Cabaret Bisanzio, laboratorio di finzioni > Letture > La volpe meccanica di Mariolina Venezia
La volpe meccanica di Mariolina Venezia
Questo breve (brevissimo, considerato i margini ampi e comodi dell’impostazione tipografica) racconto di Mariolina Venezia è un tradimento: con una meticolosità invincibile qualunque promessa di originalità del titolo viene infranta, a favore di una narrazione scialba e senza personalità . Una trama incerta per una penna confusa, quasi estranea a una scrittrice che con un tratto straordinario aveva dipinto la sua Lucania mitica e fuori dal tempo in Mille anni che sto qui (Einaudi, 2007).
Presentato come un noir, La volpe meccanica è la storia di una donna senza desideri, persa nel grigiore di un’esistenza fatta di regole e consuetudini piatte. La sua vita coniugale è l’inizio di una prigionia statica e la conferma della sua vocazione al fallimento; proprio il mestiere di suo marito, scrittore con uno stabile successo alle spalle, sembra sancire tra loro la regola antica dell’ubi maior minor cessat.
A interrompere questa lenta processione di giorni arriva Andrea, fratellastro di suo marito. Andrea è giovane, disperato e preda di una fame senza riguardi, che si riversa indistintamente sia sulla dispensa della cucina che sulla donna di suo fratello. Buona parte del racconto è un susseguirsi di giochi sessuali descritti con pochezza e senza nessun velo di erotismo o partecipazione che, sottolineo ancora, poco si confanno alla scrittrice. 
Il racconto si conclude all’ombra di un binomio così sfruttato da essere liso: amore e morte portano i due amanti non all’omicidio del marito, perverso spettatore dei loro incontri, ma a un amplesso feroce e senza spiegazioni. La protagonista uccide il cognato in una scena degna di un video snuff, ma nemmeno questo darà una svolta alla sua vita: protetta dalla reputazione del marito e dall’assenza di prove, i suoi giorni torneranno ad essere quelli di sempre, pieni di epifanie fallite e momenti di riscatto abortiti.
C’è un passo che è, forse, il nucleo dell’intero racconto e che esprime bene la natura della sua protagonista: “Come una volpe meccanica, usando mille astuzie nel tentativo di abbandonare il tracciato, io non feci altro, anche quella volta, che assecondare l’inerzia del mio meccanismoâ€.
Pieno di potenzialità , il titolo avrebbe potuto dare luogo a un racconto intelligente, riconfermando una scrittrice di talento: diventa invece testimone non solo di un’occasione mancata, ma specialmente di una potenzialità perduta. Il noir non appartiene a Mariolina Venezia, né tantomeno ai suoi lettori che, con tanta passione, avevano abitato la sua Lucania emotiva.
Mariolina Venezia, “La volpe meccanicaâ€, pp. 94, Bompiani, €10, 2014
Giudizio: 1/5