questa: “Le sensazioni di prima che accada qualcosa, avrebbe pensato dopo, in cui cerchiamo un presentimento, la conferma di aver oscuramente visto arrivare quello che stava per arrivare, e che non abbiamo visto”. Mi dico che – probabilmente – l’autrice voleva rendere un senso di contraddizione, di non-sense, di absurde. Ma a mio parere riesce solo a sembrare molto confusa. [Parecchio confusa e neppure felice: ma come si fa a scrivere una frase così? n.d.r.]. Altrove sono rimasta molto perplessa riguardo l’uso della punteggiatura; anche questa è una cosa che permette miliardi di combinazioni, ma leggere cose come: “Matteo aveva avuto il tempo di immaginare la figura slanciata di Sonia venire verso il telefono, di immaginare Micòl, sua figlia, stesa per terra su un tappeto, aveva visto Sonia fermarsi per sollevare la bambina, e in quel momento, prima che Sonia o il suo compagno, Sergio Castiadas, potessero rispondere, aveva messo giù il telefono”* mi dà un estremo senso di pesantezza; da un certo punto in poi le virgole sono colpi, martellate di cui la frase non ha bisogno. Non è scorretto, è solo – a mio parere – male organizzato. Sono certa che queste siano tutte precise scelte stilistiche dell’autrice, ma il risultato è un libro freddo, frammentario, un libro per il quale non ho provato la minima empatia. Matteo torna dall’Antartide, sulla spalle il peso di quello che i colleghi sospettano essere stato un tentativo di suicidio. Rientrando a casa, il protagonista pare sbloccare una serie di eventi, che cominciano a rotolare intorno a lui da ogni parte: la morte del padre, la ricomparsa della donna amata, misteri e morte. Antartide. Forse, in questo senso, la Pugno è riuscita nell’intento: i suoi personaggi mi sono parsi distanti, non ho percepito un briciolo di calore, un minimo di emozione; il tutto viene descritto e narrato con un tono che tiene il lettore lontano, seduto in un ambiente asettico, la storia che si proietta su uno schermo impersonale. Il mistero della morte, il dilemma della scelta, sono temi intrinsecamente legati al nostro essere umani, creature di carne e sangue – per parafrasare Čechov – e trattarli con questa freddezza, con questo straniante e sempre presente senso di assoluta solitudine, è davvero un peccato. Anche se il tutto fosse voluto, rimane il fatto che non funziona.
Laura Pugno, “Antartide”, pp. 154, 13 euro, Minimum Fax, 2011
Voto: 2/5
*Post Scriptum: Ancora Virgole:
“Ma Irene era viva, adesso, davanti a lui, e non voleva piangere”
“Se vieni a sapere qualcosa, su di lui, dimmelo.”
“Casa sua, a Roma, era completamente silenziosa, e buia.”
30.09.2011 10 Commenti Feed Stampa
10 Commenti
CommentaMa cos’è quella roba? Ma che frase è?
Certo non indagherò oltre.
M.
Solo grazie alla spinta (ripetuta: ripe-ripetuta, ripetutamente) di Mozzi e accoliti vari… E’ l’Italia.
A me sembra che il problema di queste frasi è che sono scritte in italiano. E il problema del recensore: non padroneggiare la lingua. Forse troppa tv e troppo youtube visto ogni giorno anziché leggere libri?
Prego, Fiammetta, mi dica ove non padroneggio la lingua. Sono sempre pronta ad imparare. E non credo di aver affermato che sono scritte in polacco, solo che – alla lunga – risultano pesanti.
Cito: “Non è scorretto, è solo – a mio parere – male organizzato”
Leggo molto e non frequento YouTube, dorma pure sogni tranquilli.
Dimenticavo… visto che parliamo di padroneggiare la lingua …
“Vanno col congiuntivo i verbi che esprimono opinione e considerazioni personali:
– Credere, pensare, ritenere, supporre, immaginare, parere, SEMBRARE, avere l’impressione, dire che…”
;)
A me sembra che il problema sia… NON “è”!
Chi è che non padroneggia la lingua???
Magari si fa una colletta per un libro di grammatica per la fiammetta, no?
No, dubito che serva.
La Pugno è arrivata a pubblicare grazie a Mozzi, in cambio di cosa forse si intuisce…
Non ho mai letto la Pugno, però conosco bene Giulio Mozzi e vorrei dire una cosa a proposito di “La Pugno è arrivata a pubblicare grazie a Mozzi”.
Beh, il libro d’esordio uscì con Sironi nella collana diretta da Mozzi. Quindi non ci vedo nulla di scandaloso. Si tratta del lavoro di Mozzi. Anche io sono arrivato a pubblicare grazie a Mozzi. Tuttavia senza dare nulla in cambio. Oh, sì, Giulio ha dormito e mangiato a casa mia ma non si trattava di un baratto.
Grazie per le delucidazioni, Antonio. Per quello che mi riguarda è proprio un libro deludente, a prescindere da chi l’ha presentato.
Ragazzi benedetti, non compratevi una grammatica. Però magari leggetevi Melville e Laclos, Magari leggetevi Proust e Manzoni. Magari leggetevi Beckett. Magari invece no. Però magari scoprireste che l’indicativo dopo il “che” nella costruzione da me utilizzata è più che legittimo.
Non vi arrabbiate se alla vostra critica rispondo con una controcritica.
E non si faccia rodere il fegato la povera Laura – forse, mi dico, Laura ha talmente tanto frequentato o addirittura praticato il mercimonio in vita sua da pensare che tutto il mondo funzioni così.
Ovviamente non è così, cara triste Laura. Era per farti capire quanto sia infame fare queste dichiarazioni ragionando in via ipotetica. Riprenditi, per favore, la tua vita immagino valga molto di più di queste povere dichiarazioni.
Tutti letti.
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