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Il governo che ci meritiamo
C’è un libro, un libro sepolto, per troppo tempo colpevolemente dimenticato e solo ora tradotto in italiano, un libro che dovrebbe essere libro di testo nelle scuole. Si chiama Necropoli, l’autore è Boris Pahor, un intellettuale sloveno deportato nel campo di concentramento di Natzweiler-Struthof, poi a Bergen Belsen, da lì a Dachau.
Il libro è talmente bello che meriterebbe un lungo articolo che non mi sento degno di scrivere. Vi invito a leggerlo, e a giudicare voi stessi. In questa lunga degenza elettorale voglio solo riprendere due righe dalle ultime pagine:
“E’ vero che ogni popolo ha il governo che si merita e che i suoi capi sono generati dai lombi delle donne di quello stesso popolo; ma è vero anche che la maggioranza degli uomini non si accorge di vivere una vita condizionata dalle leggi e dagli imperativi sociali in cui viene a trovarsi. L’ordine costituito annebbia la capacità di afferrare la realtà; gran parte della gente non riesce ad astrarsi dalle allucinazioni create dai rapporti eriditari e dalle abitudini consolidate.”
17.04.2008 4 Commenti Feed Stampa
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CommentaA proposito di testi illuminanti e del governo che ci meritiamo riporto qui sotto un breve passaggio tratto da un libro di Natalia Ginzburg (Le piccole virtù) che fa riflettere su come, malgrado il tempo passi, le cose – se non altro nel nostro paese – restino più o meno sempre uguali. PS: Einaudi pubblicò questo libro nel 1962, ovvero quarantasei anni fa.
“L’Italia è un paese pronto a piegarsi ai peggiori governi. È un paese dove tutto funziona male, come si sa. È un paese dove regna il disordine, il cinismo, l’incompetenza, la confusione. E tuttavia, per le strade, si sente circolare l’intelligenza, come un vivido sangue. È un’intelligenza che, evidentemente, non serve a nulla. Essa non è spesa a beneficio di alcuna istituzione o che possa migliorare di un poco la condizione umana. Tuttavia scalda il cuore e lo consola, se pure si tratta d’un ingannevole, e forse insensato, conforto.”
Giovanotto,
la Ginzburg vergò queste amare parole subito dopo aver colto casualmente, per strada, alcune frasi scambiate tra il sottoscritto e Rossano Fiunda.
Se solo avesse avuto il tempo di conoscere un politico come Tarallo: l’intelligenza applicata al bene di tutti. Specialmente delle donne!
cordialmente,
Cav. Marcello Stacchia
Per rimanere nell’ambito delle citazioni, anche Flaiano scriveva 40 anni fa cose si possono tranquillamente dire e pensare anche adesso:
“Italia, paese di porci e di mascalzoni. Il paese delle mistificazioni alimentari, della fede utilitaria (l’attesa del miracolo a tutti i livelli), della mancanza di senso civico (le città distrutte, la speculazione edilizia portata al limite), della protesta teppistica, un paese di ladri e bagnini (che aspettano l’estate) un paese che vive per le lotterie e per le ferie pagate. Un paese che conserva tutti i suoi escrementi.”
Cari fratelli di sventura sinistrati e cancellati vi incollo il link di un breve articolo di Sullo apparso su “Carta”. Penso che abbia ragione e che è da lì che bisogna ripartire.
Hasta la victoria! :o))
pepe
http://www.carta.org/campagne/partecipazione/13616