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Scomunicate chi si lascia scomunicare
di Micol
Sono ricorsa alla pillola del giorno dopo che avevo circa vent’anni e per l’uomo con cui avevo fatto sesso non provavo nulla. Sì, nel senso, provavo le solite cose che si provano verso un uomo che non ami: attrazione e un letto. Perdonatemi se levo tutte le romanticherie melense prima e non vi racconto un’altra storia, è una questione di onestà.
Non sono cattolica, ho trent’anni e tutto sommato una sessualità nella norma. Niente di trascendentale, lo so perché tra donne si parla e ci si confronta. Il sesso non è mai stata una priorità nella mia vita e benché a tratti viva come una diciassettenne, generalmente non salto addosso al primo che capita né mi faccio saltare addosso dal primo che capita.
Se avete da blaterare, non leggete, facciamo così.
Per lui non provavo nulla, dicevo. Finché avevo provato eccome: una rabbia feroce e una paura annichilente. Capita, per l’imperizia di altri, che succedano quelle cose fantomatiche cui non crede nessuno ma che succedono continuamente, tipo che il preservativo si rompa (sempre per imperizia di altri, ci tengo a precisarlo).
Io ero rimasta come annebbiata per tre secondi al massimo, perché poi ho il risveglio del guerriero masai, sono lucida e risoluta in tempi brevissimi. Ho detto solo: vado all’ospedale.
Ho pensato: io vado. Lui faccia un po’ quello che vuole. Ha pure combinato questo casino, lo odio, forse è meglio che mi stia alla larga, ho una lunga serie di improperi che non gli ho ancora verbalizzato.
Ero salita su un autobus al volo in direzione ospedale maggiore di una città dell’Emilia e lui mi aveva seguita con la faccia contrita. E vorrei vedere (per il contrita, non per l’inseguimento).
All’ospedale avevo aspettato a lungo, mi era toccato anche dire nel microfono dell’accettazione: vorrei vedere un ginecologo. Avevo sfogliato un giornale sulla prevenzione del cancro mentre lui, l’incauto, cercava di prendermi la mano e biascicava mille scuse.
Poi finalmente mi avevano chiamata. Lui aveva detto ‘vengo anche io?’, io nemmeno avevo risposto. Ero entrata in una saletta completamente bianca, la ginecologa mi aveva fatta mettere sul lettino con le gambe sollevate una a destra e una a sinistra, aveva fatto un controllo non si sa di che mentre io le spiegavo che il preservativo si era rotto e altre amenità.
Poi, finito lo strazio della visita, s’era tolta i guanti e aveva detto ‘allora ci vediamo fra 15 giorni’.
Io avevo pensato: mi sta prendendo in giro.
Mi ero riordinata e nel mentre avevo detto ‘scusi, la pillola del giorno dopo non me la prescrive?’.
Lei si era scambiata uno sguardo liquido con un’infermiera gigante che compilava il mio ticket sanitario e aveva detto ‘ci risiamo. Sono un medico obiettore, non prescrivo la pillola del giorno dopo’. Che poi, all’epoca, la pillola del giorno dopo era solo un numero imprecisato di pillole anticoncezionali normali. Una botta pazzesca di ormoni che ti distruggeva di nausea. Avevo detto sbigottita ‘mi può chiamare un suo collega non obiettore?’ e lei aveva detto ‘oggi non ce ne sono di turno, forse domani’.
Domani. Domani potrei essere incinta e non voglio essere incinta.
‘Scusi, ma come faccio?’ avevo sussurrato completamente atterrita.
‘Beh, signorina, a che punto è del ciclo?’. Due semplici calcoli, poi sorridendo aveva detto ‘Non si preoccupi, ha il 75% di probabilità di non essere incinta’. Avevo fatto due rapidi calcoli (che è noto quanto io sia rapida a fare). ‘Sta dicendo che una donna su quattro rimane incinta. Non mi sembra una statistica tranquillizzante’. A quel punto aveva parlato l’infermiera gigantesca, una specie di elefantessa con gli occhi acquosi. ‘Ragazzina, sulla Bibbia non c’è scritto che esiste la pillola del giorno dopo. L’uomo non può fare nulla, è Dio che decide’.
E qui devo fare un piccolo inciso e scusatemi perché su ‘sto post sono un po’ lunga. Io sono tanto buona e cara e se sono spaventata divento fragile come tutti gli esseri umani, ma i soprusi non li tollero. Potrei tirar su una congrega di rivoluzionari se assisto a un sopruso o lo subisco. Per esempio alcuni anni fa, in spiaggia, dopo una violentissima lite con due stronzi che col motoscafo acceso se ne stavano a scorrazzare praticamente sul bagnasciuga, in mezzo alla gente, in mezzo ai bambini, m’ero incazzata così tanto che la mia giugulare si era vista pulsare a metri di distanza, mentre i miei amici mi guardavano spaventati e cercavano di tenermi. Io ero pronta a prendere a mazzate i motoscafisti, per dire. Ma poi banalmente avevo chiamato tutti i numeri delle forze dell’ordine che conoscevo e quegli stronzi maledetti, una volta arrivata la guardia costiera, i carabinieri e la guardia forestale (perché oltretutto eravamo in una riserva naturale), s’erano presi una multa della madonna mentre io ancora urlavo. Tant’è che fra un po’ mi portavano pure via.
Quell’infermiera, insomma, mi aveva dato le stesse emozioni, uguali uguali.
Avevo pensato: a questa qui fra due minuti faccio un reclamo all’ufficio per i diritti del malato che non finisce più e le rispondo anche, ma se fossi stata una sedicenne? una straniera? una che ha subìto al posto che desiderato? Se fossi stata una ragazzina, davvero? Se non avessi avuto gli strumenti culturali che mi fanno esser certa dei miei diritti? Se la mia prima parola, da bambina, non fosse stata NO?
‘Ragazzina, sulla Bibbia non c’è scritto che esiste la pillola del giorno dopo. L’uomo non può fare nulla, è Dio che decide’.
‘Signora, lei va in bicicletta? Lo sa che il suo Dio non è contento, di questo? Lo sa che la manderà all’inferno perché né nell’Antico né nel Nuovo Testamento si parla di biciclette?’
Avevo sbattuto la porta, uscendo senza salutare. Quello delle biciclette, in Emilia, è un colpo basso.
Poi sapevo che le ore erano preziose, che prima proteggi il tuo corpo da quel che non desideri, più possibilità hai che non ti accada nulla. Quindi mi ero diretta fulminea verso l’ufficio diritti del malato, avevo dettagliatamente sporto la mia denuncia e me n’ero andata.
Lui, quello, mi stava attaccato alle caviglie e blaterava ancora cose come ‘ma se aspettiamo un bambino non è un dramma’. M’ero voltata di scatto e avevo detto una cosa che poi, a posteriori, mi è dispiaciuto di aver detto. Di cui ho chiesto scusa, tempo dopo. Ma lo potete intuire anche ora che sono passati circa dieci anni, quanto fossi arrabbiata e spaventata.
Avevo preso un treno per Como, per la mia città, per il mio ospedale preferito, dove c’è la mia ginecologa che non è obiettrice e va in bicicletta senza percepirsi come una peccatrice e che non mi aveva fatta sentire, come nell’ospedale emiliano, sporca o puttana o punibile o qualunque altra cosa ignobile. La mia ginecologa aveva visto solo una donna terrorizzata e aveva saputo essere un medico e aiutarla. E ho avuto fortuna, una fortuna sfacciata.
Ora, ora che danno la possibilità alle donne di preservare il loro corpo, ora che danno alle donne la possibilità di scegliere senza un’anestesia totale e diversi bisturi, ecco, ora mi chiedo se ci saranno ancora altri ginecologi che faranno provare quello che ho subìto io ad altre donne. Se continueranno a usare le parole per tutelare le proprie personalissime scelte. Quanti saranno i medici scorretti e disumani. Se infieriranno su altre donne forti di posizioni nemmeno riconosciute dalla legge.
Io spero di no. Lo spero davvero. Perché a me non è bastata la letterina della dottoressa e nemmeno quella dell’infermiera che richiamate dalla sezione disciplinare dell’ospedale mi chiedevano scusa per i toni ma non per i contenuti.
Quella letterina me la sono dovuta far bastare (e il ticket col cazzo che l’ho pagato).
E adesso che il cattolico globo terracqueo organizza sommosse perché la Ru486, cioè la pillola abortiva, è finalmente a disposizione delle donne, penso: scomunicatemi pure per quel che ho fatto e rifarei mille volte trovandomi nella medesima condizione.
Scomunicate le donne che hanno paura, quelle che non desiderano un figlio, quelle che sono state incaute o sfortunato o anche cretine. Scomunicate chi volete, soprattutto chi si lascia scomunicare da voi. Scomunicate pure, voi che pensate sia meglio e più cristiano squarciarmi la pancia, perché per la vostra religione mi merito di esser punita.
Tanto sceglierò per sempre dei medici veri, che hanno a cuore il mio corpo.
1.08.2009 24 Commenti Feed Stampa
24 Commenti
Commenta“mi chiedo se ci saranno ancora altri ginecologi che faranno provare quello che ho subìto io ad altre donne”: a sentire quello che raccontano, non pare che quella razza sia in declino. Tutt’altro.
e’ la stessa religione che ha tollerato per anni (e che tuttora tollera) gli abusi sui minori.
e’ la stessa religione che ha benedetto le crociate.
e’ la stessa religione che ha finto di non accorgersi dell’olocausto.
…
io sono stata battezzata, in una chiesa cattolica. i sacramenti li ho quasi tutti (mancano matrimonio, voti e estrema unzione, ma ne faccio volentieri a meno) ma mi farei scomunicare anche io, se e’ questo il problema.
Eppure stavano tanto bene ad Avignone, perchè tornare a Roma?
Poi mi torna in mente una vignetta in cui un ragazzo chiedeva a un prete consigli su come vivere la sessualità. Risposta: “Attieniti ai dettiami della Chiesa”. Mitica replica del ragazzo: “Ma a me i bambini non piacciono..”
(mancano matrimonio, voti e estrema unzione, ma ne faccio volentieri a meno)
applausi.
Brava Mic !
Neanche io sono cattolico, e per questo dico:
evviva sempre quei ginecologi che hanno a cuore il corpo della donna ed ammazzano il corpo del bambino !
Certo che quel poveraccio che dice “ma se aspettiamo un bambino non e’ un dramma” e’ proprio un fesso ! Un bambino E’ un dramma, almeno fino a 40 anni, che dopo andiamo a farci fecondare in vitro, se ci riesce.
Ah io sono anche contrario alla pena di morte, ovviamente, faccio tutte le fiaccolate, e non me ne frega nulla se per certi aborti usano le stesse sostanze che usano nelle iniezioni letali: se non ti sento urlare perche’ sei immerso nell’acqua, che vuoi da me ?
Applausi
ma B. sta per Berlusconi? si sa che anche lui con il preservativo non va forte.
[…] ma anche per chi lo prescriverà? (a sapere che bastava così poco…) Io vorrei lasciarvi facendo parlare una di loro, senza aggiungere […]
Mi dispiace solo che il nostro Amministratore Unico non abbia ancora commentato. Sarei curioso di sapere il punto di vista di uno che si dice cattolico, ma che ha: un divorzio, cinque figli da due mogli, un secondo divorzio in corso, e un aborto indotto al settimo mese, sul suo curriculum “vitae”.
ho riportato il tuo articolo sul mio blog integralmente, l’ho trovato perfetto. Al signor B. consiglio tre giri di rosario ogni volta che si fa una sega. A lui magari lo rende tranquillo il fatto che gli spermatozoi mica li sente urlare quando scendono nella tazza del cesso.
eh. hai detto bene, un medico e’ qualcuno che ha a cuore il tuo corpo, la tua salute. che rimane tua, non e’ proprieta’ sociale o condivisibile. sarebbe da fare liste pubbliche di medici obiettori e non, coi loro turni, cosicche’ le donne di ogni eta’ e carattere possano andare direttamente dove c’e’ il buonsenso e l’umanita’, e non il giudizio e la tracotanza, a disposizione.
ma perche’ non lasciare l’ironia e/o il sarcasmo a chi sa farli, B?
Forse sono stato frainteso…
Io sono a favore dell’aborto, anche al settimo mese.
Mi da fastidio l’IPOCRISIA, pertanto sono per usare il metodo cinese: mazzate ai neonati e via ! Ovviamente senza tagliare il cordone ombelicale, che qualche oscurantista potrebbe obiettare che il neonato non dipende piu’ dalla madre, e che se sa fa da mangiare da solo ?
@Scassacazzimolotov
Ma sai leggere ? Ho detto che non sono cattolico, i giri di rosario non so cosa siano. Del resto che tu sia un po’ confuso lo dice anche il fatto che per te vale l’equazione “n. spermatozoi nel cesso = n. aborti”. çe cose non stanno proprio cosi’. Informati che poi ne riparliamo.
Forse una monitrice potrebbe darti una mano…
Sarcasmo? quale sarcasmo?
(da non leggersi come ‘gobba? quale gobba?’ perché lì la gobba c’era mentre qui il sarcasmo mi pare di no).
A me sembrano provocazioni un po’ così, un po’ da rupe Taigeto di Ostia Lido.
il tuo post lo dovrebbero pubblicare in prima pagina su tutti i quotidiani per far comprendere che quando si parla di cose reali che toccano dentro le persone, tutte le vuote parole di partiti presi non hanno senso, e delle scomuniche, sinceramente, ce ne sbatte le…
Appunto.. non ce la fa.
Cara Micol,
Volevo rispondere civilmente al Suo post.
Premesso che sono cattolico, anche a me darebbe fastidio quello che è capitato a Lei.
Però, Le ricordo di non incolpare l’uomo con cui Ha fatto sesso, perchè lui le precauzioni le ha prese, ed il fatto che il preservativo si sia rotto non è stato certo suo volere. Io Le avrei consigliato, prima di prendere decisioni azzardate, di parlare anche con il “Padre” del presunto bambino, perchè a mio parere, la decisione di fare sesso con lui non è stata solo di lui, ma anche Sua. E non mi è sembrato giusto nemmeno il modo in cui Ha trattato il ragazzo per tutto il tragitto. Le ripeto, la colpa non è stata SUA, ma VOSTRA, e poi, parlando chiaramente, se 30 anni non è l’età adatta per avere un mambino, e a 40 anni è troppo tardi perchè si rischia di farlo down, una donna dovrebbe fare un figlio a 35 anni? Mettiamo di sì. Questo ragazzo a 18 anni avrebbe una madre anziana! E lui dovrebbe pensare a farsi la sua vita, o quella della madre?
Anziana? A cinquant’anni con un figlio di diciotto? Spero mia mamma non legga il Suo commento perche’, mi creda, non le farebbe piacere leggersi “anziana”.
E poi, COLPA? Quale COLPA?
La colpa di aver fatto sesso? O la colpa di aver fatto una scelta secondo la propria coscienza?
Siamo nel 2009 e ancora parliamo di COLPA?
A che ora la sassaiola?
non ho ancora letto tutto ma la ru 486 non è mica la pillola del giorno dopo, è già stato detto?
tra l’altro, come è possibile che l’hai usata a vent’anni?
micol, per caso hai una delorian?
micol, è da molto che ti seguo qui su CB e credo di essermi innamorato di te.
mi piacciono le donne di intelligenza acuta e carattere forte, che non si lasciano intimidire da chichessia.
vuoi diventare la madre dei miei figli?
Mao, grazie, sono onorata. Purtroppo sono impegnata giorno e notte col mio perfetto fidanzato immaginario.
La colpa di aver fatto sesso? O la colpa di aver fatto una scelta secondo la propria coscienza?
A cosa si riferisce con questo?
Sesso chi l’ha fatto? Solo il ragazzo o tutti e due? E allora perchè lei fa di testa sua? Il ragazzo non c’entra niente? Magari lui lo voleva tenere… tu che ne sai?
..e Lei, NewMoon? cosa ne sa?
Mi riferisco alla presunzione che si concentra nel considerare una “colpa” una scelta altrui: diamine, chi siamo noi per GIUDICARE un comportamento? NESSUNO di quelli che leggono questo post era nei panni di Micol quando ha preso quella decisione, come possiamo arrogarci il diritto di prendere parola e giudicare?
Io non faccio questioni sulle Sue opinioni, ci mancherebbe. Quello che mi infastidisce è il tono, è il giudizio, è la presunzione di sapere cosa sia giusto e cosa sia sbagliato racchiusi nell’affibbiare una COLPA.
Io non mi sento di giudicarla: non so proprio se trovandomi nella stessa situazione come mi sarei comportata, anzi.
E neanche ora che di anni ne ho 29 (cielo, niente marito, figli, cane, villetta e staccionata..! non penserà mica di mettere in cantiere qualche marmocchio dopo i trent’anni!) ho la certezza di come mi comporterei se mi capitasse la stessa cosa ora.
Lei ha fatto una scelta, giusta o sbagliata che sia, non sta a noi giudicare.
Altrimenti il Giorno del Giudizio che ci starà a fare?
[…] suggerimento di web-lettura. Posted on agosto 1, 2009 by superegovsme Un post da leggere, scritto su Cabaret Bisanzio da Micol. Perché di quello che succede realmente […]