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paura eh?
di vins gallico
“ah prof, ma quelli dei campi nomadi so’ zozzi, eppoi ce stuprano e tutte quelle siringhe de droga”
citazione da s.o., alunna quindicenne di un liceo romano.
mi sento insicuro, ho paura, questa ormai è una città violenta, pericolosa, ci sono troppi romeni, troppi clandestini, troppi calabresi, sono ovunque, voglio polizia in mezzo alle strade, alle piazze, nel salotto di casa mia quando esco, ci sono troppi violentatori, no, non i mariti, gli amici, i conoscenti, dico i negri, i polacchi, ci sono troppi campi nomadi, occorre bruciarli, spostarli, c’è troppa poca informazione, alla mia ragazza i rom hanno rubato il portafoglio narcotizzandola, rubano i bambini, hanno delle tradizioni che non hanno senso, che non sono le nostre, dov’è il loro mos maiorum? quelli puzzano, fanno paura, c’è troppo poco controllo, un uomo nero troppo nero, poco uomo, voglio le ronde, le separazioni, i cpt, i rimpatri, le espulsioni.
perché io ho avuto il culo di nascere da questa parte della barricata.
e a me una cosa simile, a stare dall’altra parte, non capiterà mai…
21.05.2008 15 Commenti Feed Stampa
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CommentaA Gottinga ci sono stato a trovare mio cugino, esule guatemalteco e per giunta di origini calabresi. Mi ha meravigliato vederlo così bene integrato: una bella casa, una bella automobile, i figli che studiano in buone Università ed un sacco di amici.
Sarà forse che ci si integra se ci si omologa (e se hai due lire ti riesce meglio).
Ma poi… quando chi è sempre stato omologato annaspa economicamente e non riesce più a sentirsi integrato?
mah… io non capisco. ma si è mai parlato di un problema “cittadini del centrafrica”? mai. e sai perché? perché lavorano. perché si integrano, il che non vuol dire omologarsi (per quanto ne so tengono strette le loro tradizioni e la loro cultura, e vederli – ad esempio – vestiti con gli abiti delle loro tradizioni è bello e arricchisce tutti), ma semplicemente non pretendere di vivere come parassiti (facendo accattonaggio o piccola criminalità).
e forse è bene ricordare che il lavoro è una cosa seria e importante, e non è una bizzarra pretesa da neoliberisti.
e ridurre tutte le tematiche a razzista! fascista! xenofobo! è tornato il KKK! fa perdere di vista di cosa stiamo parlando.
“si è mai parlato di un problema “cittadini del centrafrica”? mai.”
“Milano, Corso Como e dintorni. Quartiere ricco e borghese. Case da 6-8 mila euro al metro quadro. Strade ad alta densità di locali e discoteche. Notti movimentate da migliaia di giovani che cercano lo sballo. E da decine di spacciatori senegalesi (in guerra con le gang di maghrebini per il controllo del territorio) che negli ultimi tempi usano i cortili per nascondere le dosi di cocaina da vendere.
Raccontano gli inquilini di un palazzo col giardino che si affaccia su via Bonnet: «Ce li troviamo sulle scale, li sentiamo correre su e giù, al mattino si scoprono i resti dei loro bivacchi: escrementi, birre, bottigliette che usano per fumare la coca».”
“Spacciatori senegalesi e cittadini italiani. Gli uni contro gli altri. Insulti, offese, odio razziale. Un mix esplosivo con cui hanno dovuto fare i conti ieri pomeriggio i carabinieri di Torino. Teatro dello scontro tra illegalità e legalità è stato il quartiere di Barriera di Milano. Lì, intorno alle 18, si è sfiorata la guerriglia. Solo la mediazione dei carabinieri ha evitato il peggio. Gli animi si sono scaldati quando i vigili del fuoco, all’imbrunire, hanno sospeso le ricerche di un pusher che venerdì scorso, nel tentativo di sfuggire a un blitz dei carabinieri, è stato travolto dalle acque dello Stura. Due giorni fa il fiume aveva restituito il corpo di un altro spacciatore che aveva trovato la morte per evitare le manette.
I sessanta senegalesi, tutti spacciatori, tutti con i polpastrelli abrasi per non farsi identificare, hanno assistito alle operazioni di recupero. Quando hanno visto le forze dell’ordine interrompere le ricerche, la rabbia ha avuto il sopravvento sulla ragione.
Hanno cercato lo scontro con i carabinieri e gli agenti di polizia che presidiavano la zona in cui stavano lavorando i vigili del fuoco. Guidati da un capo, un omone nero dai lineamenti da cattivo e le mani rovinate dall’acido, hanno issato con dei cassonetti dell’immondizia delle barricate in corso Giulio Cesare, all’altezza di via Settimo. A pochi metri dal giardino che gli spacciatori hanno trasformato in roccaforte, dove gli italiani che non siano tossici non possono neanche entrare.”
“I neri hanno in mano quintali di pessima coca e white da svendere e, con la forsennata campagna dei saldi, hanno quasi spazzato via i pusher maghrebini e italiani. Gente imborghesita, loro. A Torino girano in Porsche, hanno già riciclato i denari in ristoranti e negozi multietnici. Hanno un loro giro, più piccolo ma più selezionato. Ieri il vicequestore Michelangelo Gobbi ha scoperto che cinque spacciatori centrafricani (originari di Gabon, Mauritania, Nigeria, Senegal, Costa d’Avorio) di Tossic Parc erano «tutti nati l’1 gennaio 1987». Minorenni, e non punibili, con i polpastrelli abrasi dall’acido. Quindi, non identificabili. Così bene istruiti sulle leggi italiane, su ogni cavillo. C’è qualcuno che governa il narcotraffico, ci sono gli italiani che fanno da fiancheggiatori e da complici.“
Luca, che diamine. non intendo dire un problema denunciato (in Italia diventa tutto un caso: gli skin heads, i black block, i no global, gli stupratori, le rapine in villa, la mafia del brenta; è chiaro che prima o poi anche i senegalesi ci finsicono dentro), ma un problema culturale. voglio dire: è paragonabile, secondo te, il fenomeno del nomadismo (rom), che per cultura esprime lo sfruttamento del territorio (almeno per quello che vivo io, non quello che leggo sui giornali), con ogni altra forma di delinquenza, che in percentuale è fisiologica in qualsiasi comunità, calabrese o senegalese che sia?
Non capisco che vuoi dire. Sinceramente.
Se il problema è il modello di civiltà nomade anziché il “caso” non capisco perché quelle brave persone non siano andate tra Algeria e Mali a dare la caccia ai touareg, nel Kalahari a sprangare i boscimani o in Finlandia a incendiare le tende dei lapponi.
Non capisco nemmeno che significhi “sfruttamento del territorio”. Qualunque civiltà sfrutta il territorio con gli strumenti impostigli dalla sua cultura e dalle sue possibilità. Anzi, se c’è un modello di civiltà che sfrutta il territorio in maniera massiccia e sistematica è quello stanziale, non certo quello nomadico.
Luca, se dici questo vuol dire che ignori il concetto di maggese. lo stanziale rispetta il terreno; lo sfrutta, ma lo fa riposare un anno, affinché torni a produrre. il nomade è esattamente all’opposto; sfrutta finché rende, e poi ne cerca un altro, dopo aver reso il precedente inservibile.
proietta questa cultura sulla civiltà urbanizzata, e hai i campi nomadi.
ti è più chiaro, ora?
testo sottile…
Non è per deluderti ma sono nipote di contadini, possiedo ancora della terra e ho lavorato per anni nel settore dell’agricoltura. Ti dirò di più: l’UE, almeno fino a qualche anno fa, erogava un contributo per una certa percentuale di terreno lasciata incolta, questo per rimarcare, tante volte ce ne fosse bisogno, che il maggese dei nostri nonni è andato in pensione da un pezzo. Chiunque abbia a che fare coi campi sa perfettamente che dal dopoguerra in poi la terra viene spremuta come un limone mandando in merda ogni buona pratica del passato. Stessa cosa per il nomadismo rom, anch’esso in pensione da un bel po’. Non basta vivere in una roulotte per essere un nomade.
Inoltre il nomadismo è assai di rado “lineare” e molto più spesso “circolare”, nel senso che i popoli tradizionalmente nomadi, sulla scorta di richiami ambientali e/o economici finiscono per tornare più o meno sempre negli stessi posti. Una popolazione nomade non ha alcun interesse nel fare terra bruciata in un luogo nel quale con ogni probabilità si ritroverà a passare la prossima primavera o il prossimo autunno. Quelle che intendi tu si chiamano migrazioni e presuppongono uno stanziamento finale a medio o lungo termine, il nomadismo è un’altra cosa.
Ma queste sono note tecniche che qui interessano fino a un certo punto.
Quello che continuo a non capire è cosa ci sia di tanto fastidioso nel concetto di nomadismo.
Luca, non ti sarà sfuggito che il maggese lo citavo come simbolo, non come pratica, sulla quale non so nulla, in effetti.
nel nomadismo non c’è di fastidioso; c’è di improduttivo. e secondo me qui divergiamo; se capisco bene tu dici “venite, vi allestiamo il campo, educhiamo i vostri bambini, e viviamo tutti insieme in allegria”. io dico “venite, lavorate, non fate accattonaggio (in specie con bambini di tre anni), non rubate a casa, non mi fregate lo stereo, non mi fregate il portafogli, non pisciate per terra, e vedrete che avrete l’opportunità di una vita decente. se non ce la fate, si facciano le case popolari o quant’altro”.
e a questo punto la domanda la faccio a te: cosa c’è di tanto fastidioso nel pretendere che uno per mangiare debba lavorare?
p.s. quando ho visto i bambini accattonare ho telefonato al Comune, che ha un numero di telefono per queste cose, per denunciarlo. l’operatore si è commosso che qualcuno chiamasse, e mi ha detto che tanto è inutile. va una volante, dicono due cazzate, e il giorno dopo stanno di nuovo lì. è questo il tuo modello di integrazione?
Il concetto del maggese e dello sfruttamento del territorio da parte dei nomadi è inedito e non ancora sfruttato. Potremmo proporlo ai telegiornali. O alla bellissima trasmissione che ho visto ieri sera su rete 4: “Attenti al lupo”. Sembrava di stare nell’anticamera del medico o sull’autobus, quando sei, sette persone cominciano a parlare delle proprie disgrazie e di come hanno rubato il portafoglio alla vicina o di come quella volta sono entrati in casa da mia cognata. Non si parla d’altro ultimamente che di sicurezza. Vorrei sottolineare il fatto che pare che gli zingari in Italia siano circa 130.000, forse 150.000 persone. E che gli Italiani sono circa 60 milioni. Dividendoci 150.000 zingari per 60 milioni di italiani, ci tocca uno 0,0025 di zingaro a testa. Forse l’equivalente di un naso zingaro o di un dito mignolo zingaro. Ce la facciamo a sopportarli?
Elena, posso dire una cosa? è avvilente che si riduca tutto a ‘ciò che dicono i giornali’, o giù di lì. sarà anche a-la-page fare il commento accattivante sui media, ma intanto la realtà permane.
ma poi, andatevene in Francia, in Germania, in Inghilterra, e chiedete se esiste qualcosa di simile ai campi nomadi; chiedete come vive la comunità turca in Germania. siamo talmente insicuri e privi di riferimenti che chiunque dica cose di buon senso viene subito additato come fascista, comunista, razzista, etc. Cerco di fare un ragionamento, e finisco nel mucchio con i discorsi da sala d’attesa del dentista. che tristezza.
Cari cabarettisti
credo sia inutile continuare la contrapposizione su cui vi state confrontando già da alcuni topic. Personalmente trovo sensati gli argomenti da cui ognuno di voi è partito. Certo in ogni polemica il terreno diventa viscido e capita sempre l’occasione di scivolare…evitiamo di farlo, alzeremmo inutilmente il livello dello scontro (come sta avvenendo in tutto il paese) sebbene questo ci distragga utilmente da altri problemi.
Già, perche io credo che i problemi della sicurezza o dell’integrazione siano solo un utile specchietto per allodole.
Penso ai 1350 euro che guadagno, con due figli all’università, e una moglie, non so più da quanto, alla ricerca di un primo impiego.
Penso al mio 730 ed a quello del mio dentista, ai Suv che non si accorgono di me che corro in vespa al lavoro, ai volantini delle offerte dei supermercati, all’inceneritore che stanno realizzando davanti a quel terreno che mio padre non ha potuto far diventare mai il suo “buen retiro” sebbene lo avesse sempre desiderato.
E penso, nonostante tutto, a quanto sia fortunato a poter continuare a cazzeggiare.
c’è una nuova scritta su un muro vicino a casa mia: “i negri sono i principi di torino”.
certo, come no.
Come principi di Torino sempre meglio i negri dei Savoia, secondo me.
a me lo dici, che avrei messo v.e. nel cpt di lampedusa piuttosto che a potenza?