Cabaret Bisanzio, laboratorio di finzioni > Zibaldone > Elogio degli amici
Elogio degli amici
Gli amici stanno lì dove avevi fissato l’appuntamento e non importa se è tardi, perché ad aspettarsi si fa a turno: ci siamo scavati gli avambracci nel gesto dell’attesa a forza di essere in anticipo e nessuno ha mai avuto da ridire.
Gli amici fanno sempre una volta a testa e sono biondi o mori da quando li hai visti per la prima volta: non cambiano, non si mettono mai niente in testa, ci potresti giurare su di loro. Gli amici possibili sono soltanto MASCHI. Le donne non hanno amiche, non hanno idea: non sanno che significa. Le donne, al massimo, hanno consulenti: le vedi che si parlano tra di loro di unghie, capelli e merletti, va bene, ma le donne, tra di loro, non sono amiche. Si vogliono bene, camminano mano nella mano, mentre noialtri amici maschi assolutamente NO, però non sono amiche: magari vivono una vita insieme e l’una dell’altra dice: quella è la mia migliore amica, ma la qualificazione di migliore tale è solo perché a niente di meglio possono aspirare.
Le donne non la possono significare l’amicizia: le donne sapranno della gravidanza, sapranno dell’amore, della fedeltà, del sacrificio, dell’altruismo, dell’efficacia, ma non sapranno mai niente dell’amicizia. Gli amici di questo mondo sono MASCHI.
Gli amici non fanno a gara a chi ha il vestito migliore: gli amici ci stanno sempre, dopo dieci, quindi, trent’anni e passano sopra le macerie delle nostre vite. Stanno lì quando gli occhi sono troppo rossi per parlare e le corde vocali consumate dalla rabbia: sanno lì e sanno stare al posto, ad aspettare, sollevando un bicchiere e svuotandolo, mentre il nostro cuore si prende il tempo che ci vuole. Gli amici non hanno bisogno di niente: gli amici hanno bisogno solo di un istante per capire.
Gli amici.
Gli amici non saranno mai donne: sto vivendo un momento in cui se non avessi gli amici chissà dove sarei. Forse dentro un letto con i pugni stretti sulle tempie: invece gli amici. Gli amici si avvicendano a turno e la montagna s’appiattisce fino a diventare valle. Gli amici lavorano tutta la settimana e poi trovano una serata per te: li ritrovi con le occhiaie, stanchi, ma gorgoglianti di risate sincere e pesanti manate.
Gli amici sono MASCHI, l’amicizia è un singulto maschile: le donne sono meravigliose creature, piene di virtù e limpidamente intelligenti, ma non l’hanno mai imparata l’amicizia. Non se ne sanno capacitare, se non per pallido riflesso.
Gli amici appannano i vetri delle auto senza sesso: gli amici affannano senza amplesso. Senza eiaculazione gli amici godono: gli amici non si pettinano a vicenda e non si guardano negli occhi un attimo di troppo per innamorarsi. Gli amici non si tradiscono, mai, MAI, nemmeno per sbaglio, gli amici sono il punto fermo: ubriachi e malconci, in lacrime e delusi, disperati e in povertà, in salute e in malattia: non c’è un amore tanto implicito che possa confermare il valore della vita come un cinque scoccato tra amici a fine serata.
Gli amici vanno a vivere in America e quando tornano a casa l’America l’hanno riportata con loro e te ne regalano un po’. Gli amici conoscono le vere debolezze, i tradimenti, i tentennamenti e sanno insultarti senza giudicarti, per farti fare un passo indietro. Gli amici sono i Beatles. Io non lo so cosa farei senza gli amici. Gli amici ti dicono: vedrai che sarà peggio e infatti il peggio arriva sempre. Gli amici non cercano false promesse: per far ridere un amico di cuore non serve trovargli il punto G.
Gli amici li hai abbracciati dopo un gol a calcetto, li hai maledetti, ma di cuore, perché hanno tardato un passaggio, li hai consolati, criticati, consigliati e quello che hai avuto in cambio non ha forma, eppure c’è. Con gli amici qualche volta hai pianto, lontano da casa a Cuba, oppure vicinissimo, a un passo dal tuo letto, davanti alla televisione, per motivi che danno gli spigoli all’esistenza. Gli amici sono MASCHI, parlano il tuo linguaggio: sanno perfettamente che non è ancora nata la donna che ci capirà. Gli amici viaggiano con te nella stessa macchina e annuiscono sentendo le canzoni, alzano il volume, pigiano coi piedi per tenere il tempo.
Gli amici sono quelli con cui ti sei nascosto, sono quelli con cui hai fatto i compiti, e nemmeno tuo marito, tua moglie, i tuoi figli, sapranno mai essere così tanto facendo talmente poco. Gli amici tutto quello che devono fare è esistere, esserci quando non hai più aculei sulla schiena. Gli amici hanno il sapore della birra e sono, DEVONO essere, maschi. Gli amici sanno intuire dove andrà il pallone se lo colpisci in un certo modo e sanno che una lattina di Coca Cola in terra e una saracinesca significano calcio di rigore. Gli amici sanno che noi abbiamo ragione, sanno amarti senza amore, senza velo da sposa: gli amici te li tieni tuoi per sempre e non serve che li metti incinta. Gli amici non sono donne, non profumano, non mettono tacchi, non si vestono mai per l’occasione. Gli amici ti centrano subito senza prendere la mira.
Gli amici non te li ritrovi, improvvisamente, incapaci di abbracciarti; gli amici non diventano freddi come cadaveri senza morte. Gli amici sono sempre vivi, ricolmi di sangue, avvolti nei bluejeans. C’è una vecchia regola dell’umanità, e gli amici la sanno, che dice che per quanto tu possa conoscere bene una persona, sarà sempre un occhio alla volta che potrai guardare: nessuno può osservare entrambi gli occhi della gente. Gli amici, i MASCHI, sanno passarci sopra, sanno concepire l’idea, l’eventualità che i pensieri che uno fa un attimo prima di addormentarsi possono nascondere abomini: gli amici, i MASCHI, sanno rispettare quella zona d’ombra che tutti abbiamo. Gli amici, i MASCHI, si ricordano che un film al cinema si può guardare proprio grazie ai micro intervalli di buio tra un fotogramma e l’altro: gli amici lo sanno che l’oscurità è importante esattamente quanto la luce.
Gli amici lo sanno, tengono sempre presente questa regola, non dimenticano e, al tempo, ricordano benissimo. Gli amici rimangono. Non c’è niente che possa consumarsi in un’amicizia tra amici maschi. L’amicizia è una peculiarità dell’uomo, del maschio, che forse proviene atavicamente dalle trincee, non lo so, da quegli spazi ristretti fatti di sudore e morte in cui certi eroi decidevano il nostro presente.
C’è chi parte e c’è chi viene: e c’è chi resta e tira schiaffi ai viaggiatori. Quelli siamo noi.
11.02.2008 19 Commenti Feed Stampa
19 Commenti
CommentaLe donne hanno amici, e certe cose, da loro, con un po’ di fatica le riescono a imparare.
E poi fanno del loro meglio per metterle in pratica l’una con l’altra.
Che è un po’ come dire: credo tu abbia ragione, e mi dispiace immensamente. Stai su col morale.
caro giovanotto,
ora ho capito tutto! e dire che quando vedevo il Longhi nei recessi di Palazzo Stacchia con i pugni stretti (per la verità, su qualcos’altro), lo tacciavo con eccessiva rapidità come uno svergoniato uomo sessuale! devo fare l’ennesimo mea culpa, ed ancora una volta grazie a lei!
cordialità,
cav. Stacchia
Era dai tempi di “Amico è” di Dario Baldan Bemobo che non leggevo parole così toccanti…
ma infatti!
Ieri, per esempio, ho parlato tutta la sera con Paola del nuovo colore che si è fatta la Giovanna. Vedessi, che orrore, non le si accordava per niente con lo smalto che aveva scelto!
Dico, ma si può uscire conciate così?
Guarda, il disgusto stava per rovinarmi la serata.
Per fortuna che ho vinto la gara a chi aveva il vestito più bello!
…Dario Baldan Bembo, pardon!
(comunque ti sei dimenticato di dire che le femmine son tutte pettegole e si vorrebbero fare l’uomo della migliore amica.
mi spiace, ma questa mancanza un poco sminuisce la tua altrimenti perfetta disamina)
Non me ne vogliano le signore ma appoggio e capisco la sensazione che sta alla base dello scritto di Stefano. Volendo fare un po’ di sociologia spicciola (ma nemmeno tanto) dalle donne ho visto fare cose e pronunciare frasi che negli uomini ho riscontrato solo in casi rarissimi ed estremi. Conosco personalmente donne che di quelle che definiscono “amiche” (e da anni, mica dalla settimana scorsa) non sanno nemmeno esattamente cosa preferiscono mangiare. Non dico che siano tutte così, ma più o meno la media è quella.
Ho avuto anche discrete esperienze personali per poter affermare che un uomo si dimentica un torto o una lite in una frazione del tempo che impiega una donna a fare lo stesso. Quando lo fa.
Il tutto mi è stato più volte confermato da delle amiche (ne ho anche di sesso femminile, ma probabilmente lì la faccenda cambia).
Il sinior Pettinelli (a proposito, lo sa che la seguo dai tempi di Discoring? Complimenti!) ha proprio ragione!
Ma quando si parla di sociologia è bene non improvvisare e rivolgersi ai luminari della materia: Ciccio Ramosciello, ad esempio.
Elisabetta: le femmine son tutte pettegole e si vorrebbero fare l’uomo della migliore amica.
[Ste]
Giovanotto,
solo ora ricollego il tutto: ecco perchè Crocifissa Assunta Cefalì, la miliore amica di mia molie
Rosalia Incoronata, ogni volta che veniva a trovarci a Palazzo Stacchia mi faceva strani segni con la lingua e cidava forte di gomitella (mentre strizzava l’occhietto che neanche avesse avuto il TIC nervoso!).
Ora capisco…
cordialmente,
Cav. Marcello Stacchia
Il titolo non mi sembra corretto. Io metterei: “Elogio per lealtà gli amici maschi e per i motivi opposti denigro le nemiche donne”.
Uno scritto simile non può che denunciare un desiderio strisciante, ma mica poi tanto, di ferire la categoria femminile.
Altrimenti perchè questo continuo e inutile riferimento comparativo?.. Avrebbe potuto spiegarsi facendone a meno..e invece, non le pare illuminante? Lei ha un conto in sospeso con l’amore, lo ammetta.
Comunque tutte vecchiaggini caro mio. E’ da tanto che osservo gli uomini e li ascolto pure e sa che fanno? Parlano alle spalle, sminuiscono l’amico davanti all’avversario, anche se amico come dice lei, insomma non sono così puri come lei li descrive.
Mi faccia il piacere..
Poi ci sono anche quelli veri, certo.
Ma abbia fiducia se può anche nella categoria femminile, di cui forse non conosce i codici e per questo descrive in modo così spaventoso.
Unghie capelli merletti..(!!??)
Ma veda quello che vuol vedere! Infondo ci perderà lei, mentre il suo cinismo sarà sempre più bello e pasciuto.
riassumendo: “i miei amici veri/ purtroppo o per fortuna/ non sono vagabondi o abbaialuna/…”
“Altrimenti perchè questo continuo e inutile riferimento comparativo?.. Avrebbe potuto spiegarsi facendone a meno.”
Poche righe dopo:
“E’ da tanto che osservo gli uomini e li ascolto pure e sa che fanno?”
“Mi faccia il piacere..”
Appunto.
E’ inutile attaccarsi trascrivendo le frasi dove vorrebbe facessero acqua. Non le sembra un pò pochino come argomentazione?
Perchè non trascrive anche “Poi ci sono anche quelli veri, certo” sa, era una continuazione del discorso..dimostra che non ho niente cotro gli uomini, a differenza dell’autore che disistima le donne. Il mio intento, che lei non aveva interesse a comprendere, era quello di riportare i due sessi sullo stesso piano. Siamo tutti persone. Le generalizzazioni non hanno mai fatto bene a nessuno.
Ho trovato questo “Elogio tra MASCHI” una bugia che l’autore racconta soprattutto a se stesso.
Se fanno acqua davvero, soprattutto alla luce del discorso che si vorrebbe sostenere, non è poi tanto inutile. Non si possono levare grida davanti a un riferimento comparativo e due righe sotto spiattellarne uno da manuale. Almeno non se si vuole essere credibili.
In ogni caso a me importa ben poco dell’astrazione “gli uomini sono così, le donne sono cosà”, mi preme assai più la realtà tangibile delle persone che conosco e quella mi dice che la tesi di Stefano non è completamente campata in aria. Se poi lui la declina tanto amaramente sarà per questioni sue nelle quali non metto bocca.
Nemmeno io ho nulla contro le donne, ci mancherebbe. Notare e far notare una data caratteristica comportamentale non è sinonimo di critica negativa. Se affermo che le anatre migrano a inizio inverno non significa che ce l’ho con le anatre.
Conosco donne eccezionali e uomini da poco, ovvio, ma non è di questo che si sta discutendo e certe reazioni piccate denotano quella che nel linguaggio comune viene definita “coda di paglia”.
Ma magari mi sbaglio, eh.
Quella “coda di paglia” di cui parla lei, che poi è semmai un’infervorarsi, è una reazione al maschilismo che finalmente possiamo fare a meno di digerire, più che altro perchè non abbiamo più voglia di ingoiarlo.
“Maschilismo” è una di quelle parole che credevo triturate dalla storia. Evidentemente c’è chi va ravanando nei cassonetti, a volte con effetti comici.
Consiglio l’integrazione della belluina dichiarazione di cui sopra con un classicissimo
“L’utero è mio e me lo gestisco…”
Completare la frase con una delle opzioni seguenti:
io
dio
pio
miao
ciao
bau
patetico