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Vacche amiche (un’autobiografia non autorizzata) di Aldo Busi
“Qui in vestaglia, con tutte queste feste di fine anno in arrivo, senza una cena in cui dividere anche in tre o in sei o in nove un capitone marinato, un veglione, senza un fuoco d’artificio da guardare insieme, senza un buffetto di vita, un brindisi, senza una sola persona non morta che vorrei rivedere? Senza un amico?â€
Eccolo dunque, Busi, a fine anno e in vestaglia, mentre prende ad ondeggiare fra le sue tematiche di sempre con la usuale, ripetitiva sbrodolata di parole, conscio (supponente?) ancora una volta di saperle gestire molto bene. Mi pare un Busi stanco, che candidamente ci informa – ma solo a tre quarti del libro – che per la prima volta, dopo 30 anni di attività , durante il 2014 non ha fatturato un solo euro. Lo fa con la consueta nonchalance, mentre ci comunica che nell’ipotetica vacanza a Davos dove gli piacerebbe trascorrere le incipienti feste di fine anno non potrebbe permettersi di scendere al Waldhotel Davos dalle cui finestre Mann, in visita alla moglie in cura, cominciò a scrivere La montagna magica.
Ecco quindi che, probabilmente preoccupato per le sue finanze deficitarie, immagino in poche ore e utilizzando un cliché ben rodato e al lettore già noto, butta giù, con flusso inarrestabile di parole e lunghi, tediosi elenchi che hanno la presunzione di enunciare imprescindibili verità , pensieri ed elucubrazioni –  chiamiamole riflessioni – attorno agli argomenti a lui cari, letteratura, politica, religione, amicizia, amore, sessualità (non necessariamente in ordine di importanza né di frequenza all’interno delle pagine che leggiamo). Con chi potrebbe, eventualmente, trascorrere qualche giorno di vacanza invernale? Dopo aver informato il lettore che, ben lungi dal possedere amici, ognuno può disporre durante la sua vita, caso mai, di conoscenti, trova modo per raccontargli che lui, però, ha avuto delle notevoli e fondamentali amiche – le “troie†nella lettura di sua madre. Ne sceglie tre, e le racconta, sicuramente più a se stesso che al malcapitato lettore, nel cuore del libro, non senza una certo afflato liberatorio. Le “vacche†del libro non sono però solo le tre “vecchie amiche traditrici†ma anche le vacche concretamente ruminanti sui pascoli verdi di Davos “con quegli occhioni da sciantose perse” mentre “muggiscono vezzose e affrante alzando il muso verso il vischio delle conifere”. Che dire del nostro stanco scrittore in vestaglia (che non si muove dalla sua poltrona e dalla sua vestaglia fino all’ultima pagina), che aggettivo trovare che non sia il solito “intelligenteâ€, “coltoâ€, “polemicoâ€, “dissacranteâ€, “affabulatorioâ€, â€scurrile, “oscenoâ€, “scandalosoâ€? Ma chi si scandalizza più? Questa volta l’operazione è un po’ troppo furbetta: questa “autobiografia non autorizzata†(non è di fatto un’autobiografia e neppure un romanzo, come sta viceversa scritto sulla copertina del libro) non convince.
Tolti alcuni paragrafi interessanti (ad esempio i ricordi dell’infanzia e il racconto della vita in campagna verso la metà del secolo scorso), ha la presunzione e l’arroganza di chi è convinto di poter scrivere, forse senza neppure rileggere (lui con le parole ci sa fare…), qualunque cosa gli passi per la mente, tanto il suo pubblico comprerà e leggerà ogni ripetitiva verbosità … Dopo aver letto il raffinato, elegante e già di suo molto autobiografico El especialista de Barcelona, il cui stile e le cui tematiche ho trovato davvero geniali, non sentivo la necessità di riprendere da capo un delirio contro tutto e tutti dettato da un ego smisurato e particolarmente autocelebrativo, che la prima volta mi aveva affascinato e la seconda mi ha abbastanza irritato. “Un  percorso circolare nel quale nulla accade perché tutto è già accadutoâ€, informa l’Editore Marsilio nella quarta di copertina. È una buona sintesi dell’inutilità di questo libro: arrivare in fondo è stato parecchio faticoso.
Aldo Busi, Vacche amiche (un’autobiografia non autorizzata), pp. 180, 15 €, Marsilio, 2015.
Giudizio: 3/5.
12.09.2015 3 Commenti Feed Stampa
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CommentaSalve Arrighi, una domanda: com’è riuscita a non farsi piacere “Vacche amiche†pur trovando geniale “El especialista de Barcelona�
Ipotesi mia, che le espongo così potrà confutarmela all’istante: che sia stato lo spettro di un capodanno italiano in vestaglia a raggelarle l’entusiasmo riscaldatole dal pensiero di starsene al sole di Barcellona? Il finale di “El especialista de Barcelona†è l’abbagliante pagina bianca dalla quale ricominciare ogni volta come da zero, quello di “Vacche amiche†rimanda all’infinita pagina inchiostrata senza inizio e senza fine; forse il bianco crede le doni più del nero?
E quel suo sospettare che Aldo Busi sia riuscito a scrivere “Vacche amiche†in poche ore: che complimentone! Pensare di uno scrittore che al primo colpo scriva centottanta pagine così senza neppure doversi prendere il disturbo di rileggerle, caspitina: significa esaltarlo oltre ogni sua ipotizzabile autocelebrazione.
Un saluto!,
Antonio Coda
Gentile Antonio Coda,
grazie per la sua attenta lettura della mia recensione a Vacche amiche di Aldo Busi. Premesso che generalmente nell’accostarmi ai libri non mi faccio affascinare da atmosfere a seconda dei loro colori (e della eventuale indossabilità degli stessi: non sono una donna particolarmente frivola…) ma piuttosto dall’immediatezza con cui trasmettono empaticamente qualcosa al mio animo, rispondo volentieri alla sua domanda circa la mia predilezione per El especialista de Barcelona rispetto a Vacche amiche.
Quando lessi circa due anni fa El especialista de Barcelona rimasi intrappolata nella sua raffinata genialità : difficile da seguire, suppongo altrettanto difficile da comporre, un flusso di pensiero continuo e ininterrotto, con molto di autobiografico e riferimenti quasi casuali ad una trama sconnessa e poco organica, nella quale comunque capisci ad ogni pagina che arriverà un finale rivelatore, e che non sarà un finale qualunque. Splendide le pagine narrate da una sedia di ferro all’inizio della Rambla, dialogando con una foglia di platano tristemente ferita da un elicotterino telecomandato: passano le pagine, scorrono fiumi di parole, trascorrono diverse ore per il narratore che inanella con arte rara il riassunto e i pensieri di una vita. La propria e quella della folla di personaggi che la riempiono e la svuotano, che sembrano vivi e veri e forse lo sono…
Nel suo lungo delirio, molto triste, fino alla commozione, e molto allegro, fino al riso, Busi ci ha regalato in quella – forse irripetibile – occasione una sincera confessione sulla sua condizione esistenziale di oggi. Mai volgare, è invece polemico contro tutti e contro tutto. Contro la religione, contro la Chiesa, contro i politici, contro la televisione, contro i conformisti di tutti i partiti e di tutti gli orientamenti, pieno di frasi straordinarie e di battute fulminanti. Un libro senza misura e che non si può misurare con criteri usuali.
Semplicemente, Vacche amiche non mi è parso neppure parente di tanta magistrale raffinatezza ed eleganza (non è il caso che ripeta i motivi, che ho già scritto nella mia recensione).
Buonasera Arrighi: la sua risposta è stata gentilissima, e apprezzata, e adesso mi è chiaro perché le sia tanto piaciuto “El especialista de Barcelona†ma non mi è chiaro come prima perché non le sia piaciuto “Vacche amicheâ€; non mi prenda per ostinato però, è che sbuffi e idiosincrasie nella sua recensine ce ne trovo, motivi nisba, ma i motivi non sono mai strettamente necessari: se ne trovano quando crea più disagi il farne a meno; e se un libro non piace, beh: non piace.
Mi tenta ritornare sui suoi giudizi di valore (in “El especialista de Barcelona†le è piaciuto quanto lo abbia trovato “difficile da seguire, suppongo altrettanto difficile da comporre†mentre di “Vacche amiche†la infastidisce poiché pensa abbia richiesto “poche oreâ€, eppure il risultato più arduo in scrittura è produrre proprio un effetto di facilità , specie quando di facile non c’è niente nella sua forma; la forma di “Vacche amiche†è difficilissima, tenere il ritmo per centottanta pagine senza mai perdere il fiato – il filo lo fa la lingua a chi la legge – e come si stesse parlando a tempo perso, mentre è in atto un assalto frontale contro il tempo perduto, equivale a buttarsi da un trampolino vertiginoso centrando la bacinella di sotto senza farne tracimare una goccia e farlo come ci si fosse mollemente adagiati nella vasca di casa) perché sono frivolo quanto basta per divertirmi a infervorarmi per la letteratura, ma lei mi dice che frivola non lo vuole essere, eppoi lei mi sembra più interessata a quanto di Aldo Busi può credere di sapere leggendone i libri, io invece quando leggo un libro la cosa che mi appassiona di meno è risalire a quanto di autobiografico ci possa essere dentro: non ce ne può essere niente, all’autobiografismo può credere casomai chi ha un io così alla buona da riuscire a raccontarselo a se stesso per primo.
Arrighi grazie ancora per la sua disponibilità e per la sua risposta tutt’altro che dovuta. I miei saluti! Coda.