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Lo zio Tom è morto di Fernanda Pivano
«Frederick Douglass pronunciò il 4 luglio di quell’anno [1852, lo stesso della pubblicazione de La capanna dello zio Tom di Harriet Stowe], a Rochester, la molto celebre orazione che diceva tra l’altro: “… Vi vantate del vostro amore per la libertà , della vostra civiltà superiore e del vostro puro senso di cristianità ; e intanto l’intero sistema politico della nazione è solennemente impegnato a difendere e tramandare la schiavitù di tre milioni di concittadini. Scagliate i vostri anatemi ai tiranni incoronati della Russia e dell’Austria e vi gloriate delle vostre istituzioni democratiche; e intanto vi adattate a essere meri strumenti di tiranni della Virginia e della Carolina… Vi esaltate per la diffusione della vostra cultura e insieme conservate un sistema barbaro tra quanti mai abbiano insozzato una nazione…â€Â».
È sconvolgente quanto sia attuale il senso di quel discorso. Lo zio Tom è morto, scritto da Fernanda Pivano una sessantina d’anni fa e pubblicato solo oggi, è un saggio diviso in due parti: la prima dedicata a una necessariamente breve ma completa ricostruzione storica della vicenda “negra†dalla tratta degli schiavi fino ai giorni “nostri†(anzi “suoiâ€, ovverosia al periodo immediatamente precedente ai fatti di Selma, con tutto quello che comportarono); e la seconda dedicata alla storia della letteratura afroamericana, dagli albori costituti da autobiografie edulcorate (e spesso dettate) ai romanzi crudi e incendiari di Richard Wright.
È un bel saggio, quello scritto dalla Pivano, ma è un saggio che avrebbe dovuto vedere la luce molti anni fa. Oggi non può che risultare datato e incompleto. La vicenda di Rosa Parks, Martin Luther King, Malcolm X, “I have a dream…â€, il Nobel assegnato a Toni Morrison, l’elezione di Obama alla Casa Bianca sono elementi troppo rilevanti (e noti a tutti) nella storia degli afroamericani e della civiltà umana tutta per non pesare negativamente, data la loro assenza, in un saggio come Lo zio Tom è morto. Nessuna colpa, chiaramente, può essere attribuita all’appassionata autrice. Fernanda Pivano scrive con precisione, mostrando tutte le sfaccettature di una storia tanto sconcertante quanto assurda, ma deve fermarsi proprio quando s’incominciavano a percepire le prime avvisaglie di quegli eventi che avrebbero dato una fortissima accelerata al processo di giustizia e all’emancipazione di un popolo oppresso per secoli.
Considerandolo come una sorta di prequel, Lo zio Tom è morto, può più che degnamente rappresentare una lettura introduttiva a quella delle autobiografie del Dr. King, di Malcolm X, dello stesso Obama e, perché no, anche a quella di Nelson Mandela.
Fernanda Pivano, Lo zio Tom è morto, pp. 342, € 15, 2015, Bompiani.
Giudizio: 3/5