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Terrificante: “La macchia del peccato” di Franck Thilliez
E’ terrificante quanto sia incapace di scrivere Franck Thilliez. “La macchia del peccato” è un romanzo del 2003, pubblicato ora in Italia, sulla scorta dei buoni dati di vendita dell’autore, per lo meno in Francia, dove ha anche vinto alcuni premi (nel 2006 e nel 2007).
Nel romanzo in questione Franck Sharko, detto Shark (notevole lo sforzo di fantasia), commissario della Polizia Giudiziaria di Parigi indaga su omicidi commessi da un serial killer con contorno di citazioni bibliche, tecniche sadomaso e il resto dell’armamentario. Ho finito il libro per il solo motivo che mi è parso di intuire chi fosse il colpevole già ben prima di metà del romanzo, volevo una conferma della banalità della trama: l’ho avuta, il colpevole era chi sospettavo.
Thilliez adora i puntini di sospensione: in cinquanta pagine ne ho contati circa centoventi. Il fatto interessante è che il testo è scritto in prima persona da Franck Sharko, però nelle pagine che ho esaminato compare anche una lettera scritta dal serial killer: eh sì, anche qui puntini di sospensione a pioggia, un vero tocco di classe. Ovviamente il testo è un thriller banale costruito per il mercato, che credo abbia apprezzato lo “sforzo” (romanzi e premi lo confermano), però anche nell’arte dell’intrattenimento esiste chi è in grado di comporre un’opera dotata di realismo, oppure ironia, o semplicemente scritta con uno stile frutto di letture e talento: tutte cose che mancano a Franck Thilliez. Nel suo romanzo l’autore inserisce passaggi del tipo: “Il sagrato della paura mi stendeva il suo tappeto rosso; mi stavo avventurando in un’impresa assassina il cui cuore non aveva ancora smesso di battere… (i puntini sono dell’autore, ovviamente). O ancora: “Andrò sino in fondo, finché rimarrà solo uno di noi due. Tutto è già stato scritto, tutto…”. Sì, in “Highlander” magari. Concludendo, se è anche vero che “tutto è già stato scritto”, una cosa la si può ripetere: Franck Thilliez in questo suo “La macchia del peccato” fa davvero pena.
Franck Thilliez, “La macchia del peccato“Â (ed. or. 2003) pp. 375, 18,60 euro, Editrice Nord (2009).
Giudizio:1/5.
26.10.2009 6 Commenti Feed Stampa
6 Commenti
CommentaBuongiorno,
volevo dirle ke il libro è stupendo..le pagine una dopo l’altra ti attirano..è il primo libro ke mi è piaciuto fino in fondo..e cmq nn si poteva capire ki era il colpevole..e quindi io stento a crederci ke lei sia stato cosi intelligente da arrivarci..vorrei vedere lei scrivere questo romanzo cn questa fantasia..lei farà davvero pena nn il libro
Francamente, a me sembra che faccia pena questa critica.
Già il linguaggio da sms basterebbe, mettiamoci pure le argomentazioni…
Dire che non si poteva capire chi era il colpevole mi sembra azzardato. Non esistono verità oggettive; lei non l’avrà capito, il Sig. Baranelli sì.
Sa quanti ne ho capiti io! Ci sono thriller e thriller.
Saluti.
L’osservatore dicono sia peggio.
A quanto pare lei è molto più capace dell’autore del libro oggetto della sua recensione.
Sono molto curioso di leggere un suo thriller…quando sarà publicato mi faccia sapere.
La “critica” qui a sinistra è parecchio dissonante da quel che realmente è il libro.
Spesso, quando leggo di queste critiche, noto il mezzo tramite il quale questi “critici” misurano l’abilità di uno scrittore thriller: la quantità di massacri e di aggettivi per descrivere una singola ferita; quando il numero di ferite, pezzi di carne e follia sono alti, il libro è buono.
Ma non è così, ci vuole intelligenza per scrivere thriller come sa fare Thilliez, è sempre preciso, mai banale e delirante, quando descrive un crimine non entra mai in delirio pompando aggettivi inutili e a casaccio come fanno molti autori “big”, ma mantiene sempre l’assoluto controllo e l’intelligenza di un vero tecnico, col risultato che ci si trova ad essere impressionati da un’arguta meticolosità anziché essere annoiati da un vuoto ammucchiarsi di dettagli nefandi e spesso fuori luogo e noiosi.
Parla di puntini?? leggi Fitzek e poi dimmi chi si prende lunghe pause”…”
Leggete Thilliez, non ve ne pentirete
Di questo autore ho letto a suo tempo “La camera dei morti”.
Considerato quanto era penoso quel romanzo non ho alcuna difficoltà a trovare chiare evidenze nella recensione che alcuni qui sopra mostrano invece di non avere affatto gradito.
Tant’è: mi fido molto più di Enzo che di questo francese imitatore di imitatori e dichiaro che Thilliez non mi acchiapperà più!