Cabaret Bisanzio, laboratorio di finzioni > Zibaldone > l’acquario del mio amore è tutto pieno di pesciolini gialli e blu che dicono miele
l’acquario del mio amore è tutto pieno di pesciolini gialli e blu che dicono miele
stanotte ho sognato che cavalcavo una moto
guzzi
a velocità inusitata
su un’autostrada infinita
senza casco
ma con federico moccia dietro
che mi stringeva forte in vita
facevamo il costucost
dall’est all’ovest
e il vento ci scompigliava i crini
lui era capellone, giovane e magro
dentro il mio sogno
eravamo amici
e facevamo colazione con le uova fritte e le
frittelle
coll’acero
dormivamo nei motel
era un sogno d’avventura americana
lui mi parlava del suo prossimo libro
io gli parlavo della ragazza che mi piace
lui mi diceva sei forte
io gli dicevo sei ganzo federico
macinavamo chilometri nel sole e nel cemento
nel deserto e nel cielo sgombero celeste
gli chiedevo consigli di vita e di scrittura
lui me li dava aggratis
tipicamente, usa più aggettivi belli
dormivamo sotto le stelle
e i coyotes ci facevano ninna nanna
coi loro strani canti notturni
poi nel mio sogno moccia scompariva
e mi trovavo gnudo
con una meravigliosa erezione
dinnanzi a un monolito nero
alto trenta metri
e un suono di trombe angeliche negli orecchi
sul monolito c’era incisa
quella frase
che ho messo nel titolo
di questa poesia
io pensavo, quando mi sveglio da sto sogno assurdo
devo assolutamente ricordarmi sto titolo
devo assolutamente quando mi sveglio
poi mi sono svegliato
mantenevo un’erezione di tutto rispetto
mi son fatto una sega
mi sono accorto
che nel letto c’era moccia
che mi dormiva accanto
mi son detto
è come nei film dell’orrore
ora mi devo svegliare veramente
mi sono svegliato veramente
mi sono fatto una sega
però c’era sempre moccia
accanto a me nel letto
va bene, ho detto
ora mi sveglio
mi sono svegliato
sempre una sega
sempre moccia
svegliati federico
si è svegliato
ho fatto il tè
abbiamo bevuto il tè in silenzio
ora è meglio che vai, gli ho detto
mi chiami un taxi?
certo
19.02.2008 4 Commenti Feed Stampa
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Commentatre volte nella vita mi è capitato di vedere come te
metri infiniti di strada davanti al mio cammino,
sopra la mia moto i vapori della benzina si disperdevano,
il sole non mi dava tregua e, sembra, vivevo il tuo stesso incubo.
Cielo, non c’è un albero sotto cui fermarsi a pisciare.
scusa Catalano
se per la seconda volta oltraggio i tuoi post e
ti riverbero malamente tenui bagliori, ora
chiamo al telefono Petty e Nelly,
amore ti raggiungo sotto il menhir
Giovanotto Catalane,
tanti complimenti per l’ennesimo pezzo d’arte!
Ma pensi un pò se al posto di un Moccia qualsiasi ci fosse stato il Muco, il Longhi o addirittura lo Steregoni: altro che incubo!
cordialmente,
Cav. Marcello Stacchia
Il Longhi, esimio Cav, m’è capitato di sognarlo veramente una notte,
a cena avevo mangiato una doppia porzione di peperonata di cozze, in effetti.
fu un bel sogno.
La cosa che trovo meravigliosa è che lei SOGNA in stile Catalano!