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Superzelda
di Elisa Bolchi
Non sono brava a scrivere stroncature. Soprattutto non amo stroncare “giovani” con buone idee. Ma ahimè questo Superzelda uscito per i tipi di Minimum Fax proprio non “finisce di piacermi”, come dice mia mamma.
Come faccio sempre quando devo dire a un genitore che il figlio è un totale disastro, inizierò col parlare di quel che c’è di buono in questo volume. Come l’idea. L’idea di parlare di Zelda Fitzgerald, moglie del celeberrimo Francis Scott, personaggio più che affascinante, intrigante, contraddittorio. Una moglie che ha patito troppo l’ombra del marito e che quindi meritava, indubbiamente, una stanza tutta per sé.
Splendida è l’idea di usare stralci di lettere e diari dei due amanti per scrivere la loro storia e immane dev’essere stato lo sforzo per reperire il tutto e scegliere, scartare, eleggere, affidare.
Ma proprio per la bontà dell’idea e lo sforzo che deve aver comportato, è un vero peccato che il prodotto finale non renda merito a tutto ciò.
I fatti sono troppi: tutta la vita di Zelda dalla nascita alla morte, con tutto ciò che la “maschietta” ha passato e vissuto, è decisamente troppo. Il risultato è quasi uno schema, un riassunto, un rapido elenco di fatti descritti con le citazioni dei due, che così mal si amalgamano col racconto e fan sì che i due parlino in modo ridicolo, inverosimile. E questo proprio per la forma fumetto che trasforma parole scritte in parole parlate, e si sa, non è la stessa cosa.
E allora diciamo qualcosa anche del fumetto. Non sono una grande amante del genere, ma ne so abbastanza per capire che il tratto è mediocre e la struttura del fumetto superata. Trattandosi di un fumetto “alto”, rivolto a un pubblico che si presuppone con una certa cultura pregressa (altrimenti non si spiega l’interesse per la moglie di Fitzgerald e non si spiega il tono con cui è narrato) ci si aspetterebbe un struttura un po’ più ricercata, e non il classico schema a riquadri regolari, una scena per ogni vignetta, ogni vignetta a seguire la precedente. Anche Dylan Dog “esce” dagli schemi qualche volta, come fa allora a rimanerci proprio Zelda, che nella vita non ha mai rispettato nemmeno una cornice?
Anche il tratto, dicevo, non mi sembra render merito all’idea di fondo del lavoro. Zelda è sempre diversa, irriconoscibile da una tavola all’altra. Ma voglio pensare positivo e leggere questa sua rappresentazione come la resa su carta della sua mutevolezza, volubilità, incostanza. In certe tavole (parecchie) però Zelda è addirittura brutta. E questo no, lei che era bella, soprattutto bella, cosa direbbe nel vedersi disegnata così?
In alcune delle tante recensioni che elogiano questo lavoro ho letto commenti positivi alla scelta del colore: nero e azzurro pastello sono i colori con cui Superzelda è raccontata, e la scelta è infatti piacevole, raffinata.
Accennavo ai molti elogi della critica: perché Superzelda ha ricevuto un consenso unanime sulla stampa e sul web. Ecco che allora il mio modesto parere non dovrebbe nuocere ai due talenti in erba, i quali hanno avuto una buona idea, che a mio parere poteva essere sfruttata molto meglio. A volte bisogna saper semplicemente rinunciare a qualcosa: meno carne al fuoco avrebbe dato alla restante un aroma migliore.
Voto: 2/5
24.02.2012 1 Commento Feed Stampa
1 Commento
CommentaCiao Elisa,
sono Daniele Marotta il disegnatore di Superzelda, mi è capitato di passare e notare che c’era questa critica negativa al libro e l’ho letta con curiosità, le critiche non fanno piacere ma se ben fatte e argomentate sono l’unica occasione per riflettere e vedere le proprie cose da prospettive diverse. Putroppo temo che abbiamo perso entrambi un’occasione. Noi come criticati e tu come autrice della critica.
Il tuo giudizio sul il libro è insindacabile così come non mi permetto di contestare il tuo giudizio sul mio segno; ti sto scrivendo solo per evitare che i lettori di passaggio prendano per buone le argomentazioni che costruisci per dare una pennellata di oggettività a quella che evidentemente è solo una tua opinione personale.
1. I fatti sono giusti e non troppi, abbiamo voluto raccontare la vita di Zelda mostrando come la sua personalità fosse già ben marcata e definita prima dell’incontro con Scott. Abbiamo fatto una biografia e le biografie, come tu m’insegni, sono così, dalla nascita alla morte di un personaggio. E’ scritto anche nel sottotitolo “la vita disegnata di Zelda Fitzgerald”.
2.Tu confondi il linguaggio documentaristico e giornalistico che abbiamo scelto coscientemente con il riassunto superficiale. E’ un fumetto e non un romanzo scritto per questo è così veloce; è una vita disegnata, ripeto. Probabilmente non è il libro che volevi leggere ma tant’è.
3. Mi dispiace che pensi che i due parlino in modo ridicolo, i dialoghi sono presi dai romanzi di Fitzgerald. E’ stato fatto un lavoro accurato per riportare i dialoghi che secondo noi potevano esser stati ispirati da Zelda a Scott. Anzi trovo interessante che certi dialoghi fuori dal contesto e sotto mentite spoglie risultino a qualcuno ridicoli e poco credibili. Sono convinto fermamente che molto del rapporto e del linguaggio tra Scott e Zelda possa risultare incredibile a molti.
4. Il cinema trasforma le parole scritte in parlate, il fumetto resta a metà.
5. Caliamo un velo pietoso sulle tue considerazioni sul fumetto e le sue strutture. Il fatto che tu gradissi una struttura più sperimentale non vuol dire che la struttura classica sia “superata”. Comunque sarai felice di sapere che ci sono decine di sperimentazioni e ricercatezze in superzelda che non sai vedere , ma giustamente non sei una grande amante del fumetto (che per inciso è un linguaggio e non un genere) e quindi non sai bene di cosa stai parlando. Tra l’altro l’intento era di raccontare una storia e lo stile si mimetizza per non ostacolare la narrazione, se avessi visto le ricercatezze sarebbe stato un errore mio.
6. Mi spiace molto farti questa rivelazione ma Zelda era tutt’altro che bella, era mutevole, a volte stupenda e a volte sembrava un uomo con la parrucca, ho lavorato per due anni su decine di foto e ti garantisco che il peggiore insulto che puoi farle è dire che era soprattutto bella.
Siamo tutti qui per migliorare e credo sia importante sfruttare al meglio le occasioni che ci capitano, un saluto e buon lavoro.
D.