[1]“Russia follia poesia†scriveva il linguista Roman Jakobson nella raccolta di saggi omonima, legando insieme due caratteristiche peculiari di un territorio che sembra essere troppo vasto per essere raccontato così semplicemente. E Rosa Liksom, finlandese e russofila, ripropone questo trinomio con un romanzo ricco di echi letterari. 
Scompartimento n.6 è un libro che ha a che fare con un racconto famosissimo di Anton ÄŒechov e uno, meno famoso ma altrettanto potente, di Valerij Tarsis: rispettivamente Reparto n.6 e Corsia 7 (due sinonimi di uno stesso vocabolo russo, “palataâ€). Entrambi i racconti sono ambientati in un manicomio, dove il rapporto tra paziente e medico viene indagato scrupolosamente. Così il richiamo al tema della follia è esplicito sin dal titolo, ma la storia che ci viene raccontata è avara di dettagli, e svela lentamente la sua trama, rispettando gli stessi tempi di un viaggio lunghissimo.
I protagonisti del romanzo sono essenzialmente un uomo e una ragazza, russo lui e finlandese lei, costretti a condividere uno scompartimento sul treno della Transiberiana, che da Mosca li porterà a Ulan Bator, in Mongolia. La convivenza ha alti e bassi: il viaggio è estenuante, le condizioni difficili, il russo si nutre di vodka, cerca di possederla più volte con la forza, e il suo linguaggio è insistente e scurrile. La ragazza invece è assente e silenziosa, persa in una promessa fatta al fantasma di un ragazzo con cui, una volta, aveva condiviso tutto. L’ombra di questo personaggio è forse l’elemento più affascinante di questo malinconico Iperborea; la sua vicenda scorre come un fiume sotterraneo, e riappare nella storia proprio dove non avremmo immaginato. Impazzito per salvarsi dalla pazzia della guerra, la sua sorte è il risultato di un esperimento che ÄŒechov aveva inconsciamente teorizzato con il suo racconto. Ha detto lo scrittore Nikolaj Leskov a proposito che “il Reparto n.6 è la Russiaâ€, un mondo che induce irrimediabilmente alla pazzia.
Ed è esattamente quel mondo che i nostri due protagonisti attraversano, fatto di città sventrate, boschi distrutti, capanne sfondate da una neve opprimente e inarrestabile: un universo che non sembra avere un centro ma solo una periferia infinita e degradata. Ma proprio lo stretto contatto dello squallore con la bellezza severa della natura siberiana genera un equilibrio ipnotico in questo libro così duro e nostalgico al contempo; c’è, nella costanza del paesaggio che sfila di fronte al finestrino dello scompartimento n.6, un effetto calmante e quasi la promessa di una riconciliazione per chi ha amato e, per colpa della storia, è stato abbandonato.
Giudizio: 4/5
Rosa Liksom, “Scompartimento n.6â€, traduzione di Delfina Sessa, pp. 240, €15, Iperborea, 2014