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Che peccato
Che peccato che quest’Italia arruffona, disonesta, oscillante, bugiarda, che peccato che quest’Italia qui non sia capitata nelle mani di quelli che erano ragazzi alla fine degli anni Sessanta e giù di lì. Che peccato. Che peccato che quest’Italia di puttane e uomini di malaffare, quest’Italia di Napoli e di merda putrefatta, quest’Italia di mortadella e imbecilli che di fronte a tanto orrore sanno solo invitare gli altri a non votare più, che peccato che quest’Italia qui sia capitata tra le mani nostre, mani curate e rosa al punto giusto, mani lisce provate da un lavoro fatto di parole, rapporti, cravatte, ficus di plastica, rotary club e un urlatissimo precariato combattuto dai divani di casa di papà. Che peccato.
Che peccato che quest’Italia qui, quest’Italia del G8 e di Carlo Giuliani, quest’Italia della polizia assassina, quest’Italia dei vuoti democratici, dei preti pedofili e di Gabriele Sandri, che peccato che quest’Italia qui non sia capitata nelle mani ancora giovani degli uomini e delle donne che ci hanno generato.
Che peccato che dipenda da noi: che peccato. Che peccato che, ad oggi, il più alto discorso che si elevi sia quello relativo alla parità dei diritti delle donne. Le quote ROSA: che peccato che le donne stesse, invece di sentirsi così rosa e di lottare inutilmente contro questa egocentrica pugna alla fallocrazia, non scelgano finalmente di scheggiarsi due unghie e arraffare una pietra dalla strada. Che peccato che i froci si offendano se li chiamiamo froci, che peccato che il dibattito sia ancora tutto qui, che peccato che chi dovrebbe indicarci la via perda invece il tempo ad indignarsi nei loft perché noialtri diciamo frocidimmerda, o negridimmerda, o pelatidimmerda, che peccato tutto questo e che peccato che questi individui qui – me li immagino tutti pelati, appunto, o froci, al limite – che peccato che costoro scelgano di raccontare il proprio dissenso costruendo carri di cartapesta o vestendosi da cretini, anziché prendere due preti e spaccar loro la testa contro il bordo di un marciapiede, oppure due di noi, o due di loro o due di chicchessia o in ostaggio uno studio televisivo o spargendo merda liquida da un candair sopra San Pietro una domenica mattina o sopra uno stadio o nel Parlamento o nello studio di Michele Cucuzza che scrive le sue memorie griffato Mondadori.
Che peccato che quest’Italia qui sappia soltanto imbracciare un disssenso di plastica, giornalistico, mediatico, da poster, per impedire a un Papa di vomitare le proprie stronzate in santa pace, invece che accoglierlo a braccia aperte, ascoltarlo in rigoroso silenzio e poi tempestarlo di pomodori e tocchi di vomito di opossum. Che peccato. Che peccato che siamo noi, noi-Dario Fo, noi con la Playstation, l’autoradio e l’acceleratore facile. Che peccato che queste carte di credito le usiamo soltanto per pagarci i vizi, invece che adoperarle come artefatti taglierini per recidere le gole di chi ci vende le case nemmeno fossero tempestate di diamanti.
Che peccato che quest’Italia di emigranti e di immigrati, di romeni e di romani a Ponte Milvio, che peccato che questa Italia qui non sia capitata tra le mani incazzate e stanche di quei ragazzi lì, quelli che non saremo mai perché è giustappunto dalle loro costole che siamo pervenuti.
Che peccato che nemmeno uno di quei giovani che correvano nelle piazze allora non sia capitato dentro la Diaz o a Bolzaneto oggi: che peccato. Che peccato che non sia toccato a loro il giorno presente: non l’avrebbero passata tanto liscia. Non ci sarebbe stato bisogno di documentari o libri. Perché non ne sarebbe rimasto vivo nessuno di quei vermi con i tonfa. Che peccato che oggi ai grilletti facili si preferisca Sky. Che peccato: che peccato che nessuno più si catapulti, al giorno d’oggi, incappucciato, fuori da Fiat Uno o Ritmo davanti agli uomini politici per far capire loro dove stia la verità.
Che peccato che siamo noi. Che peccato che quest’Italia qui non sia toccata a loro, a quelli che lottavano e si facevano ammazzare con molto meno e per molto di meno: che peccato che oggi la gente vada a cantare ai concerti di Tiziano Ferro invece che prenderlo prigioniero e tenerlo a pane e acqua finché non ammette ad alta voce: ok, io non so cantare. Che peccato che la violenza sia appassita nelle nostre nocche e nei nostri gomiti, lasciando spazio ai telecomandi e agli aperitivi rintronanti di note alte e tacchi a spillo. Che peccato che quel bollito di Bossi e i suoi fucili non abbiano trovato terreno fertile, che peccato che ormai le bandiere della pace siano più diffuse della felicità, che peccato.
Che peccato che la politica sia diventata una tale pantomima per cui un cretino che ingurgita mortadella durante una crisi di STATO può poi giustificarsi sui giornali, il giorno dopo, adducendo la motivazione che lui, in fondo, si è ispirato ad Almodovar.
Che peccato che la cultura che uno ha venga puntualmente usata per produrre schifo o Porta a Porta. Che peccato che la beata ignoranza sia stata brutalizzata da questo sapere di plastica che produce i Lele Mora e i Fabrizio Corona. Che peccato che i Lele Mora e i Fabrizio Corona oggi facciano le fiction: m’immagino che Lele Mora e Fabrizio Corona, nelle mani di chi dico io, le mani di coloro i quali, conoscendosi trenta o quarant’anni fa, ci hanno generato, Lele Mora e Fabrizio Corona, in quelle mani lì, m’immagino, oggi sarebbero già sapone.
Che peccato che in quest’Italia qui ancora ci affidiamo ai programmi politici e non ai programmi di piazza: che peccato che la piazza sia stata delegittimata. Che peccato che i ragazzi che un tempo lanciavano le pietre e tornavano a casa, oggi muoiono tutti ammazzati ancora prima di rendersi veramente pericolosi. Che peccato che l’angoscia sia stata penalizzata. Che peccato che l’ansia sia stata messa fuori legge: che peccato che quest’Italia qui, oggi, venga urlata, strillata, solo attraverso queste stesse righe, blog, merdate a distanza di sicurezza, affinché i nostri connotati possano venire preservati dai pugni e dalle manganellate del potere. Che peccato che De Gennaro non si sia trovato ad operare allora, davanti agli occhi e agli affanni di quei ragazzi lì, invece che pontificare, ringraziato e sacralizzato, nella trasmissione di Fazio su Rai Tre.
Oggi quei ragazzi sono adulti, vecchi, e ci guardano io non so con quale delusione. Se mio figlio, un giorno, diventato ragazzo, terminerà la propria vita con un passamontagna calato sul volto e i pugni delle mani stretti intorno a qualcosa di spigoloso, io sarò orgoglioso di lui e mi maledirò per non averlo preceduto nell’intento quando le ossa ancora non mi facevano male.
15.02.2008 113 Commenti Feed Stampa
113 Commenti
CommentaI propositi di violenza sono soltanto emorroidi del pensiero. Quando questo è stitico succede. Sarò cretino, ingenuo, addomesticato, plastificato, anestetizzato, tutto quello che vuoi (aggiungi pure gli aggettivi che preferisci, ma mai violento. E non capisco cosa ci sto a fare qui, con te, in questo contenitore che mi sta sempre più stretto.
Per spiegarmi meglio: condivido la tesi di fondo. Ma tutto il resto è un delirio da condominio. O da bar dello sport, se preferisci.
oddìo, io l’ho letto come un’iperbole, come discorso esasperato tra il grottesco e il disilluso. di certo con ottime motivazioni di fondo, ma non come serio elogio della violenza… o sbaglio?
Giovanotto,
BRAVO!
Non si faccia intimidire da LORO!
Contro la VERGONIA della povera Patria bella, in mano a uomi sessuali e Dio solo sa cos’altro, io, Luciano Steregoni, Rodolfo frenia ed il Generale La Marmora, sampietrino in mano e passamontania calato sul bel viso, siamo pronti ad unirci alla lotta!
E si ricordi le immortali parole che il povero Massimo Alberto Conchia sospirò prima di esalare l’ultimo respiro: “Chi si estrae daal lotta, è un gran fijo de na miniotta!”.
Cordialità,
Cav. Marcello Stacchia
Che peccato che si usino tanti grassetti.
Allora dicevamo
“che peccato che non ci siano quei ragazzi saliti in montagna nel ’43, che peccato che non ci sia lo spirito della resistenza…”
e tante altre cazzate del genere.
non dovevi leggere il primo volume di Il’68 de L’Espresso: ti innervosisce
salta a pie’ pari il secondo
che peccato che non sei sul tuo blogghetino supportato da altri invasati e ti ritrovi qua a dimostrare la pochezza, ma che dico pochezza, l’assoluta mancanza di contatto col reale, dei tuoi contenuti.
Giovanotto,
non si faccia intimidire! Sicuramente questo sedicente sinior a. è uno di LORO!
Ma lei vada avanti nella sua battaglia bella per il sinior cittadino!
VERGONIA sinior a.! VERGONIA!
cordialmente,
Cav. Marcello Stacchia
Ragazzi!
Ragazzi!
Un respiro e….
RELAX!
A.: ti ringrazio dell’onore che mi fai nel leggermi puntualmente, e con fedeltà, anche sul mio blog. (evidentemente te lo deve aver ordinato il medico)
Nicolò: non ci piaciamo. Io direi: pazienza. Non ho mai abbandonato un tavolo dove fosse presente una persona a me invisa. Se vuoi farlo tu, benissimo. Pubblichi con Fazi, per dio, sei uno importante: se hai paura che io infanghi il tuo nome parla chiaro, ma non continuare a minacciare di togliere le tende. O lo fai o la smetti. Oppure, come ti consiglierei, scrivi un bel post anche tu, in cui ci dici cosa pensi del mondo, della vita, delle cose, del 68, del 77, della violenza, della guerra e della pace. Io lo faccio, mi becco gli insulti, mi becco i complimenti. Spesso litigo e poi faccio pace. (non si contano più le birre che ho preso con gente che era partita con me come sei partito tu). Però rilassati. Non sei in questo condominio qui CON ME. Sei in questo condominio, punto e basta. La tesi del “fermate il mondo voglio scendere” a me ha sempre fatto piuttosto cagare.
Stacchia: continuo a non capire un’acca dei suoi interventi. Grazie comunque di essere tanto puntuale nella lettura dei miei scritti.
[Ste]
Giovanotto,
non deve ringraziarmi!
Semmai sono io che ringrazio lei: portare avanti le battalie nel nome del sinior cittadino, nonostante le minacce perigliose da parte LORO, è impresa encomiabile!
E a chi non la capisce dico: VERGONIA!!!
cordialmente,
Cav. Marcello Stacchia
Fanculo il ’68, il ’77, tutti quei furboni che si sono costruiti una mitologia a proprio uso e consumo e pretendono di essere adorati da quarant’anni, quelli che gridavano “potere al popolo” e adesso girano in Porsche, quelle che agitavano in aria le mani a mo’ di utero e adesso leggono Marie Claire, quelli che tiravano sampietrini alla polizia ma prendevano il figlio a cinghiate se spaccava una finestra con una pallonata, quelli che hanno creduto anche solo per un attimo che il figlio di un architetto si sarebbe fatto spaccare la testa a colpi di chiave inglese per garantire un futuro al figlio dell’operaio di borgata, quelli che raccontavano la stronzata che con l’lsd ti si allargavano le porte della percezione, quelli che ci hanno lasciato un paese tale e quale a quello che avevano trovato, quelli che nonostante secoli di lezioni sono cascati ancora una volta nel trappolone della “rivoluzione”. Fanculo a tutto.
Viva gli anni ’80, viva il riflusso, viva l’anarchia vera, viva l’unico vero parricidio rituale di massa mai consumato in questo paese delle banane (che i padri non si uccidono imitandoli, cari gonzi), viva chi ha bevuto scopato ballato e vissuto senza pretendere di essere messo su un piedistallo e senza rompere tanto i coglioni quando la festa è finita.
Almeno noi eravamo sinceri, cazzo.
Se un giorno vedrò mio figlio con un passamontagna e una spranga lo riempirò di calci al culo fino a fargli venire la scoliosi poi gli dirò “Vuoi cambiare il mondo, imbecille? scrivi un grande romanzo, componi della musica indimenticabile, inventa l’automobile ad aria compressa ma non prendermi per il culo con questa cazzata della rivoluzione perché ci provano da migliaia di anni e non hanno mai concluso un cazzo, tanto alla fine torna sempre tutto come prima, quando non peggio.”
“Se un giorno vedrò mio figlio con un passamontagna e una spranga lo riempirò di calci al culo fino a fargli venire la scoliosi”
Luca, io sono d’accordo, ma prima guarderei bene di levargli la spranga. Così, per sicurezza. Magari puoi aspettare che si addormenti, e poi sdenghete!, scoliosi. Comunque condivido in pieno la seconda parte del tuo intervento, e forse anche la prima (specie dove inneggi all’anarchia), sebbene tu abbia un po’ generalizzato e soprattutto abbia osannato gli anni 80, che musicalmente (ma non solo) hanno fatto abbastanza schifo (tutta quella musica elettronica, disgustorama).
Noooo, i vostri figli non saranno maaaai così.
Non indosseranno passamontagna e non brandiranno spranghe ne tantomeno grideranno nelle piazze il loro bisogno di libertà.
Semplicemente perchè voi non avete figli… per farli, di tanto in tanto, bisogna abbandonare le pratiche masturbatorie.
E anche questo è vero. O comunque bisogna avere una certa “gittata” accompagnata da una discreta mira, ecco.
ma che scoliosi e scoliosi, al massimo gli fai il culo come una zampogna
pere essere sinceri, eravamo sinceri, e pure stronzi
pere: lapsus freudiano, mo ve’
Io sono molto d’accordo con la prima parte del discorso di Luca Pettinelli. La seconda, sul figlio, invece non la condivido, semplicemente perché non credo che sia sincero. Non ci credo che se un giorno suo figlio gli dirà: papà, io vado in piazza a fare un casino, lui, padre, avrà da obiettare. Mi auguro che vorrà obiettare quando lo vedrà fare la fila davanti alla bolla di Ponte Milvio per entrare al Grande Fratello. Allora sì che auspico i calci in culo.
Scrivere un grande romanzo non è cosa da tutti. Provare a dire di “no”, anche violentemente, invece è qualcosa che potrebbe appartenere a chiunque.
Comunque buona fortuna lo stesso. Io voglio fare un figlio che si farà ammazzare per un principio, piuttosto che uno che morirà al primo principio di raffreddore.
[Ste]
Sauro
Gli anni ’80 non hanno fatto né più né meno schifo di altri decenni e hanno prodotto grandissima musica, altro che. Non diventare schiavo della vulgata imperante inventata, appunto, da sessantottini biliosi che si sono visti scippare il timone di mano e hanno reagito da quei ragazzotti tagliati un po’ grossi che erano.
Leo
Io a pratiche masturbatorie me la cavo ma tu devi essere un campione mondiale. Chapeau.
Magari ripassa quando hai qualcosa di sensato da dire.
evacarriego
Stronzi? Può darsi, succede quando sei sincero. Mille volte meglio essere stronzo per te stesso, in conto proprio, che esserlo in nome e per conto della “società” o delle “masse” o del “partito”.
Io però ho ancora gli amici di allora e tutti ‘sti stronzi non li vedo. Li avrà cambiati l’età.
Stefano Sgambati
Nella vita assai di rado, per fortuna, ci si trova a dover scegliere tra mettere un lucchetto su Ponte Milvio e andare in piazza con le molotov.
Si può dire di no in molti modi e si può anche scegliere di fare in modo che quel no resti in qualche modo scolpito nel tempo o che vada perso come un rigagnolo d’acqua in qualche tombino appena finita la buriana. Dipende dall’idea che si ha di sé stessi.
@Luca
esalti gli anni 80 (quelli della Milano da bere), chiami gli altri gonzi perchè riflettono su qualcosa, spaccheresti il culo a tuo figlio perchè manifesta insofferenza verso una società che l’opprime e pensi di avere il monopolio delle cazzate per scrivere in questo blog
Insisterò fino alla morte: gli anni ’80, musicalmente parlando, sono IL MALE. Che poi ci fossero anche delle perle nascoste, vabbè, è palese. Creuza De Ma e Purple Rain, per dire, sono dell’84, ma purtroppo lo sono anche i Bronski Beat, gli Alphaville, gli A-ha… :-)
(oh, son gusti)
Giovanotti,
ieri pomeriggio il piccolo Mediterraneo (enfant prodige) si è presentato innanzi al sottoscritto bello, armato di un nodoso lenio, passamontania calato sul bel volto e mi ha detto: “Nonno, io vado a dire NO in piazza, contro questa società ingiusta che opprime i deboli e gli indifesi! Vado a dire NO a chi vuole impedire la libera espressione del pensiero! E non torno neanche per cena: mi fermo alla bolla del Grande Fratello di Ponte Milvio… hai visto mai che mi capitasse una botta di culo?”
Beh… altro che scogliosi! Gli ho strappato il randello dalle mani e, urlando “VERGONIA!”, giù leniate sulla groppa bolsievica!!!
Spero solo che non mi abbiano visto LORO…
cordialmente,
Cav. Marcello Stacchia
Sig. Sandroni,
premesso che sono quasi d’accordo sulla povertà musicale degli anno 80, dopo i fasti dei 60 e dei 70, mi permetto di dire che Purple Rain è una cagata di dimensioni pazzesche! Prince era ed è l’alfiere del trash e del kitsch musicale: che il Dio del rock lo strafulmini!!!
Meglio persino gli A-ha (“take on me” almeno era divertente e loro non si atteggiavano a geni della musica come il nano maledetto)
E’ vero: Prince è l’alfiere del kitsch. E’ un dato di fatto, così com’è un dato di fatto il fatto (chiedo scusa) che abbia un ego malato e inversamente proporzionale alla statura. Però Purple Rain è una signora canzone (magari un po’ melensa), se la si considera slegata dal personaggio The Artist Formerly Know As Prince. Poi oh, Ciccio, se tu non ti senti funky non è mica colpa mia :-D
Se mi devo sentire il funky mi sento Sly & the Family Stone, al massimo gli Earth wind & Fire… tuttalpiù perfino i Level 42… ma Prince NO!!! Per favore!!!
@Ciccio
Ma da quando in qua Berlusconi si atteggia a genio della musica?
Antonio, ma che domande fai? Da quando scrive le canzoni di Apicella, no?
Leo
Se per te gli anni ’80 sono stati “la milano da bere” non so che farci. Quando vuoi farti un’altra ingozzata di luoghi comuni però non chiamarmi, io ho altro da fare.
Già che ci siamo: bella la tua rivolta contro la società che opprime, soprattutto utile. Ha dato dei gran bei frutti. Vedi adesso come stiamo tutti meglio?
Sauro Sandroni
Senza offesa, Sauro, ma questi sono discorsi stile “Signora mia”. Non raccontiamo favole: i Bronski Beat c’erano anche nei ’60 e nei ’70. Avevano altri nomi e si pettinavano diversamente ma c’erano eccome. Usciamo da questa leggenda metropolitana dell’età dell’oro seguita dalle tenebre, per cortesia. Sembra di vedere un documentario di History Channel sul Medioevo.
Ciccio
Scusa Leo, mi ero sbagliato. Da oggi lo scettro del più rancoroso cazzaro di Cabaret Bisanzio non ti appartiene più.
@Luca: non ho capito: qui tutti vengono a fare discorsi alla “signora mia” e l’unico che non li può fare sono io? :-D
Quanto a Ciccio, credo che stia scherzando. Credo, eh? Basta che non t’incazzi.
Giovanotto Ciccio,
ma come si permette di interloquire col Sinior Pettinelli in fatto di musica? Ma non si vergonia?
Con che faccia e con che coraggio osa rivolgere la parola a chi ha condotto tante e tante indimenticabili puntate di Discoring?
VERGONIA!!!
E lei sinior Pettinelli non dia ascolto a questi inioranti!
Cordialmente,
Cav. Marcello Stacchia
@ Pettinelli
Non mi interessano trofei, mi bastano quelli che ho.
Volevo solo far notare che ognuno di noi difende i propri vent’anni ed il ricercare nei periodi storici corrispondenti il segno del bene o del male è puro esercizio onanistico.
@Sauro
Figurati, per me possiamo anche passare la giornata a sostenere che qui una volta era tutta campagna e che i negri hanno il ritmo nel sangue. Tanto tra un po’ arriva Leo a spiegarci che gli 80 sono stati un decennio di merda perché c’erano Craxi, le giacche con le spalline e i capelli cotonati. Ci pensa lui a mandare avanti la baracca.
Se Ciccio scherzava ritiro tutto. Ma solo se scherzava.
Scherzavo… scherzavo…
Prince è un genio vero! E anche Toto Cutugno non era male… e poi perchè tutta quella ingiusta merda spalata addosso ai Ricchi e Poveri?
@Ciccio
Tu capisci di musica come io capisco di fisica quantistica, cioè un cazzo di niente.
Adesso dimmi chi vale la pena ascoltare secondo te, così mi faccio un’idea più precisa per la diagnosi.
“Tanto tra un po’ arriva Leo a spiegarci che gli 80 sono stati un decennio di merda perché c’erano Craxi, le giacche con le spalline e i capelli cotonati”
Cosa che, tra l’altro, è l’assoluta verità (sono relativista solo quando mi conviene). Negli anni ’80 la moda prescriveva che si andasse tutti in giro come se fossimo giocatori di football americano con la cotonatura al posto del casco :-D
Incredibile come non vi si stanchi la mano.
i Beatles non sono malaccio… e anche i Beach Boys del periodo “Pet Sounds / Smile”… e poi Hendrix, i Cream, i King Crimson… insomma: ce n’è di roba bella!
Ma di certo non Prince!
E complimenti per la tua laurea in fisica quantistica: parlare con un cervellone fa sempre piacere!
@ Leo: Ne abbiamo due, le usiamo una alla volta e così possiamo andare avanti per ore. Tu, invece? Sei già passato ai piedi? Bah.
(ti ricordo che per statuto è vietato rispondere usando uno qualsiasi dei componenti della mia famiglia)
ho la badante che mi assiste
@Ciccio
Complimenti anche a te, vedo che sei un coraggioso. Ti sei sbilanciato parecchio.
Adesso però scendi dal palo e parliamo. Non ti faccio niente, promesso.
@Sauro
Lascia perdere Sauro. Lui viene dall’epoca dei collettivi maoisti e dell’internazionale situazionista e vuol fare a noi la lezioncina sull’onanismo. Che fegato ragazzi.
Caro Luca, sai com’è? qui sul palo si ascolta bella roba, non vorrei che scendendo mi possa trovare ad affrontare un Prince o un Tony Dallara…
Ma in ogni caso non c’è problema: io non capisco un cazzo di niente di musica. Per cui vai tranquillo così!
Dai, facciamo a che ce l’ha più lungo.
Oh, contento tu.
Ti suggerisco qualche nome per un (eventuale) futuro elenco: io metterei Mozart (fa un certo effetto sulle donne e nei salotti buoni), Pink Floyd (“i primi album” percaritàdiddio, non dimenticare mai di aggiungere “I primi album” altrimenti sei out), i Genesis (però anche qui devi mettere “con Gabriel, s’intende”) e Dylan (“a cavallo tra la fase acustica e quella, come dire… [qui fai una pausa, magari ti tocchi un po’ la faccia o qualcosa del genere] elettrica”).
Se è la sera che vuoi giocarti la carta “outsider” prova con gli Steely Dan (“che classe ragazzi”) o i Ramones (“te lo dico io chi l’ha inventato il punk”).
Il jazz va su tutto, non c’è neanche bisogno di dirlo.
Poi fammi sapere com’è andata, eh.
E a che serve, Leo? Tanto vinci tu. Mi sa che i trofei che hai in casa li hai vinti tutti in gare del genere.
su, forza, puoi fare meglio
Caro Luca,
io potrei anche citare i primi Barclay James Harvest, i Family, i Camel, gli U.K., i Mercury Rev, i Flaming Lips, i Raspberries, i Porcupine Tree, i Blind Faith, i Traffic, i Motorpsycho (anche se, devo dire la verità, non disdegno il buon Mozart, nè i Genesis di Gabriel!) ma anche se te li citassi tutti… poi che te ne fai?
Continua ad ascoltarti il tuo Prince e vai con Dio!
Addirittura… Cavolo, sei uno che la sa lunga eh?
Gli anni ’80 sono sono stati gli anni di punta di Brian Eno e Robert Wyatt (da solista). Dei Cure, Bauhaus, Clash, Depeche Mode, Dead Kennedy’s, Beastie Boys, Pubblic Enemy, Einstürzende Neubauten.
A fine anni ’80 è uscito Bleah dei Nirvana.
In sintesi: Sauro, non capisci un cazzo. :)
lunghissima, direi…
@Ciccio: ma i gruppi che citi però non sono 80’s!