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Mecenatismo post contemporaneo
Ero alla stazione di Milano qualche tempo fa. Sono, potrei dire, sempre alla stazione di Milano, perché aspetto coincidenze lì , da lì, e per arrivare lì con incredibile regolarità. Amo quella stazione, è come se fosse una succursale del mio studio anche se il mio studio è un casino mentre la stazione si avvia ad essere un salotto. La stanno sistemando, ripulendo, sbanchettando. L’ultima volta avevo proprio fame e tutte le transenne e le aree chiuse mi hanno spiazzata
Con fatica ho trovato un bar un po’ in angolo, marginale, un vero non-luogo di quelli che piacciono tanto a tutti noi nipotini di DeLillo per un caffè, una brioche ripiena, tre cioccolatini e un succo di frutta ( aspettando le coincidenze i pasti perdono fisionomia, si trasformano, diventano sempre una via di mezzo fra colazione, pranzo, merenda o magari cena)
C’era la pubblicità dei gelati, appesa al muro e mi sono soffermata a guardarla perché era tanto freddo e ho pensato che guardare la pubblicità dei gelati avrebbe avuto un effetto catartico, cosa in effetti avvenuta. E’ aumentata anche la fame così ho preso anche un cappuccino e una brioche non ripiena. Nel frattempo guardavo e guardavo quando. mi è caduto l’occhio su un mandorlato ricoperto di una marca che non cito, ma il gelato si chiamava (si chiama, credo) Moresco. Caspita, ho pensato. Mandorlato Moresco.
E poi mi è venuta un’idea.
Uno dei problemi degli scrittori è la cronica indigenza, tranne rari casi che qui non nominiamo anche perché la scrivente appartiene a quella categoria (non a caso collaboro con innominabili magazine per tirare a campare)
Mandorlato Moresco.
Se ci fosse un “Affogato Mazzucato”?
La S******** o l’Al**** potrebbero pagare, una cifra giusta, niente di che, qualcosa di equo, per chiamare i loro gelati con i nomi degli scrittori (italiani, ovviamente).
Mi azzardo a ipotizzare i “Croccantini Bassini”, i “Cornetti Grandinetti”, i “Pelati Scurati”, i “Filetti Cognetti”, i “Tenerelli Lucarelli”. (Beh, , parlavo di scrittori in cronica indigenza, consideratelo un esercizio di stile).
Ma un “Cucciolone Dazieri Sandrone”? Un “Croccante Parente”? Una “Corolla Cretella?” Un “”Salamino fino Postorino”?
Le possibilità sono infinite, sarebbe una forma di mecenatismo post-contemporaneo che, volendo, si potrebbe applicare anche ad altri settori, ad esempio i surgelati (“Sofficini Maraini” o “Sofficini Lipperini” dalla parte di tutti i bambini), al cibo per cani, e potrebbe acquisire significati simbolici, ai cosmetici, e a moltissime altre merci di uso quotidiano: l’ego dello scrittore sarebbe gratificato dal trovare il suo nome negli spot, e nei cartelli affissi ovunque, dai più infimi bar delle stazioni, alle boutique, ai grandi cartelloni sugli autobus e sui tram: si sentirebbe visibile, visto, saprebbe di esistere, in fondo in un mondo come il nostro cosa conta il perché si esiste e si ha visibilità? Il nome gira e tant’è. Che sia un sofficino o un gelato o un libro non è più così importante, e una cosa non esclude l’altra. Applicando questa forma di mecenatismo, l’agitato e attivissimo scrittore contemporaneo si placherebbe, pubblicherebbe un po’ meno pur continuando a guadagnarsi da vivere, non intaserebbe il mercato, non cadrebbe vittima di loschi editori a pagamento, sarebbe tranquillo e potrebbe dedicarsi a un romanzo o anche no.
Io butto la proposta in questa sede che mi pare idonea, e spero di raccogliere moltissime adesioni, certo devo dire che Moresco è sempre all’avanguardia, sempre un passo avanti a tutti. Evviva il mandorlato.
14.01.2008 7 Commenti Feed Stampa
7 Commenti
CommentaMa che bella questa firma qui al Cabaret. Mi piace anche la proposta. Aggiungo, in quanto non semplice commentatrice ma anche creatrice del web 2.0
( e del seguente, sono presente qui a commentare dopo aver aggiornato il mio blog e il mio stram su Flickr in attesa di aggiungere qualcosa alla mia libreria virtuale su Anobii per poi fare un saltino su myspace):
Maritozzi Pierantozzi, I mandorlati di Misia Donati, La mortadella Petrella( che diventerebbe più popolare di Casa Modena e anche dei salumi Levoni), il budino Serino( è un critico? uno scrittore, boh va bene uguale dovrà campare anche lui) e i Premiati filetti Carla Benedetti che venderanno anche alla macelleria che ho proprio sotto casa.
A parte gli scherzi, scrittori critici e compagnia danzante devono campare e l’idea ha un suo senso.
Come ha senso il nesso del pezzo se ho capito bene: a nessuno frega più niente di cosa si scrive o si dice, basta fare la propria comparsata alla grande. Non resta che il Cabaret. Una risata ci salverà e la spazzatura ci seppellirà
http://franc
Non avevo pensato di non aggiornare più, assolutamente. L’avete temuto? Spero di no. Beh è iniziato il nuovo anno e aggiorno per comunicare che, spolpato ogni spazio, spolpata anche la mia energia, inauguro il nuovo anno collaborando a Ca
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Col nuovo anno inizio la mia collaborazione col Cabaret Bisanzio. Laboratorio di Finzioni. Non lo conoscete? Potrebbe essere l’occasione. Il mio primo pezzo è qui. Andate, lì si può, anzi direi che si deve commentare, e io ho inten
Cabaret Bisanzio
Da oggi mi trovate- non so dire con quanta frequenza ma mi trovate e mi troverete- su Cabaret Bisanzio, Laboratorio di Finzioni. Il primo pezzo è questo. E’ possibile, anzi auspicabile commentare e sarò lieta di sapere la vostra opinione(
Che presuntuosa questa tipa, ha segnalato ovunque questa cosa, ma il pezzo resta carino e siccome da un po’ qui c’è calma piatta magari non guasta.
Divertente questo post. Ovviamente gli esempi possono moltiplicarsi e riguardare anche altri scrittori (magari non indigenti):
Sepolture Sepulveda, Canditi Ammaniti, Detersivo Candida, Supernintendo Orwell e via discorrendo :-) Writer.
Sepolture Sepulveda è suprema.
I canditi Ammaniti per Natale avrebbero spopolato.
Qui andiamo oltre. Dal mecenatismo della rima, che cerca lo scrittore per assonanza a quello per significato o alliterazione.
( anche per contrasto non sarebbe male tipo Scuola di Galateo Andrea Villani, Calzature e tacchi Bassini)
Ma il nesso del posto è quello del contenuto che non ha più grande importanza. Ed è anche un po’ triste-