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Titanic
Ieri sera, prendendo spunto dalla pseudo-intervista di Veltroni a “Che tempo che fa” avevo messo mano a un post articolato, argomentato e ferocemente polemico. Arrivato a un paio di capoversi ho riletto, ho pensato e ho cancellato tutto. L’ho fatto perché sono esausto, e sono esausto perché l’Italia non merita di meglio.
Smettiamo di raccontarci la barzelletta di Berlusconi che imbonisce e raggira gli italiani col suo potere mediatico, della tv che spande merda a destra e a manca in spregio a un supposto buon gusto o a un misterioso desiderio di qualità, dell’opposizione buona e costruttiva e di quella cattiva e distruttiva. Continuare a raccontare come, quanto e perché Berlusconi e la sua cerchia siano impresentabili assomiglia ogni giorno di più a un esercizio retorico la cui utilità è prossima allo zero. L’indignazione va bene se serve a qualcosa, a cambiare la realtà, altrimenti diventa alibi e rumore bianco.
La verità è che loro sono così perché l’Italia è così. Non sono piovuti lì per grazia divina, sono stati eletti. La gente non guarda “Amici” e “Il grande fratello” perché mancano alternative ma perché è esattamente quello che vuole vedere e il calendario di Max vende più copie de “Il vecchio e il mare” perché alla gente non frega un cazzo di Santiago, vuole le tette. Quello della domanda condizionata dall’offerta è una solenne stronzata: in massima parte l’offerta è questa perché questa è la domanda.
Il “nemico” non sta a Palazzo Chigi; sta in fila dietro di voi al supermercato, vi siede a fianco in metropolitana, lo sfiorate nelle vie del centro mentre guardate una vetrina. Sono loro Berlusconi, quella che vedete al TG della sera è un’icona materializzata dal senso comune. Non è Berlusconi ad aver fatto dell’Italia quel che è, è l’Italia che ha fatto lui e i suoi sodali sono soltanto una foto appena ritoccata del nostro vicino di casa o del nostro collega di lavoro, solo con più denaro e potere.
La tristissima verità è che la svolta autoritaria paventata da vecchi democratici e anime belle è assai gradita alla maggioranza degli italiani. Aveva ragione Mussolini (o chiunque gli abbia attribuito questa frase): “il popolo è femmina, vuole essere montato”. La risposta, drammatica, è che non solo è sempre stato così ma con ogni probabilità continuerà ad esserlo quindi riponete pure le speranze in naftalina, procuratevi una scialuppa e allontanatevi più in fretta che potete da tutto questo, prima che il risucchio della melma vi trascini giù.
21.10.2008 9 Commenti Feed Stampa
9 Commenti
Commentagiovanotto,
quanta amarezza nelle sue parole, che mi gonfia il guor di lagrime, che poi mi rigano gopiose le belle gote. e mi fa piacere che si sia finalmente convertito alla verità: è tutta colpa di LORO, sono solo LORO, che si annidano ovunque, i nostri nemici, rispetto ai quali NOI ci contrapponiamo quali fieri baluardi, ricordando il saggio insegnamento di LUI: vergonia…
con viva cordialità,
cav. Stacchia
Io, purtroppamente, non posso che concordare.
Quanto bell’ottimismo in questi giovini!
E dire che son d’accordo… anche se non in tutto e per intero, ma in ottima parte. Ne avrei parlato se non avessi trovato il suo post, caro Pettinelli, quindi mi riservo di “postare” la mia visione nei giorni a venire.
Intanto che dire, dalla mia io mi tengo su di morale e chiudo bene le finestre, che la torre d’avorio è piena di spifferi.
La domanda massimamente coincide con l’offerta, ma a me viene da citare woody allen e i suoi cervelli “sistematicamente guastati dai raggi gamma”. Non scordarti che la Rai ha rincorso Mediaset sulla volgarità, che prima che venisse Mediaset la Rai non era così e la nostra società non era così involgarita. Lo era, ma in modo diverso.
Il discorso è davvero tanto complesso è lungo. Mi vien da dire che Mediaset non è il Male, ma ha influenzato enormemente le scelte politiche degli italiani di oggi. Se Berlusconi fosse stato un grande tycoon dell’acciaio, dell’oro, del petrolio e non avesse posseduto le sue televisioni, o se il Berlusconi imprenditore dei media semplicemente avesse evitato di “scendere in campo”, avremmo un’Italia diversa.
Luca, siamo in questo momento il peggio dell’Europa (povertà diffusa + società atomizzata + welfare in via di dissolvimento e già ne avevamo poco + tendenze autoritarie + classe dirigente incosciente + prodigiosa e assurda anomalia Berlusconi + rigurgiti razzisti + il peggio della società della tecnica + precariato + eccetera eccetera eccetera)
e questo non solo per colpa del popolo bue che “voleva Berlusconi”. Lo pensavo anch’io, mi sono ricreduto.
“se il Berlusconi imprenditore dei media semplicemente avesse evitato di “scendere in campo”, avremmo un’Italia diversa. […] e questo non solo per colpa del popolo bue che “voleva Berlusconi”. Lo pensavo anch’io, mi sono ricreduto.”
Volgendo lo sguardo al passato prossimo, una cosa che ci si dimentica quando si parla di fenomeni autoritari è che una parte importante di questi fenomeni godette di vasto consenso tra le presunte “vittime” (che ovviamente non si sentivano tali). Seppure diverse nelle forme e nella sostanza (l’Italia, contrariamente alla Germania, non si è mai abbeverata se non per burla al pozzo avvelenato dei “popoli eletti”, visione oltretutto bovinamente mutuata dal tanto odiato ebraismo ma perfettamente funzionale alle cazzate pangermaniche) le adesioni a nazismo e fascismo furono spessissimo sincere e sentite, assai più di quanto ci piaccia pensare. Alla metà degli anni ’30 sarebbe stato piuttosto difficile incontrare un italiano o un tedesco che non si dicessero, a qualche titolo, membri, ammiratori, simpatizzanti, clientes o spettatori interessati dei rispettivi regimi. A tale proposito, anche se credo tu abbia già provveduto, consiglio sempre la lettura di “Marcia su Roma e dintorni” di Emilio Lussu che offre una visione del crescente successo fascista alternativa a quella ottusamente e monocolarmente grandguignolesca della vulgata classica. Si sorride, amaramente ma di gusto, assistendo allo spettacolo grottesco di questi pupazzi sballottati dalla loro pochezza tra un’opposizione “pacata” (questa gente c’è sempre stata, tante volte nutrissi dei dubbi in proposito) e la voglia matta, più o meno in buona fede, di salire sul carro per “cambiarlo da dentro”. Ciò che in ogni caso si evince, ovviamente non solo dal libro di Lussu, è il fascino sottile e perverso del fenomeno, un fascino esercitato anche su chi avrebbe potuto e dovuto esserne immune. Gli italiani, in sostanza, non vedevano l’ora di diventare fascisti e il dissenso “vero” fu sempre appannaggio di una minoranza. Le camicie nere non avrebbero mai potuto entrare nelle città e manganellare a destra e a manca senza il sentire comune di una borghesia da operetta e il conseguente appoggio delle istituzioni.
Per dire che a me gli antiberlusconiani di mestiere fanno un po’ ridere e un po’ malinconia. Raccontare in giro che il berlusconismo sia una sorta di corpo estraneo, un tumore inoculato nel tessuto etico altrimenti sano del paese, è una cazzata col botto. Nutro anzi il sospetto (e forse qualcosa di più) che questi personaggi la notte, nel segreto delle loro camere da letto, preghino perché Berlusconi e la sua Banda Bassotti restino ben saldi lì dove si trovano perché l’alternativa significherebbe disoccupazione.
Berlusconi, come Mussolini (ma, pur non essendo poco, le attinenze col fascismo si può dire finiscano qui), non ha fatto altro che intercettare e incarnare quanto bastava le solide e persistenti correnti carsiche che scorrono sotto la patina bonaria e strapaesana che ha partorito mostri tipo “Italiani brava gente”. Idem per un Bossi, tanto per citarne un altro della risma. Ma tutta questa roba c’era già, il materiale era già tutto a disposizione. bastava riorganizzarlo e, appunto, incarnarlo.
Ha ragione Curzio Maltese su repubblica dell’altro ieri (mi pare): per quanto si sbraccino a sostenere la novità e l’alterità del fenomeno Berlusconi, nel berlusconismo non c’è alcun elemento di novità rispetto al passato. Tutto si svolge su tracce già viste e percorse ed è anche per questo, aggiungo io, che tanto più a ragione si può sostenere che questi personaggi cambiano nome e aspetto (a parte un tratto: capelli pochini) ma ci sono sempre stati e ci saranno sempre perchè sempre ci sono state e sempre ci saranno le condizioni per farli esistere.
La gente, qualunque cosa significhi, non è stata truffata, caro Marco, non è stata raggirata da abili strategie comunicative.
A questo proposito lasciami anche aggiungere che mi sono un po’ rotto i coglioni di sentir definire “brillanti” se non “geniali” le mosse di questo omuncolo perfino da chi dovrebbe osteggiarle. Viene il sospetto che si usino un po’ i mezzi degli storici antichi che definivano il nemico invariabilmente terribile, agguerrito e numeroso per aumentare i meriti del condottiero che li aveva combattuti.
I mezzi e le strategie sono rozzi e antichi quanto il mondo, e forse è proprio per questo che funzionano così bene. La strategia di questa destra stracciona e fieramente analfabeta non ha nulla di sottile e raffinato. Si tratta semplicemente di fare leva sul pozzo nero che inevitabilmente (seppur variabile per diametro, profondità e natura dei liquami) si cela dentro ognuno di noi. Trovandosi davanti una platea di merde obbligata a mostrarsi socialmente rispettabile da cinquant’anni di Democrazia Cristiana, ha semplicemente detto “Ok ragazzi, da oggi essere una merda è bello, non dovete più fingere“. Praticamente ha detto “Votando per me è come se votaste per voi stessi” e chi resisterebbe alla tentazione di votare per sé stesso?
L’altro messaggio, leggermente meno visibile ma sempre ampiamente percepibile suona più o meno così: “La libertà è faticosa. Significa responsabilità, impegno, spirito critico, a volte scelte scomode. L’Italia ‘che produce’ la sera torna a casa stanca morta e vuole rilassarsi davanti a un quiz, giocare coi figli o mangiare una bistecca, non essere libera. La libertà è roba per intellettualoidi comunisti che non hanno mai lavorato un giorno in vita loro. Lasciate stare questa famosa ‘libertà’ e affidatevi a me“.
Diabolico? Raffinato? Sottile? Non mi pare. Oltretutto lo fanno da migliaia di anni.
E di chi è la colpa se finisci per dargli retta, sua o tua? Dimmelo tu, Marco. Te lo chiedo perché io non sono certamente un genio, eppure con me non ha funzionato e nemmeno con altra gente che conosco (nessun laureato ad Harvard o Nobel per la fisica, garantisco). Sarà che, semplicemente, non ho voluto che funzionasse? Nessuna di queste persone ha pistole puntate alla tempia mentre vota o guarda “Amici” o al bar dice “Certo che con ‘sti negri non se può proprio più“. Nessuna, Marco. E’ una scelta. Tu dici giustamente “Non scordarti che la Rai ha rincorso Mediaset sulla volgarità”, ma perché l’ha fatto? Perché i dirigenti RAI sono impazziti tutti contemporaneamente? L’ha ordinato una voce dall’alto? No Marco, l’hanno fatto perché perdevano spettatori, perché quegli spettatori finalmente potevano saziare la loro fame di immondizia e lo facevano avidamente. Hanno semplicemente avuto ciò che volevano. Questa è la prova del nove.
E tu vorresti combattere contro questa cosa? E guarda che non lo dico per sfottere.
Per quanto mi riguarda tiro i remi in barca e sto nel mio mondo. Combattere ha senso se pensi di poter vincere. Non si può svuotare il Gange con un cucchiaino.
Il massimo dispetto che puoi fare a questa gente? Batterli non si può, ma al secondo posto probabilmente c’è il trattarli come se non esistessero, come non avessero alcuna rilevanza, come dei poveracci che per quanto si arrabattino non riusciranno mai a cambiarti. Magra consolazione? Può darsi, ma credo che il convento, ora come ora, non passi molto di più.
P.S. – mi è venuto in mente che potresti citare l’ignoranza generalizzata come motivo della situazione. Rispetto la tua idea ma non ci credo e non ci credo per i motivi che espongo qui di seguito, copiati pari pari da un mio post di Aprile:
“L’ignoranza è una scusa valida per non saper indicare il Nicaragua su un mappamondo, non per non saper distinguere un avvallamento del terreno da un abisso. […] Mio nonno era un contadino (un contadino vero, non quelli che si fanno fotografare di fianco al caminetto con la giacca di velluto a coste, il foulard al collo e il cognac in mano) e a questa gente avrebbe sputato in faccia. E non era manco comunista.”
>> E tu vorresti combattere contro questa cosa?
>> E guarda che non lo dico per sfottere.
>> Per quanto mi riguarda tiro i remi in barca
>> e sto nel mio mondo. Combattere ha senso
>> se pensi di poter vincere. Non si può
>> svuotare il Gange con un cucchiaino.
Certo, le battaglie si possono vincere o perdere, ma quando si ritengono giuste, vanno fatte in ogni caso, seguendo la propria coscienza. Anche se si fa la fine di sembrare uno che combatte i mulini a vento.
Restera’ qualcosa degli sforzi di chi combatte ?
Non so.
Pero’ so che se c’e’ un modo per perdere sempre e’ proprio quello di non giocare la partita.
L’unico senso che ha per me il tirare i remi in barca e’ lo stesso che trovo’ Ponzio Pilato quando si lavo’ le mani lasciando che cio’ che doveva accadere accadesse. Nel nostro piccolo e’ cio’ che sta avvenendo in Italia, dove ci lasciamo sommergere dall’immondizia culturale.
E poi ci sono battaglie che si combattono, non perche’ bisogna per forza vincerle, ma per mantenere la dignita’ e potersi guardare allo specchio la sera, quando si torna a casa.
E’ una scelta anche questa, del tutto personale,
cosi’ come altri scelgono di guardare certe trasmissioni TV, io scelgo altro.
Quante belle cose ho letto qua sopra.
Ma che brutta fine sembra che ci tocchi.
Su questo non concordo affatto.
In biochimica esistono sistemi molto collaudati, ne prendo uno ad esempio:
l’azione degli enzimi che tagliano o frammentano le proteine per semplificarle fino ad ottenere piccoli e freschi mattoncini con i quali ricostruire nuove proteine o altre utili sostanze.
Per ottenere un’azione da parte di un enzima serve un catalizzatore: orbene quanto manca oggi ai liberi pensatori italiani (come noi) é, forse, la giusta quantità di catalizzatore.
Io credo fermamente che gli Studenti nelle piazze, Sua Maestà Roberto Saviano, i Ragazzi Calabresi, gli americani che hanno scelto Barak Obama e, insomma tutti quelli che tentano, seppur con piccoli effetti, di reagire, dovremmo abituarci a considerarli i nuovi catalizzatori e non lasciarli soli, non considerarli solo esempi senza futuro, ma convincerci che solo remando tutti insieme possiamo far riprendere alla barca la sua giusta rotta.
Certo dobbiamo anche resistere alle tentazione di rabbia e di violenza, sistema troppo usato in momenti di crisi, ma con pazienza elaborare il nuovo percorso certi che c’è un solo modo di vedere il futuro, perché da quanto ho letto alla fine abbiamo tutto un comune sentire, dobbiamo farci tornare la voglia: a questo servono i catalizzatori.
Molto bella l’idea… mi piace l’immagine di me che mi faccio “catalizzare” e remo come una disperata. E allora: un-o, du-e…
la storia del titanic e veraaaaaaa idioti <3