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Un’altra giovinezza, ancora: “I Wanderers” di Richad Price
Nel suo romanzo d’esordio Richard Price costruisce uno splendido affresco del Bronx dei primi anni Settanta. Le bande, certo, ma soprattutto i singoli ragazzi: Richie, Perry, Joey, Buddy, Eugene… E’ possibile trovarsi di fronte a un’insensata morte per gioco al limite della perversione sadica oppure a uno scontro, unto d’ironia, tra i piccoli Dinky Boys e i Wanderers (i Dinky spesso non superano il metro e mezzo e li si può usare come una mazza, se afferrati per i piedi).
Price concede molto spazio all’amore e al sesso: i protagonisti in fondo sono adolescenti. La vitalità dell’opera si respira in ogni pagina. Lo stile. I dialoghi perfetti. Tutto concorre nel fare de “I Wanderers” uno dei migliori romanzi pubblicati quest’anno (la traduzione di Stefano Bortolussi è nuova e fortunatamente Giano non ricicla come altri editori -si veda l’Einaudi per Wambaugh- vecchie pubblicazioni).
Il Bronx è ancora lontano dall’immagine stereotipata di sparatorie e spaccio di droga, ma vive in una sorta di limbo che ben rappresenta quello di un’adolescenza tutt’altro che innocente: con gli occhi di oggi, un’epoca mitica. La diaspora e la desolazione di un epilogo sommesso e insieme epico lanciano una luce malinconica su ogni cosa e la costruzione per capitoli, in apparenza slegati, accresce il senso di trovarsi di fronte a tanti frammenti di un’altra giovinezza.
Richard Price, “I Wanderers”, ed. or. 1974, pp.239, 16 euro, Giano, 2009.
Giudizio: 5/5.