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Prime Perplessità del Dolce Sonno
Bof, bof, bof.
Da dormiglione ho letto Primi Riti del Dolce Sonno di Misia Donati, pubblicato dalla giovane casa editrice Zandegù. Ho diverse perplessità. Proverò ora a elencarle.
1. Il nome della collana “i fichissimi” è quantomeno… imbarazzante? Sì, imbarazzante è il termine adatto.
2. La copertina (nota importante: giudicare SEMPRE i libri dalla copertina). Nonostante la grafica Zandegù sia mediamente accattivante, anche se forse eccessiva per dei libri, questa sembra realizzata col paint.
3. Lo pseudonimo Misia Donati. Quando ho scoperto che era maschio m’è preso un collasso, ché già la vita concede pochissime certezze, ci mancava un altro nome maschile con la “a” finale. Per quanto mi riguarda, Andrea basta e avanza.
4. La trama (tre giovani narcolettici si isolano per dieci giorni in una villa abbandonata) è spezzettata. L’ansia di creare un immaginario surreale e cupo, a ritmo di CD inceppato, rende tutto abbozzato, dalla resa dei tre protagonisti alla…
5. …prosa, fatta di sprazzi di discreto lirismo, ma anche troppo sincopata (singhiozzante?). Su IBS, lodi sperticate paragonano Primi riti del dolce sonno alla Trilogia della città di K. Paragone fuori giri, anche se qua e là si sente la presenza del fantasma di Agota Kristof.
6. La narcolessia. Mi è piaciuta l’idea di fare del sonno un superpotere (per un attimo mi sono sentito un Supereroe anch’io). Donati però non affronta adeguatamente la patologia, affidandosi quasi esclusivamente a schede scientifiche, prese da neuropsicologia.it. Gli effetti sono poco chiari.
Inoltre, se è vero che i ragazzi vedono nella malattia un potere paranormale, beh, trovo ingiustificabile e poco plausibile…
7. …il finale.
8. E non mi è piaciuta la colonna sonora: odio i Placebo.
9. Inoltre l’autore viene dalla Scuola Holden. Brrr…
10. Ci vuole sempre un punto 10.
Primi Riti del Dolce Sonno, Misia Donati, Zandegù Editore
26.04.2007 5 Commenti Feed Stampa
5 Commenti
CommentaA quanto ne so, i commenti di Ibs sono sempre degli stessi autori che si camuffano da lettori, di parenti degli stessi e di amici. Gli unici commenti negativi, se presenti, sono di chi ha comprato il libro e c’ha preso ‘a fregatura.
Caro Detrattore,
trovandomi il pomeriggio libero (causa disguido del nostro corriere espresso, ma immagino ciò non la interessi…) ho deciso di soffermarmi un poco in sua compagnia.
Innanzitutto, mi sorprende la sua ubiquità, per la quale mi complimento senz’altro, giacchè se l’occhio non mi inganna medesima recensione è apparsa anche qui….
E’ solo per codesta ubiquità in effetti che mi sono imbattuto in lei, giacchè, come le ebbi a dire, era mia intenzione evitare in ogni modo la sua ferocissima per quanto (ora mi è consentito dirlo) illuminante critica (ricorda…”…i giovani autori sono come fragili virgulti basta un colpo di vento…e ZAC!”).
Nel merito di tal critica, tuttavia, trovandomi irreparabilmente parte lesa, mi sembra oltremodo opportuno non entrare.
Al contrario, sentivo come un mio pressante dovere, confermare i dubbi del nostro commentatore: che nessuno abbia più a chiederselo, mi pare ovvio che tutti i commenti su IBS siano stati scritti da me, compreso quello della e’zine Carpenoctem che ho dovuto letteralmente fondare in una notte, creando un apposito myspace, una news letter e persino stampandola in qualche migliaio di copie (fatica improba ma, evidentemente, necessaria).
Vorrei per finire invitarla su un terreno comune.
Ho letto che ha scritto anche una recensione di “Pugni” di Pietro grossi. Ecco, se la decenza mi trattiene dal confrontarmi con Lei sulla mia di recensione, posso invece con serenità concordare col suo giudizio riguardo i racconti di Grossi.
Che dire:
1) primo, la copertina è a dir poco imbarazzante (le altre copertine della Sellerio sarebbero anche accettabili, ma, god, questa…);
2) secondo, di tal nomi che finiscono in “o” non se ne può davvero più;
3) terzo, il Grossi ha frequentato anche la Scuola Holden, al sol pensiero mi vengono i brividi…brr;
4) quarto…ci vuole sempre un quatro punto (perché? perché come di certo le avranno spiegato la struttura in tre atti in realtà ne contiene quattro).
Cordialità,
suo devotissimo Misia Donati.
Misia, io sarei molto interessato alla faccenda del disguido col corriere espresso, invece. Com’è andata?
Risolto, risolto, almeno pare.
Grazie.
Ma questo è un dialogo fra narcolettici?
L’autore ha si è autoglossato commentando o cosa?( che questo privilegio dell’autoglossa ce l’hanno giganti come Giuseppe Genna che qualche contenuto oltre tuttologia.it lo inserisce )
Saggiamente si chiedono lumi sul problema pratico che mi pare la vera urgenza, insieme a una piccola nota di colore e di gossip: A chi andava quel corriere?
A chi spediva Misia?
Questo, peggio del mistero di Garlasco, resta come un’ombra sul Cabaret, su Bisanzio e anche altrove.