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L’utente finale, cioè l’autore
Il mio libro è talmente bello che anche la Edizioni Joker lo vuole pubblicare. Pagando, beninteso. E senza riconoscermi i diritti d’autore. Che, tanto, è inutile. “La richiesta dei bollini SIAE e la gestione dei diritti d’autore hanno un costo – mi dice il signor Gennaro Fusco – e siccome siamo un’azienda e da questo costo dobbiamo rientrare, dovremmo scaricarlo sull’utente finale, cioè l’autore”.
Perbacco, allora io non ci ho capito nulla… ma non era il lettore l’utente finale di un editore?
Lo faccio presente al signor Fusco, che replica:
“Sì, indubbiamente, però le spiego per quale motivo lo diventa anche l’autore: noi l’accordo lo facciamo con l’autore e questi costi incidono sul prezzo di copertina anche delle copie che l’autore acquista, quindi dovremmo chiedere un contributo più alto. A fonte di cosa? Quale sarebbe il guadagno? Le verrebbe riconosciuta una determinata percentuale sulla vendita di ciascun libro ma, per esperienza, e non di pochi mesi, sappiamo che la vendita attraverso il canale della libreria non porta granché”. Insomma, che senso ha spendere 150 euro per bollini e bolletti, quando in tasca me ne verrebbero al massimo 50? Un’assurdità, suvvia, lo capisce anche un bambino. Ma perché il signor Gennaro Fusco della Edizioni Joker vuol pubblicare un libro che, lo sanno tutti, non si venderà? Mah…forse è meglio tenersi il dubbio.
L’inchiesta di Silvia Ognibene sull’editoria a pagamento, post precedenti:
1. Ho scritto un libro bellissimo
2. 80 pagine: euro seimila
3. Pregiatissima scrittrice
4. I soldi sì, ma con correttezza
5. Le pubblicazioni Aped verranno inserite all’interno del softwer bibliotecario
6. I nuovi scrittori che non hanno forti amicizie al Senato o alla Camera
14.11.2007 5 Commenti Feed Stampa
5 Commenti
CommentaGiovanotto,
bene ha fatto a raccontare questo episodio!
Diffidate del sig. Joker!
Ma soprattutto… diffidate del sig. Batman!
cordialmente,
Cav. Marcello Stacchia
La richiesta dei bollini SIAE e la gestione dei diritti d’autore hanno un costo…
tante case editrici medio-piccole, e credo sane, però condividono questa cosa qui.
il che è cosa ben divera da metterla in conto al soggetto sbagliato
Tuttavia non sparerei così sui piccoli editori. In particolare per la poesia, è quasi impossibile la pubblicazione senza spese per l’autore. Anche le grandi case editrici la poesia la pubblicano “in perdita”, compensando la perdita con altre cose. Montale vende cento volte meno di un calciatore che scrive due vaccate ma la gente l’ha vito in tivù. Da un punto di vista liberista selvaggio la conclusione sarebbe che la poesia non ha diritto di esistere, dato che “non si mantiene”. Le vaccate dei calciatori sì. Ma sappiamo tutti (o dovremmo sapere) che Leopardi, Alfieri e tantissimi altri dei secoli passati hanno stampato le loro opere a loro spese. I “Canti” di Leopardi, l’Infinito, non interessavano neanche all’ultimo degli editori; se sono stati stampati e ci sono giunti è solo perché il padre di Leopardi, Monaldo, aveva i solfi e ha pagato la stamperia. Piaccia o non piaccia, è così. O ha il diritto di esistere solo ciò che si paga con le copie vendute (e allora cancelliamo la poesia dalla faccia della Terra), o accettiamo le cose come stanno. Io amo la poesia e quindi sceglierei la seconda ipotesi. Oltretutto i migliori fra i piccoli editori scelgono due o tre autori all’anno in cui credono, e li pubblicano gratis (cioè perdendoci, naturalmente). Ma per farlo hanno bisogno di spillare quattrini ad altri. Non sarà bello, ma è così. E non vedo grandi soluzioni alternative.
La richiesta dei bollini SIAE e la gestione dei diritti d’autore hanno un costo—>30 €.