Cabaret Bisanzio, laboratorio di finzioni > Zibaldone > decalogo
decalogo
non scrivere poesie
se ti viene da scrivere poesie non scrivere poesie
fai altro
tipo masturbazione, pesca, decespugliazione, gocard, guarda la tele, dormi
se proprio non ce la fai a non scrivere poesie
una volta scritta la poesia
cancellala subito dal compiuter
e se l’hai stampata
appallottolala e mangiala
se proprio non riesci a distruggerla
evita perlamordiddio
di andare in giro a leggere la tua poesia in giro
anche se ti invitano a farlo non farlo
mentono
ti pigliano per il culo
sono sadici o pazzi
se qualcuno ti dice, che bella questa poesia!
non credergli
ti piglia per il culo
oppure è sadico
oppure è pazzo
non fare amicizia con i poeti
i poeti non esistono
fare amicizia con qualcuno che non esiste
è sintomo di follia
se qualcuno ti si presenta dicendo, sono un poeta
colpiscilo con tutta la forza che hai sulla fronte
col palmo aperto della mano
urlando SUCA!
evita assolutamente i raduni di poeti
se per disgrazia ti trovi a un raduno di poeti
non andarci armato
uccidere un poeta a un raduno di poesie
sarà quasi certamente considerato dalla legge italiana
un eccesso colposo di legittima difesa
non usare mai una fiamma ossidrica
per accenderti una sigaretta
3.04.2008 8 Commenti Feed Stampa
8 Commenti
Commentanon posso fare altro che darti ragione. quel “SUCA”… roba della terra mia, è.
buonanotte…
Stavo per farle i complimenti per questa poesia, ma poi ho pensato che non bisogna dare troppa confidenza ai poeti. Si consideri non complimentato.
che bella questa poesia!
“se ti viene da scrivere poesie non scrivere poesie
fai altro
tipo masturbazione, pesca, decespugliazione, gocard, guarda la tele, dormi”
Continuo a rivedermi nei vostri scritti
avevo provato a scriverne un’altra
l’ho appallottolata, bruciata,
lasciata a piangere da sola sino a dissolversi
sotto la pioggia di questo pomeriggio senza aggettivi.
sono onorata di aver l’opportunità di conoscere e leggere un Vero Poeta (consapevole) come te! e mica lo dico tanto per. eh :)
Giovanotto,
nel complimentarmi per l’ennesima volta con la sinioria bella vostra, colgo l’ccasione (e l’occasione fa l’uomo ladro!) per raccontarle un gustoso aneddoto.
Un giorno, all’uscio di Palazzo Stacchia si presentò un tale Quasimodo Salvatore, uno dei tanti disperati alla ricerca di un buon contratto editoriale. La scena si svolse così:
CITOFONO: driiiiiiinnnnn……
LUCIANO STEREGONI: Chi minchia è?
QUASIMODO: Ehm… mi chiamo Quasimodo
L.S.: Il gobbo? Vada via! Ho sempe odiato i musical! Roba da uomi sessuali!
QUASIMODO: Ma veramente c’è un fraintendimento…
(in lontananza la voce del Cavaliere sottoscritto)
CAV. M.STACCHIA: Luciano, vuoi smettere di perdere tempo con i testimoni di Genova? Dagli la solita leniata sulla groppa e mandali via! Perdio!!!
L.S.: No, non sono i testimoni, è il gobbo di Notre Dàme, Cavaliere!
CAV. M.S.: Ci penso io, tu torna a cucinare…
Insomma, a quel punto esco e mi ritrovo innanzi quest’ometto con uma pila di fogli sotto il braccio… ci resto male: io mi aspettavo il gobbo…
CAV.M.S.: E chi diavolo sarebbe lei?
QUASIMODO: Sono Salvatore Quasimodo, poeta.
Ed è allora che, preso da una vampata di furore lo colpii con tutta la forza che avevo sulla fronte
col palmo aperto della mano urlando “SUCA!”
Cordialmente,
Cav. Marcello Stacchia
ottimo Stacchia
come sempre