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Giovane di sicuro. “Giovani promesse” di Martino Gozzi.
Martino Gozzi (classe 1981) ci regala, ma ne avremmo fatto a meno, un romanzo, “Giovani promesse”, con il protagonista adolescente, un libro pronto per vincere il premio Strega: è brutto, quasi peggio della Solitudine.
L’intera costruzione narrativa appare forzata. Emiliano, il protagonista, scorge qualcosa di “definitivo” nell’incedere delle “mietitrebbiatrici”. E siamo solo all’inizio… Il tutto sembra lo svolgimento di un compito in classe, e in effetti la parte centrale del romanzo è occupata da cosa? Dallo svolgimento di un compito in classe. Emiliano gioca a tennis e vince una borsa di studio per una scuola esclusiva nel New Jersey. L’Anderson Academy con gli edifici di mattoni rossi ecc. ecc. Su un racconto di Jack London ci si perde in sproloqui inutili, forse più lunghi del racconto stesso che è un capolavoro di incisività, visto che pur avendolo letto a dodici anni ancora lo ricordo (“Farsi un fuoco”, nel libro viene chiamato: “Preparare un fuoco”). Studenti secchioni, letture di Camus, una fidanzata italiana algida che ascolta Schubert o Schumann, ma tanto lui se li confonde, e lì all’accademia Camilla “Crash” Banks, con l’appartamento su Central Park, che tanto sappiamo come va a finire e via dicendo. La trama non è il massimo. La parte più divertente è lo stile. Quello di un compito in classe, appunto. Le immagini sono forzate, come la costruzione che le sorregge. Si prenda l’atterraggio all’aeroporto di Newark: vicino alla pista, Emiliano scorge una superstrada e file di autocarri con “marmitte oblunghe e sinistre”. Cioè dal finestrino di un aereo uno vede le marmitte? Marmitte che hanno pure una connotazione emozionale (ehi sono “sinistre”, attenti)? Vabbe’. Poi quando arriva la prima volta a New York uno degli odori che “fanno” la città qual è? Quello della metro… Nomina un elenco sterminato di cibi di Whole Foods, ma non conosce una tisana all’echinacea e parliamo di uno che i pipistrelli li chiama chirotteri. Insomma è tutto da rivedere, magari ci fosse stato un editor. Probabilmente avrebbe detto a Gozzi che un lago è più vasto in ampiezza di un fiume e scrivere “un lago abbastanza grande da sembrare un fiume” non ha molto senso. Tra frasi fatte, “avanzando verso il cuore stesso della notte” (stanno tornando da NY in treno…), e un finale appiccicato alla grande (non finire è meglio che finire), “Giovani promesse” è una débâcle senza possibilità di rivincita.
Martino Gozzi, “Giovani promesse”, pp. 238, 16 euro, Feltrinelli, 2009.
Giudizio: 1/5
3.04.2009 22 Commenti Feed Stampa
22 Commenti
CommentaE’ sempre un piacere leggere una prosa così. Come la tua, intendo. Di Gozzi penso farà a meno.
Sono grata a Gozzi solo perchè ha dato a te l’opportunità di scrivere questa stroncatura. Ben motivata, come sempre, ironica al punto giusto. Chapeau!
ganza questa recensione
Nick Bollettieri? Per caso ora arriva pure Agassi?
Dopo una recenzione del genere lo corro a leggere, non foss’altro per ridere.
a me quel libro è piaciuto moltissimo.
l’ho divorato.
bah.
saluti
Dopo il commento di Baranelli ho letto per la seconda volta il libro di Gozzi; premetto che sono una divoratrice di libri di tutti i tipi e non riesco proprio a condividere la recensione qui pubblicata. Trovo che sia un libro scorrevole, daklo stile semplice, senza pretese di virtuosismi letterari, ma nulla a che vedere con un compito in classe ; è il racconto di una vita reale, con affetti e ricordi(l’atmosfera di Natale,la nonna)Non conosco Baranelli, ma mi pare che “spari a zero” proprio su tutto…
Non sparo a zero su tutto (è un modo di dire…), basta guardare le recensioni: le stroncature sono poche. E argomentate. Il libro di Gozzi non è affatto privo di virtuosismi letterari (è l’incapicità di narrare con convizione che li rende vacui, semplici virtuosimi e non virtù). Capisco che il libro possa piacere, quello che non capisco è perché debba piacere a me. E non capico neppure perché questo non piacermi, spiegato nella recensione, desti tanto stupore. Ci sono moltissimi libri belli, è normale che insieme a questi ci si imbatta in scarti come quello di Gozzi. Ora torno a leggere “Il fuggiasco di Xiamen” di Oliver August (gran bel libro, a metà tra la narrativa e il reportage; ed. Adelphi, 2009).
Non sono per nulla d’accordo con questa recenzione. Io penso invece che si tratti un giovane scrittore che sentiremo ancora. Uno stile ascuiutto e al contempo profondo. Un vero scrittore. A questo proposito invito a leggere le recenzioni (sul sito Feltrinelli) comparse sulla stampa nazionale di BEN ALTRE FIRME. Come diceva Dè Andrè “si sa che la gente dà buoni consigli se non può più dare il cattivo esempio”. Mi pare ci sia un bel po’ di invidia tra le righe…. Per curiosità:ma chi è Enzo Baranelli? Che ha scritto? Con quale casa editrice? Su quali giornali nazionali compare? Meditate, gente, meditate
LOL…
Non scrivo (narrativa), non ho manoscritti nel cassetto e non ho alcuna invidia verso chi scrive, anzi. Lo dimostra il fatto che ultimamente ho redatto pochissime (mi pare due) stroncature (basta consultare gli articoli del sito). E’ divertente notare come l’argumentum ad personam sia indicato da Schopenhauer come ultimo stratagemma ne “L’arte di ottenere ragione”, ovvero quando nient’altro funziona. Quando poi chi muove l’attacco si mantiene anonimo, però, siamo nel campo del ridicolo. Almeno Feltri ci ha messo la faccia (più o meno :).
E’ l’Italia: LOL (ma mica tanto…).
Questa è l’Italia, bellezza!!! Io il libro l’ho acquistato in Italia proprio prima di partire per gli USA alla volta di un’accademia di tennis… Mi sembrava una buona idea. E ho riscontrato tutte (tutte!!!) le banalità e i difetti dell’ottima recensione. Ma Gozzi ha mai giocato a tennis? O – come penso – ha preso il tennis come scusa e ci ha voluto parafrasare la sua esperienza di chessò accademico dei vetri boemi… Dice che il suo protagonista ha cominciato a fare sul serio a 13 anni! Ma se adesso a 9 si allenano già 3 ore al giorno. E il padre che gli ha aperto la strada ma non l’ha mai spinto… Patetico. Ma sarà un giovane scrittore promettente (coperto dalle case editrici…) e quindi o lui o chi per lui subito pronti a difenderlo usando le armi più spuntate, proprio come il Che ha scritto? Eppure proprio questa è l’Italia, bellezza. Agli u.s. open 5 italiani su 5 fuori al primo turno, e tutti a proteggerli, in letteratura La solitudine premio Strega con 5 milioni copie in carniere e Gozzi pubblicato! Bleahh André
pensa che noi lo abbiamo dovuto leggere a scuola…e dovrei farci pure una poesia sopra…sono andata in parnoia solo a leggere la prefazione…a costo di prendere 2 ma una poesia su sta roba NON la faccio.
W Giulia! Ma scusa esiste già un’edizione scolastica? Oppure è la solita edizione feltrinelli? Perché nella mia copia non c’è prefazione. Comunque non potresti chiedere di leggere un altro libro? Non so Filippo Bologna o Christian Frascella? Hanno avuto critiche migliori anche sui “giornali” e premi ecc. Di sicuro ti diverti di più. Se ti servono spunti, su Gozzi, attingi liberamente alla recensione :-) Ciao,E.
Ogni anno facciamo un progetto a scuola che si chiama progetto lettura, consiste nel leggere un libro scelto dalla professoressa di turno e scriverci su qualcosa: una poesia, un commento, una pagina di diario, una recensione o creare un video e via dicendo e poi incontrare l’autore. Quest’anno è capitato questo libro, devo dire che a primo impatto mi è piaciuto molto il titolo e la copertina e devo dire che sono stata tratta in inganno.Ho cominciato a leggerlo e mi ha subito stufato decisamente troppo descrittivo, troppo minunzioso e dettagliato. Noioso e per nulla scorrevole.Personalmente amo molto sottolineare le frasi più belle e in questo libro non ne ho trovata nemmeno una che mi piacesse o.o l’ho finito a forza solo perche dovevo, non lo consiglierei a nessuno.
p.s. a nessuno della classe è piaciuto.
condivido in pieno la recensione. un libro che e’ un “niente accartocciato” per sembrare qualcosa…
per caso fabiola è di foggia??…comunque credo che dovremmo leggere libri un po’ più seri…ci sottovalutano solo perchè siamo di secondo superiore e ci propinano certi libri indicibili…di tutti quelli che abbiamo letto in due anni mi è piaciuto solo quello della Formillo…ora cerco di scrivere una lette di Bianca per Emiliano almeno la prof sta zitta :s
comunque si è la solita edizione Feltrinelli, ma a noi la fanno pagare qualcosa in meno ;)
Non condivido per niente. sono appena tornata dall’incontro con l’autore Gozzi che si è tenuto a foggia al liceo poerio..bè che dire..sono rimasta entusiasta. lui è una persona eccezionale..molto colto..molto simpatico..e il libro l’ho trovato davvero interessante.
io lo consiglierei..è uno di quelli che più mi ha colpito in questi 3 anni di scuola..
una domanda semplice. semplice, ma tu sai leggere?
sembra che tu abbia aperto le pagine a caso senza sapere dove ti trovavi!!
pessima recensione e scitta coi piedi, con poi, dunque, in esuberanza, capisco benissimo che quando incontri qualcuno che sa scrivere davvero, tu non sappia riconoscerlo!!
fattene una ragione!!
chicca
Ecco come Nicola Lagioia commenta una recensione di Enzo Baranelli:
“E poiché la recensione di EnzoB superava – per passione e competenza – tutti i pezzi su carta che avevo letto sull’ultimo Powers, a un certo punto ho spento il computer e sono andato finalmente a comprare il romanzo”.
Fattene una ragione, o anche due.
Io non sono assolutamente d’accordo con questa esagerata stroncatura. Ho letto questo libro due volte, soffermandomi bene su dettagli e descrizioni, il modo di scrivere di Gozzi è particolare e efficace, focalizza accuratamente luoghi e persone, ma nonostante tutto le lascia avvolte una patina di nebbioso mistero, come se non volesse mai rivelare tutto. C’è una certa poesia perfino nei dialoghi e nella routine quotidiana. Per non parlare poi del tema tennistico: lo sport più bello del mondo nel nostro paese è spesso relegato a causa dei vari calcio, formula uno, motomondiale e quant’altro.
Ritengo che la recensione sia abbastanza veritiera se pur scritta con toni eccessivamente provocatori. Io ho notato in questo libro un tentativo scolastico ( concordo sul compito in classe) di narrazione introspettiva. Mi appare evidente come l’autore ha cercato di riportare i trascorsi della sua “giovane” vita sforzandosi di scriverla da persona vissuta. Il finale è “stanco”, frutto di un travaglio molto lungo e non spontaneo. Spero per Gozzi di sbagliarmi, perchè scrivere a 28 anni di se stessi significa essere rimasti emotivamente alla pubertà.