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Una precisazione
La signora Pina Vicario delle edizioni Agèmina si è molto arrabbiata con la sottoscritta, dopo aver letto su Cabaret Bisanzio il post che la chiama in causa (4 luglio). Mi ha quindi telefonato pregandomi di non far perdere tempo alla gente che, come lei, lavora e soprattutto per farmi presente che il mio comportamento era stato scorretto nei suoi confronti: dovevo dirle che sono una giornalista e che sto conducendo un’inchiesta sull’editoria a pagamento. Come un imprenditore che domanda alla Guardia di Finanza di essere avvisato in anticipo sulla data delle ispezioni presso la propria azienda. La signora Vicario mi ha poi inviato una lettera e-mail dove, oltre a ribadire la mia scorrettezza, ha chiesto perentoriamente di togliere da Cabaret Bisanzio il post che la riguarda. Rimuovo il post perché ancora non è stato pubblicato il libro che raccoglierà, fra l’altro, numerose conversazioni simili a quella avuta con Pina Vicario. Alla e-mail della signora ho risposto, sottolineando che non solo non ho travisato il contenuto della telefonata come lei sostiene, ma che ribadisco con fermezza la mia posizione: un editore dovrebbe investire sugli autori nei quali crede. E’ il rischio d’impresa e un editore, se non erro, è un imprenditore. Ed è giusto che uno scrittore venga pagato per il lavoro che fa, non che debba pagare per lavorare.
Mi preme inoltre chiarire che non esiste nessuna norma che obblighi i giornalisti a qualificarsi come tali durante lo svolgimento del loro lavoro. Non ho violato la legge e neppure i codici deontologici che regolano la mia professione. Alla signora Vicario è stata offerta la possibilità di replicare, scrivendo su Cabaret Bisanzio la propria versione dei fatti, ma la titolare delle edizioni Agèmina ha preferito non farne niente. Peccato, il suo intervento sarebbe stato sicuramente utile per fare maggiore chiarezza a beneficio dei lettori.
[La pubblicazione su Cabaret Bisanzio dell’inchiesta di Silvia Ognibene sull’editoria a pagamento proseguirà in prossimità dell’uscita del libro per l’editore Terre di Mezzo, dunque dopo l’estate. a.pa.]
18.07.2007 4 Commenti Feed Stampa
4 Commenti
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Giovanotto,
sono solidale con la sig.ra Agemina!
Non vedo perche’ quei pelandroni degli scrittori non debbano contribuire alle spese che una casa editrice sostiene!
Dio solo sa quanto mi costa la gestione di Palazzo Stacchia e dar da mangiare allo Steregoni!
E’ DOVEROSO che, di fronte alla gratificazione di vedere il marchio STACCHIA sulla copertina della propria opera uno scrittore si metta una mano sulla coscienza ed una nella saccoccia!
Il Tinozza ha venduto la sua Ford Orion per pagarsi la pubblicazione de “L’agonista”! Ed il Conchia ha costretto la moglie a lavorare di notte (e all’addiaccio, perdipiu’!) pur di vedere “Il rostro nel cuore” nelle librerie!
E allora?
VERGONIA!
Vergonia a lei e a quei giornalisti senza scrupoli che mettono alla berlina fior di editori come la Dott.ssa Agemina!
Che pensate che non vi conosco? Bolscevichi che non siete altro! VERGONIA!
Cordialmente,
Cav. Marcello Stacchia
ogni giorno se ne sente una nuova(come aveva detto quell’insegnante di estimo quando un compagno sentendosi chiamato all’interrogazione sussurrò:”ma,professore,mi sono già scusato ieri”.Un’altra volta a caterpillar raccontarono di quel ladro di motorini sorpreso dalla pula che cercò di giustificarsi dicendo:”sono un gornalista.Stò conducendo un’inchiesta sulla sicurezza nelle strade”,prima di essere arrestato).Implementa la tua inchiesta anche prendendo in considerazione quegli imprenditori del mercato musicale che chiedono agli aspiranti rocker una quota d’adesione in cambio di vaghe promesse relative a progetti discografici e partecipazioni a festival farlocchi.Ci sarà da divertirsi
Sia lodata la cache di Google