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Educazione siberiana di Nicolai Lilin
“Sono un uomo di mondo: ho fatto tre anni di militare a Cuneo“. Totò.
Nel libro compare una frase “cose che non ho il coraggio di tradurre dal russo all’italiano” (p. 112) che fa intuire un passaggio, in fase di scrittura, da una lingua all’altra. L’editore ha voluto, invece, presentare il libro come scritto direttamente in italiano: opera alquanto ardua se si ascolta come parla la nostra lingua l’autore. Comunque nel paese dove con un po’ di sabbia e carta stagnola tiri su un ospedale, tutto è possibile.
Nicolai Lilin (1980) vive da quasi sei anni in Italia, o meglio, in provincia di Cuneo. La fine del libro è la parte migliore, non so se per il senso di sollievo dovuto dal non dover più sentire l’astruso cicaleccio di Lilin, oppure se per le sue intrinseche qualità. Il romanzo assomiglia a un misto di Gian Burrasca di Vamba, ma scritto da un Edward Bunker in preda all’Alzheimer. Le descrizioni sono ripetitive, si sceglie da una lato uno stile in cui si accostano i ricordi e poi si inserisce una rete di sottostorie di una noia quasi mortale, probabilmente tagliando una novantina di pagine, forse, il risultato sarebbe stato discreto. Attraverso una sintassi definita dallo stesso editore “spiazzante”, il lettore procede nell’accumulo informe di ricordi (Nonno Kuzja, Zio Fedja, il vecchio Prugna, e Gigit e Besa e Gagarin ecc.): purtroppo il racconto inciampa su se stesso, e tende a scivolare verso l’oblio. Probabilmente dopo l’educazione siberiana, sarebbe servita a Lilin un’educazione letteraria (Ellroy ha raggiunto la maturità -come scrittore, e anche come uomo- dopo molti anni di vita al limite del suicidio, ma, nel frattempo, leggeva Joseph Wambaugh). Il problema è sempre stilistico, Lilin rotola, senza grazia, giù da una collina di ricordi e solo lo schianto finale rende giustizia a tanto insensato vagare.
Nicolai Lilin, “Educazione siberiana”, pp. 343, 20 euro, Einaudi, 2009.
Giudizio: 1/5
6.05.2009 37 Commenti Feed Stampa
37 Commenti
CommentaEh, l’invidia è una brutta cosa! Scherzo, ovvio. Per fortuna ci sono le tue recensioni sempre azzeccate che permettono di evitare grosse fregature!
Ma fammi il piacere, il libro è molto bello e interessante se poi a te della transistia, dei siberiani urca o dei russi non frega niente sono affari tuoi, non puoi attaccare un libro e fare una recensione sui tuoi gusti personali.
Per quanto riguardo lo stile dell’autore è chiaro che lasciarlo nell’italiano non coltissimo ma buono di Nicolai Lilin (magari parlassi io il russo, come lui parla l’italiano) è stato una scelta dell’editore per me azzeccattissima.
Le prossime recensioni saranno basate sui principi della termodinamica…
O magari potrei usare la teoria dei giochi che fa più fico, come in Numb3rs…
E’ divertente un brano di un’intervista dove Lilin critica il film di Cronenberg (“Eastern Promises”, un capolavoro), per l’uso improprio dei tatuaggi, che è un po’ come se uno avesse detto a Ballard (un genio in meno sul pianeta) con vocetta scandalizzata: “Ma i sobborghi inglesi non sono come li descrive Lei!”.
Questo piccolo episodio spiega molto sull’ingenuità del libro e dei lettori (l’editore invece è parecchio furbo).
Per una postilla su letteratura ed etica si veda qui:
http://chegiornooggi.blogspot.com/2009/05/letteratura-ed-etica-piccoli-passi.html
Buffo come – in genere – quando un libro piace è perché i lettori sono stupidi, mentre quando non piace è colpa dei lettori che non hanno capito.
Quando rileggo i miei stessi romanzi, vengono fuori combinazioni che mi lasciano sovente perplesso ^^.
Simone
C’è anche un finale alternativo:
Iniziano a starmi un po’ antipatici questi lettori… e meno male che io scrivo e basta.
Simone
Nicolai Lilin conosce quella realtà, la realtà russa e dei Siberiani in transistia, tu no!
Il film di Cronenberg è carino, ma se uno che conosce bene quella realtà come Lilin dice che il film di Cronenberg è inesatto io gli credo, alla fine è un fatto di onesta intellettuale e “storica”, il gladiatore e altri film “storici” piacciono a molti che ci si riconoscono, vedi gli ultra romanisti, per me sono solo una cavolata hollywoodiana poco attendibile.
Per me “Educazione siberiana” non è di certo un capolavoro, ma un libro interessante che racconta una realtà sconosciuta, comunque è solo una questione di gusti anch’io sono supponente con chi legge Moccia e mi sento superiore intellettualmente, per te sarà lo stesso con chi legge Nicolai Lillin.
Mi sembra un voto davvero misero per un “libro il cui problema è stilistico”.
Secondo me è davvero invidia, non puoi pretendere che la biografia di una vita dura, anzi durissima, sia scritto in un italiano aulico da un immigrato qui da appena sei anni.
Le prossime recensioni saranno basate sui principi della termodinamica…
APPLAUSI.
(Ho letto il libro affascinata dalla biografia dell’autore e purtroppo non mi è sembrato un capolavoro, nemmeno lontanamente)
io di tutti questi commenti non ho capito soprattutto cosa cazzo dovrebbe essere la transistia.
[…] [Questo post nasce da alcune osservazioni fatte a una breve stroncatura del volume “Educazione siberiana” di Nicolai Lilin su Cabaret Bisanzio consultabile direttamente qui]. […]
Il libro non merita certo una recensione così negativa. Descrive una realtà diversa dalle solite ambientazioni americaneggianti e lo stile non è così deprecabile. In fin dei conti, l’opera è interessante e, a suo modo, divertente.
Varrebbe, però, la pena interrogarsi sulla veridicità dei racconti. Realtà o finzione?
Comunque sia, lo ripeto, un libro interessante.
Di verita nel libro di Lilin c’e poco,divericità-un’po.Vi dice una russa,che non ha vissuto in Trasnistria,ma conosce abastanza gli Urca,che a proposito non è un popolo suppruso spedito in Trasnistria da Stalin da Siberia(qua tutti i russi fanno un sacco di risate,perchè al epoca di Stalin spedivano solamente in una direzione-in Siberia ,ma no dalla Siberia per fare la vacanza in Moldavia.Che conoscel a differenza climatica , capira,perche),ma dei ordinari delinqunti.Potete trovsre in qualsiasi dizionario russo il significato…Illibro e distinato esclusivamente a un lettore straniero,perche non avrebbe trovato un lettore ne in Russia ,ne in Trasnistria,perche poco credibile no nella soria,ma piutosto nelle discrizione dei dettegli,che ogni russo conosce perche ha vissuto, ma il lettore estero-no.
Speculando sui principi morali veri,Lilin pone tutto come come un fato creibile…e ci cascano!!!
Cara amica russa, la diatriba tra la comunità russa in Italia e Nicolai Lilin purtroppo è sconosciuta ai più, per chi non lo sapesse i russi in Italia sono abbastanza arrabbiati con Lilin e l’ho accusano di essere un bugiardo e un calunniatore, sul sito: “http://www.russianitaly.com/forum/viewtopic.php?t=38667&postdays=0&postorder=asc&start=240”
si potrebbe leggere tutte le accuse dei russi a Lilin, dico si potrebbe perche è scritto in russo, cosa che trovo anche molto maleducata, perche scrivere in russo su un sito in italiano da persone che per la maggior parte conoscono l’Italiano è da maleducati, sul sito sopra riportato qualche tempo fa ho letto anche la risposta di Lilin che adesso non ho trovato non vorrei che l’aveste “Censurata” di proposito, anche perche dalla risposta di Lilin si capiva che c’erano anche diverse offese agli italiani; oltre alla risposte di Lilin medesimo alle accuse fatte da Larisa qui e dagli altri russi sul sito.
Io non facevo riferimento alla veridicità dei racconti o al valore etico dei gesti narrati, ma qualcuno più preparato forse potrebbe:
http://librinuovi.arturin.it/modules/xfsection/article.php?articleid=318
Enrico… ascolta…
1) russianitaly è un sito russo…
2) Lilin non è russo, ma moldavo.
3) Urka significa “ladro”.
4) I russi hanno fato tre risate del libro
1)RussianItaly è un sito scritto per la comunità russa in Italia, tanto che ci sono interventi in italiano.
2)Lilin ha fatto il militare per la Russia a suo dire, e questo la dice lunga sulla sua nazionalità, la transistia ufficialmente è della Moldavia, ma li si parla russo e c’è un corpo d’armata dell’esercito russo.
3)Gli Urka se ho capito bene sono ladri, quindi non capisco dove sia il dilemma.
4)Anche in Italia c’è che si è fatto quattro risate su Gomorra di Saviano, ma quella è la verità, anche Giulio Andreotti boicotto “Umberto D” di De Sica perche secondo lui dava una cattiva immagine dell’Italia, ma anche quella era una realtà italiana.
Preferirei non continuare questa discussione tanto è chiaro che ognuno rimarrà sulle sue idee.
2) Per far La capire, dire ad un sito russo che devono parlare in italiano, perché sono in italia – maleducazione, razzismo, xenofobia.
3) non è un popolo, ma solo un termine!!!! Non è coretto, perché si dice ZEK alle persone che sono state incarcerate. Nessun popolo nei anni 30 non è stato “mandato” da siberia in moldavia da Stalin :)))))) E il top della ignoranza.
4) Sono russo, Nicolai dice cazzate con la C maiuscola. Non esiste tatuaggio siberiano, ma solo tatuaggi ce si fanno in prigione per certi delitti, naturalmente penali, e solo se la persona li merita :)))) A guardare i tattoo di Nicolai, si può capire che è una specie di boss mafioso che è stato imprigionato almeno 4 volte. Chi porta questi tatuaggi senza meritarli viene punito seriamente dai zek :D Nicolai non può essere cittadino italiano, perché e stato incarcerato per articoli penali. E tante tante-tante-tante altre cazzate.
Mi dispiace caro amico ma le tue affermazione cozzano contro la realtà dei fatti.
Poi probabilmente la cultura russa la conosci meglio tu, non’ostante io la ami molto, il cirillico lo leggo poco.
Dico solo che bisognerebbe essere più onesti intellettualmente.
“Mi sembra un voto davvero misero per un “libro il cui problema è stilistico””
Giusto. D’altronde non vedo perché usare un paradigma stilistico per giudicare un libro. E’ come giudicare un’auto pesando i fattori “affidabile/catorcio” o “consuma poco/1 km con un litro”. Insomma la solita insopportabile mancanza di delicatezza piccoloborghese.
“non puoi pretendere che la biografia di una vita dura, anzi durissima, sia scritto in un italiano aulico da un immigrato qui da appena sei anni”
Né si capisce per quale motivo abbia dovuto scriverla. Glielo ha forse ordinato il dottore? Una volta ero un discreto entomologo, campo del quale i più non sanno una beata sega, ma non mi sono mai sentito in obbligo di trarne un romanzo.
discreta l’impostazione generale del libro anche se a voler approfondire un po’ la questione ci sarebbe da ridire su molte situazioni, asserire che un popolo, per sua stessa definizione di criminali sia un popolo di giusti e di eroi, beh mi pare un po’ difficile da far digerire a chi abbia letto anche solo una pagina sulls storia degli urca
non l’ho letto e non mi interessa, ma è chiaro che nicolai non sa scrivere in italiano
mi è bastato l’articolo sui tatuaggi pubblicato dall’espresso il 21 agosto.
a me basta sapere che l’espresso ora pubblica ARTICOLI SUI TATUAGGI per auspicare una decisa svolta autoritaria in questo paese.
Ho letto il libro e non mi è piaciuto, ma al di là di ciò , rimango veramente allibita quando leggo le risposte del il Sig. Lilin ad enterventi di persone che mettono in dubbio ciò che ha scritto! Non sarà un grande scrittore ma sicuramente non manca di aggressività!
anche in questo caso sono d’accordo con la recensione. stroncato in pieno questo libro. un lento e noioso farneticare, pesante da leggere. da evitare
Non ho letto il libro e dopo le recensioni scorse su questo sito non lo leggerò. Da un punto di vista stilistico perché la scrittura e la lettura sono anche bellezza.E perché sicuramente non esiste nè è mai esistito un popolo o comunità urka deportata dalla Siberia alla Moldavia, aspetto che mi fa piuttosto ridere. Sarebbe stato molto più logico e storicamente fondato il contrario.
Urka è solo il vecchio termine gergale per designare i detenuti. Non dico che una comunità del genere non esista, ma sicuramente è nata in Moldavia ed è limitata ad un qualche ghetto. In sostanza anche alcuni quartieri a forte presenza malavitosa nelle grandi città italiane possono essere “Urka”.
Concludendo direi: “Urca!”
mi sembra che ‘baranelli’ abiti sulla luna… o probabilmente è uno di quegli smemorati che vanno tanto di moda oggi – nello ‘RISCRIVERE’ gli eventi del passato…
EDUCAZIONE SIBERIANA – è un libro particolare, INTENSO – ma appunto bisogna anche avere una certa DOSE di CULTURA (e di UMILTA’) per comprenderlo…
A me il libro e piaciuto molto,non sarò un intelletuale ma leggo molti libri,più o meno due alla settimana e dato che sono un assiduo consumatore di libri penso che la mia opoinione abbia un po’ di importanza.
Ho letto libri di scrittori famosi che mi hanno deluso profondamente,invece questo libro nonostante tutto quello che dite non l’ho trovato per niente noioso e mi é piaciuto molto leggerlo.
Vorrei rispondere a Roberto che scrive qui sopra,io ho già sentito degli urca siberiani e non solo da questo libro,se non conosci un argomento non parlarne specialmente per renderti ridicolo in pubblico.Se ti informassi un po’ di più troveresti ove si parla degli urca siberiani e se cerchi un po’ di più troveresti pure quanta gente Stalin ha spostato di quà e di là nella Russia,magari i gente degli Urali la mandava in Siberia e gente di Vladivostok la mandava in Lituania(i luoghi e le genti sono presi come esempio dato che non ho niente sottomano).Allora informati e dopo parla.
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/Libri/grubrica.asp?ID_blog=54&ID_articolo=2113&ID_sezione=80&sezione
ciao ho letto sia questo libro che il secondo “caduta libera”e devo dire che mi hanno colpito entrambi.
probabilmente dal punto di vista della scorrevolezza non sempre è lineare,(forse è anche dovuto alla traduzione). I contenuti e i rimandi sociologici ed antropologici sono invece illuminanti.
ps i libri stroncati dai critici sono spesso i migliori, al contrario quelli inneggiati(vedi i mattoni svedesi e simili)sono spesso noiosi.
Grande Lilin aspetto altre opere
ciao, ho da poco finito di leggere il libro, vi dirò tutto d’un fiato…è cosi che si scrive bha. cmq dicevo è da poco che ho scoperto la passione di leggere e spesso incuriosito dopo le mie letture cerco im giro dopo essermi fatta una mia di opinione argomentazioni e commenti sul romanzo. premesso che leggo da circa due anni…ho 33 anni e prima dei trenta avevo letto solo i ragazzi della via pal sotto tortura e ora dopo due anni di romanzi ne avrò letti una cinquantina, ringrazio te fante e chiedi alla polvere che mi ha dato ispirazione. cmq dicevo che leggendolo come mi capita poche volte d’un fiato(si ho controllato gogle lo scrive così) devo dire che la semplicità di scrittura dell’autore a mio modesto avviso risulta di facile comprensione e non solo a suo modo descrive lo stato di venerazione di un retaggio culturale il suo, in cui il mondo criminale appariva alla vista di un bambino, ed’è così che lui lo narra con lo sguardo di un dodicenne, come una grande famiglia i cui insegnamenti servivano forse a sopravvivere. non sono in grado di dargli un voto, ma venendo da un quartiere difficile e cercando di spiegare a qualcuno come si fa ad arrivare alla fine della giornata, forse sarei facilmente frainteso anche io. ti faccio i complimenti nicolai anche se forse i miei valgono poco. mario
Io non l’ho trovato così malvagio..! Anche se devo dire che sono un pò confusa: su internet,sui giornali,per televisione, circolano alcune voci che mettono in dubbio l’attendibilità di ciò che l’autore narra! Effettivamente,in alcuni passaggi soprattutto dove si narrano che le “leggi”che regolano i comportamenti dei criminali siberiani, la veridicità è dubbia, ma se così fosse, allora il Lilin ha davvero una fervida fantasia e sa anche come usarla..
“cose che non ho il coraggio di tradurre dal russo all’italiano”… oltre che saper scrivere bisogna anche saper leggere, soprattutto prima di pubblicare una “recensione”: con quella frase Nicolai si riferisce alle cose che gli diceva il suo amico Mel, non al fatto che il libro sia stato scritto in russo e poi tradotto in Italiano. Oltre all’educazione siberiana e quella letteraria, certe persone dovrebbero imparare l’educazione tout court.
Per concludere: prendetevela con Einaudi, Nicolai ha sempre detto di non essere uno scrittore e di aver raccontato i suoi ricordi, le cose come le vedeva con gli occhi di un bambino, errate o no. Non mi sembra un “impostore” sinceramente, mi fate ridere voi che lo recensite come se fosse candidato al nobel per la letteratura. Io sto leggendo il libro, è evidente che non è Tolstoj, lo “stile” è quello di qualcuno che ti racconta i suoi ricordi in una serata fra amici, è spiazzante, l’italiano a volte zoppica, ma lo prendo cosi’ com’è perché lo sapevo.
Non mi piace la definizione di Saviano siberiano, ma di sicuro in comune con lui ha il fatto di venire ridicolizzato alla prima occasione e a volte questo la dice lunga.
Se poi ha inventato tutto, sinceramente non mi interessa, ho letto anche “La Storia Infinita” e “Il Signore degli Anelli”…
io ho letto il libro e penso che sia interessante, perché riporta dei fatti di vita di un popolo. Fin dai tempi della scuola ho imparato che le recensioni sono esattamente come gli spot pubblicitari, quindi potenzialmente cazzate colossali. E smettetela di dire che il libro ha uno stile che non vi piace, quale sarebbe lo stile giusto? Quello di Manzoni?
Si rimanda al divertente commento di Luca del 3/06/2009. Non conosco Luca, però se vuole c’è un posto libero in redazione…
Questa, spero, sarà l’ultima risposta su un commento e un libro quasi antichi, per il ritmo dell’editoria.
Educazione Siberiana è invece un libro piacevole e scorrevole, si legge benissimo, al contrario dei libri di Baricco o Eco, che magari sono visti bene dalla critica ma illeggibili.
Devo dire che sembra strano che un russo in soli sette anni impari così bene l’Italiano, caso quasi unico. Ma in fondo lui si dichiara Italiano, e allora ben venga. Perchè alla fine non interessa se quello che dice è vero, inventato o un pò e un pò. Ci si trasporta in un altra realtà, si rivivono i suoi sentimenti e questo è importante in un libro. Bravo Lilin.
Anzi due volte bravo, perchè anche il secondo libro “caduta libera” è un gran bel libro, alla faccia dei sapientoni, che non sarebbero capaci a scrivere 2 pagine come ha fatto Lilin.
Pregiudizi e critica… bah… Io non capisco di cosa si stia parlando.
Vi è piaciuto questo libro? Non dovete vergognarvi per forza. Ammettete a voi stessi che vi piacciono dei libri che molti considerano brutti e amen. Forse siete voi i veri lungimiranti della critica e noi dei cretini boriosi.
Però da qui a fare i soliti discorsi anti-intellettualoidi… come se ci fosse una setta segreta di librofili che si intrufulano nelle vostre case e vi sostituiscono i libri di Lilin con Pasternak.
Ben prima delle polemiche, praticamente quando è uscito, ho visto in biblioteca il libro in questione e, attirato dalla quarta di copertina l’ho chiesto in prestito. Stilisticamente -lo uso perché è l’avverbio della discussione – mi ha fatto schifo, ma siccome di storia russa sono ignorantissimo, come credo molti di quelli che hanno commentato questo post, ammetto di aver creduto a tutto quello che ho letto. Anzi, mi sono esaltato e appassionato alla storia di questo popolo, e ho detto grazie al signor Nicolai Lilin per avermelo fatto scoprire. Peccato che è bastato cercare su Internet, sui libri di storia e negli archivi on-line delle librerie della mia città e dell’università per capire che qualcosa non quadrava. Man mano che passavano le settimane dalla pubblicazione del libro e, la fama e le incoerenze della storia di Nicolai venivano fuori, hanno cominciato ad apparire su internet e sulle riviste diversi articoli in cui esperti di storia, russi, criminologi e chi più ne ha più ne metta, hanno smontato la storicità del romanzo pezzo per pezzo. Che per chi scrive ora era l’unico valore del romanzo.
Io capisco la volontà di fare soldi degli editori, e Einaudi porta all’attenzione del pubblico tantissimi grandi autori da tutto il globo, per cui se qualche caduta di stile, libera per dirla alla Lilin, serve a finanziare tutto questo poco male. Mi spiace solo che una casa con la storia e la tradizione antifascista dell’Einaudi debba arricchire un personaggio il cui dovere morale è andare a CasaPound.
Non esistono critici intelletuali, e non. Esistono solo i lettori. Siamo tutti lettori. Anche chi si occupa di critica per i giornali radical chic, è alla fine di tutto solo un lettore.
Forse se aveste meno pregiudizi scoprireste che molti libri svedesi (parafrasando da un commento sopra), apprezzati dalla critica ma anche dal pubblico in paesi dove la cultura è diversa dalla nostra, non sono per niente dei mattoni.
Vi è piaciuto Educazione siberiana e secondo voi non capiamo niente a pensare che le sciocchezze del presunto malavitoso siberiano siano fatti reali ed è tutto un complotto dell’accademia mainstream per far rimanere questo popolo nell’oblio? Va bene, ma non aver mai letto Mariamne di Lagerkvist non diventa un merito per questo.