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Editoria a pagamento, parte II
Ci siamo lasciati ieri ripromettendoci di parlare in maniera più diffusa di quegli editori che richiedono un compenso per pubblicare un libro, nella maggior parte dei casi, quando hanno a che fare con esordienti.
Tutt’altra categoria rispetto ad editori seri e diretti nelle richieste che fanno ai propri autori o a coloro che aspirano a diventarlo. Questi signori, facendo leva sul desiderio diffuso di veder pubblicata da uno scrittore la propria fatica letteraria, richiedono più o meno esplicitamente del denaro con motivazioni (dubbie, poco chiare, varie) ventilando improbabili successi di pubblico e di immagine e prendendo impegni che difficilmente potranno mantenere.
Ritornando alla lettera iniziale analizzata nel precedente articolo, la prima cosa che il suo autore dichiara rispondendo al giovane scrittore, è: “abbiamo letto il suo romanzo “…” e lo abbiamo trovato adatto per essere inserito in una delle nostre collane.” . La partenza è ottima, nulla da dire, ma il solo fatto di affermare, si presume dopo la valutazione di un comitato di redazione o di un editor, che il manoscritto ricevuto è stato ritenuto meritevole di essere inserito in una delle collane editoriali, lascerebbe intendere che c’è interesse da parte della casa editrice ad acquisirne i diritti e a pubblicarlo.
“Come saprà la … pubblica esclusivamente Autori italiani e svolge da anni un’opera di scoperta e valorizzazione di questi Autori. Abbiamo Autori che con noi hanno già pubblicato ben cinque libri, altri quattro o tre e siamo sempre alla ricerca di talenti che possano garantirci nel tempo una produzione di qualità.” . Anche questa affermazione lascia intendere che il manoscritto è piaciuto, che la pubblicazione è possibile e che il giovane esordiente potrebbe entrare a far parte del gruppo di Autori citati da colui che ha redatto la lettera per conto della casa editrice. A questo punto immagino che chiunque, dopo aver letto i primi due paragrafi di questa missiva, potrebbe facilmente convincersi che il suo lavoro è buono e che ci sono fondate speranze di vederlo pubblicato.
Subito dopo, però, ecco un dettagliato excursus sull’attuale situazione dell’editoria italiana e sul relativo mercato, sui costi che vanno affrontati, sulla crisi con la quale si è costretti a confrontarsi e su un elenco di cifre e numeri: ma cosa ha a che fare questo discorso con un manoscritto che, secondo un giudizio espresso solo poche righe prima, ha possibilità di avere successo e di essere la prima di una lunga serie di pubblicazioni?
“Questa situazione ci costringe, dall’inizio di quest’anno, per poter continuare a pubblicare Autori esordienti e portarli verso la notorietà , a chiedere agli stessi Autori un contributo economico che possa in qualche modo alleggerire la perdita certa che i primi quattro libri del nuovo Autore genereranno. Il contributo richiesto per affrontare i costi di stampa, distribuzione, promozione e pubblicità è di euro 5.000,00.”
Ecco, dopo gli elogi e il panegirico sullo stato dell’arte, la stoccata con relativa richiesta economica. Certo, definire contributo una spesa di cinquemila euro non è uno scherzo. Sostenere di essere “costretti” a fare una istanza del genere e assicurare, non dimentichiamolo, di portare verso la notorietà gli autori emergenti, è un impegno non da poco.
È proprio l’assoluta certezza, tra l’altro proclamata dopo aver descritto un panorama editoriale nazionale tutt’altro che roseo, che alla pubblicazione di un primo libro ne succederanno altri, a stridere decisamente con le premesse iniziali.
Ma non è finita: “Un po’ come quello che succede in Formula1: il pilota che vuole guidare una macchina importante, deve presentarsi alla scuderia con degli sponsor che coprano le spese del suo ingaggio. L’editoria, ormai da tempo, è su questa strada. Ovviamente non abbiamo nulla in contrario affinché un’azienda a fronte di un investimento economico desideri il suo marchio o la sua pubblicità dentro i libri di …” . Credo che qui si sia raggiunto davvero il massimo: proporre ad un autore di versare una somma cospicua per veder pubblicato il suo libro, sicuramente frutto di un duro lavoro e carico di passione e di tutto il sentimento che si può mettere in qualcosa su cui si investe in prima persona, senza escludere, in aggiunta, la possibilità che tra le pagine del suo scritto possano apparire simboli pubblicitari come patacche adesive su un’automobile sportiva, è decisamente scandaloso.
E, come se non bastasse, il culmine arriva dopo un’altra serie di millanterie più o meno verificabili, difficili da dimostrare e/o smentire: “Come può notare l’impegno della … per cercare di smuovere il sonnacchioso mondo dei libri e cercare di portare i libri ad essere considerati “beni di consumo”, da acquistare e consumare come tanti altri prodotti, è massimo.” Credo che un commento a questa ultima affermazione sia del tutto superfluo.
Degno di nota mi sembra anche il riferimento a possibilità di apparizioni televisive e lanci pubblicitari attraverso i più importanti mezzi di comunicazione, perfettamente coerente con quella frenesia dell’apparire e del mostrarsi in un gioco vacuo di esibizione che non rimanda a nessun reale contenuto culturale.
Paradossale, inoltre, è il fatto che non si faccia mai riferimento alla linea editoriale della Casa Editrice in questione, né alla Collana della quale dovrebbe far parte il manoscritto.
In conclusione, prima di farsi convincere a pagare per veder pubblicato il proprio libro, sarebbe opportuno pretendere informazioni precise e impegni definiti, e in modo particolare non lasciarsi tentare da promesse fasulle non sostenute da alcuna reale garanzia.
Un consiglio: rivolgersi sempre a case editrici di cui sia possibile verificare la serietà e che, anche se piccole e poco conosciute, siano disposte a dare tutte le informazioni necessarie affinché l’autore sia messo al corrente di cosa verrà fatto con il suo danaro, e soprattutto con il frutto della sua fatica.
30.03.2009 8 Commenti Feed Stampa
8 Commenti
CommentaSe uno vuole “fare lo scrittore”, nel senso di diventare un autore professionista che pubblica, viene venduto e (si spera) anche letto, personalmente e per esperienza diretta sconsiglio una pubblicazione a pagamento.
Se invece il libro vi “serve” (magari tenete dei corsi o non so che altro) allora guardatevi qualche editore e sceglietene uno che faccia un buon lavoro.
Simone
Perfettamente d’accordo con quanto scritto da Simone.
La pubblicazione a pagamento per me non ha senso (se il libro “serve” è un altro discorso).
Esistono aree trascurate (la SF non è per nulla considerata), però in generale un buon libro riuscirà a farsi conoscere e a farsi pubblicare… (la tiratura, iniziale, per un esordiente è di 5.000 copie circa, poi ci sono le eccezioni).
Enzo
Simone, posso chiederti perché sconsigli pubblicazioni a pagamento? (la domanda non è polemica, è che non ho alcuna esperienza del settore).
Io sinceramente pagherei perché alcuni libri non venissero pubblicati.
Dalla mia esperienza (non posso ovviamente dire che quello che ho visto io valga per tutti) un libro pubblicato a pagamento è generalmente snobbato dai distributori, per cui non arriva in libreria.
Non arrivare in libreria significa che, spesso, il libro non può nemmeno essere ordinatto e l’unico modo di acquistarlo è online.
Il fatto poi è che raramente un editore a pagamento ha una grande visibilità, per cui ti ritrovi con un libro che non si può sapere se è bello o brutto e che si trova solo su qualche sito online.
Alla fine come autore rischi di dover vendere il tuo libro da te, facendo pubblicità e presentazioni da solo. Questo va benissimo, ma col print on demand puoi fare lo stesso senza dare soldi a nessuno.
Ancora, se pubblichi a pagamento e lo scrivi sul curriculum, gli editori non a pagamento penseranno che sei un pollo che non sa lavorare e butta i soldi col primo che capita pur di farsi vedere. Questa è la verità perché mi è stato detto da chi in editoria ci lavora per davvero che se hai pubblicato pagando (io appunto l’ho fatto, per cui non mi viene minimamente nel cervello di criticare chi fa altrettanto!) ti conviene non dirlo nemmeno.
Insomma il rischio è di pagare, non vendere niente, fare un lavoro che spetterebbe ad altri e alla fine di doversi pure vergognare quando scopri che in certi “giri” di letterati ti prendono pure per il culo.
Poi conosco gente che ha pubblicato pagando e che è soddisfatta. Ripeto, anzi sottolineo: in giro c’è anche molta gente onesta, e questa opinione che ti ho dato deriva unicamente dalla mia esperienza personale.
Simone
chiaro, grazie. quindi insisto con Einaudi per pubblicare il mio prossimo capolavoro?
Non c’è solo Einaudi, anche se la situazione è effettivamente un po’ desolante.
Cerca editori anche piccolissimi ma che non chiedano soldi, e che pubblicano cose IDENTICHE a quelle che scrivi (così magari possono essere interessati). Qualche editore piccolo che fa da ponte tra i nuovi autori e le case editrici maggiori c’è, bisogna solo scovarlo in mezzo al marasma e arrendersi al fatto che hanno tutti già in mente che libri vogliono pubblicare e cercano solo qualcuno che glieli scriva.
Il luogo comune è che se sei bravo ti pubblicano tutti e se non lo sei no. Questo secondo me è vero solo in parte, perché dipende molto anche dal genere che provi a proporre: per dire, se scrivi fantascienza puoi anche cambiare mestiere, mentre se scrivi un thriller forse hai più possibilità.
Io ti consiglio di studiare un po’ il mercato, conoscere gli editori che potrebbero essere interessati a te e rompere un sacco le palle in giro anche telefonando o scrivendo direttamente agli editor e chiedendo “interessa questo”. Se sei gentile, in genere, almeno una risposta la ottieni.
Simone
grazie, farò tesoro.