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Fedeli alla linea
Sui blog e siti letterari italiani, in particolare su quelli animati da scrittori e critici letterari e professionisti dell’editoria, cioè da persone sempre pronte a spezzare lance in favore dell’imprescindibile diritto alla libertà di parola e a firmare petizioni online per appoggiare e diffondere le battaglie democratiche più disparate, non s’è visto il minimo accenno all’indegna vicenda del boicottaggio della Fiera del Libro di Torino, rea di aver invitato Israele come ospite d’onore per l’edizione 2008.
Trovo assordante il silenzio della lit-blogosfera (specie di quei lit-blog che, per così dire, “contano”) in merito. Gli scrittori israeliani invitati alla Fiera, tra i più importanti e rappresentativi dello Stato d’Israele e, al contempo, notoriamente pacifisti, attivi da anni in una laboriosa quanto paziente battaglia culturale in favore della creazione di due Stati e della cessazione delle ostilità, stanno assistendo al tentativo di negazione del loro diritto di parola, e del loro diritto di “esistere”: quantomeno di esistere in un tempo preciso (maggio 2008) e in un preciso luogo (Torino).
Israele è uno Stato attraversato da mille contraddizioni e mille problematiche: e chiunque abbia una visione della faccenda un minimo scevra da preconcetti, sa che la guerra infinita tra israeliani e palestinesi non è basata su un torto buio e oscuro e una ragione limpida e splendente, ma da un complesso e nodoso groviglio di avvicinamenti e distacchi, tentativi e rotture, storie dolorose, ragioni degli uni e degli altri e interessi di soggetti altri da quelli degli abitanti di quelle terre martoriate e delle loro leadership. Non rendersene conto, e addossare tutte le colpe solo a Israele, è un’operazione disonesta, nonché rivelatrice di una certa ignoranza della Storia di quei luoghi.
La cosa che più mi fa incazzare è che se alla Fiera del Libro come ospite d’onore fosse stata invitata la Cina (che perseguita e imprigiona i giornalisti “contro”, e che quanto a rispetto dei diritti umani non è precisamente la Finlandia) o la Russia (idem con patate) nessuno avrebbe detto A. Né B. Né C.
Non è questa la sede per fare il punto sulla questione israelo-palestinese. Ma è certo che i nostri intellettuali in bytes, prontissimi nel lanciarsi in veementi e indignati j’accuse trasudanti impegno civile (comodamente seduti sulle poltrone reclinabili Ikea di fronte ai propri Pc, mentre sorseggiano una Coca Cola), sono fedeli alla linea (che è quella del conformismo di sinistra) senza neanche interrogarsi sul perché. O comunque senza manifestare, come sono soliti fare, in pubblico, alcuna riflessione in merito.
Eppure sono certo che farebbe loro assai piacere vedere Amos Oz o Avraham Yehoshua a Torino. Per una semplice ragione: perché sono degli stupendi maestri della letteratura.
E’ parecchio triste che tutti questi scrittori e critici “impegnati”, per l’occasione si siano rivelati bravissimi nel voltarsi dall’altra parte, fedeli alla linea dei loro editori e dei loro partiti di riferimento, in un mutismo che definirei silenzio-assenso.
Dobbiamo pensare sul serio che i coraggiosi “pasionari” della lit-blogosfera, pronti a sperticarsi di forward per la salvezza della foca monaca o contro il precariato o per la solidarietà a Roberto Saviano, credano che sia cosa giusta e ragionevole proibire violentemente agli scrittori israeliani di venire in Italia a parlare di libri e letteratura e, come è stato anticipato, del difficoltoso processo di pace al quale provano a dare il loro contributo, da anni, in prima persona e mettendoci la faccia?
Io non credo. Epperò questo silenzio è decisamente mortificante. E allora, che per favore dicano qualcosa: sono scrittori italiani e letterati che partecipano spesso, in rete, al dibattito anche politico, oltreché letterario. Visto che proprio di libri e di impegno, per una volta seriamente, si parla, che ci facciano sapere come la pensano.
5.02.2008 24 Commenti Feed Stampa
24 Commenti
CommentaQuoto tutto (noi giovani parliamo così).
Per quel che può valere (non gestisco un blog letterario né altro di simile) do pienamente ragione a Magris quando, citando un proverbio viennese, dice che “certe cose non vanno neppure ignorate perché ignorarle è già troppo”.
Colgo l’occasione per esprimere un concetto che mi ha già procurato antipatie in altri luoghi virtuali e che probabilmente non mancherà di procurarmene anche qui: questa storia di Israele e Palestina ha letteralmente fracassato i coglioni.
Sono decenni che occupano il centro della scena a discapito di realtà che meriterebbero ben altra attenzione e nessuno mi toglie dalla testa che la vicenda abbia goduto e goda tuttora una visibilità del tutto sproporzionata alla sua reale rilevanza. Pensiamo per un attimo ai milioni di persone che ogni giorno soffrono fame, sete e malattie orrende in Africa, alla tragedia Cecena, a quella Ruandese (che se avesse goduto di un centesimo della copertura di quella israelo-palestinese magari avrebbe potuto essere evitata o almeno ridotta), al disastro politico-sociale di certi paesi latinoamericani… Potrei continuare per pagine, ma credo abbiate capito.
E non vale nemmeno il ritornello trito e ritrito dell’importanza geopolitica perché aprendo un po’ gli occhi non è difficle vedere che per noi, occidente pasciuto, quelle masse enormi, affamate e con poco o niente da perdere sono un rischio assai più reale e imminente di qualunque banda di idioti imbottiti di dogmi religiosi e tritolo.
Ah, a proposito, nel post non faccio nomi ma rimedio subito:
http://www.vibrissebollettino.net è fermo al 2 febbraio con un post su “una tragedia negata”;
http://www.nazioneindiana.com/ è immobilizzata su un interessante post sulle statistiche degli accessi al sito;
http://www.carmillaonline.com/ ha numerosi aggiornamenti negli ultimi giorni, ma di Fiera del Libro, appuntamento a cui non mancheranno tutti gli animatori di Carmilla, manco l’ombra;
http://www.giugenna.com/ si occupa di Hitler ma si guarda bene dal dire qualcosa su Israele;
la Lipperini non dà notizia della cosa;
http://www.ilprimoamore.com/ manco: ma insomma, ‘sta cosa li riguarda o no a questa gente?
Giovanotto,
rimedieremo noi della Stacchia!
cordialmente,
Cav. Marcello Stacchia
Non sono certamente uno dei blog più in vista della blogosfera, però ho parlato dell’argomento già in due occasioni, la seconda oggi.
Premetto che non riesco a prendere una posizione netta su questa vicenda, ma di una cosa comincio a essere certa: si levano forti e chiare le voci che dissentono rispetto al boicottaggio della Fiera del Libro, ma questo boicottaggio dov’è? Che portata, che ampiezza ha? Perché io, a parte frange isolate di siti filo-palestinesi, non ho visto tutta ‘sta mobilitazione anti-Fiera. Anzi.
Sbaglio?
Ciao,
Ale
be’ marco, fai tendenza: ti leggono, da nazioneindiana
Simpatico il sarcasmo di Francesco Forlani, affronta la questione in profondità.
Qui stamparassegnata (non so chi sia, in quanto persona, dico) almeno ha scritto qualcosa. Comunque non mi aspetto grandi risposte: sai, non ho un nome abbastanza noto, e non sto nei newsgroup dei siti giusti.
neanch’io so chi sono, ma ieri ti ho letto e ho ripreso la cosa con un post.
http://panktalk.blogspot.com/2008/02/no-al-boicottaggio.html
Visto che hai fatto nomi e cognomi, posso serenamente intervenire e altrettanto serenamente smentire. Non certo il contenuto del post. Ma questo passaggio, in particolare:
“fedeli alla linea dei loro editori e dei loro partiti di riferimento, in un mutismo che definirei silenzio-assenso”.
Per quanto mi riguarda, io sono fedele ad una sola linea, la mia: non ho un editore di riferimento (ho pubblicato con sette editori diversi) e non ho tessera partitica alcuna. Sono sinceramente, ma altrettanto serenamente stufa di essere incasellata negli altrui stereotipi, grazie.
Per quanto riguarda la presa di posizione: alcuni dei lit-blog che metti sotto accusa pubblicano oggi, contemporaneamente, un appello per cui stiamo raccogliendo firme, e sul quale, naturalmente, ci auguriamo di avere anche le vostre.
Giovanotto Lipperini,
il sottoscritto non firma nulla in bianco: se lo scordi!
L’ultima volta che l’ha fatto si è ritrovato Palazzo Stacchia invaso da:
-1 aspirapolvere mod. Folletto con 32 inutili accessori
-1 batteria di pentole che Luciano ha definito “di quart’ordine”
-1 materasso a molle color verde pisello
-1 attrezzo per sviluppare addominali
-1 tagliapeli del naso
-1 occhiali a raggi X per vedere le donne nude
Escludendo quest’ultimo articolo (molto apprezzato) lo sconcerto e l’irritazione sono stati devastanti.
Cordialmente,
Cav. Marcello Stacchia
Salve Loredana, per editori di riferimento intendevo Liberazione e Manifesto, per partiti principalmente il Pdci e, non so, tendo ad identificarti con Repubblica (per quanto appunto tu non abbia un editore specifico), quindi in quel senso nella lista non c’entri molto (come, probabilmente, non c’entrano alcuni altri che scrivono su quei siti). Ho fatto il nome del tuo blog però perchè la polemica sulla fiera infuria da più di due settimane e, ecco, non si muoveva una foglia anche sul tuo blog su una questione che mi sembra riguardare tutti i frequentatori di questa galassia letteraria in rete (che sono anche, spesso, frequentatori di fiere e del Salone).
E sono contento dell’appello, era esattamente quello che pensavo dovessero fare i siti che ho citato. Grazie.
Marco
Caro Marco, la questione del boicottaggio di Israele è talmente ignobile che fai bene a stigmatizzarla ma davvero si commenta da sé.
Il problema è che negli ultimi anni l’antisemitismo più pericoloso – perché strisciante e mascherato da terzomondismo – venga proprio da sinistra.
Da quella sinistra nostalgica e anacronistica, con Il capitale sul comodino e l’eskimo sotto naftalina nell’armadio.
Il discorso che fai sulle cifre dei morti però è strumentale. Non devi cadere nella sindrome di Pansa che si mette col pallottoliere a disseppelire le salme e a contare i teschi dei repubblichini rispetto a quelli dei partigiani. Operazione intellettuale ambigua che conduce a esiti discutibili. Mettiamo tutte le ossa sulla bilancia e vediamo quali pesano di più. No, non funziona proprio così.
Putroppo l’agenda mediatica non la facciamo noi (però ci si può provare), e sappiamo benissimo che per i criteri di notiziabilità un europeo morto vale come un disastro aereo in Bangladesh.
Detto ciò approvo e sottoscrivo la timidezza dei nostri “intellettuali” (ma esistono poi?) proccupatissimi di pubblicare, molto meno di rendere pubblico.
Filippo
Filippo, il discorso è che proprio non si dovrebbe discutere sulla questione israelo-palestinese in un caso come questo. Cosa che invece, ovviamente, è accaduta.
Tutti ci auguriamo che il prossimo anno, ospite d’onore alla Fiera del Libro sarà lo Stato palestinese. Quando ciò accadrà – e tutti qui ci auguriamo il più presto possibile – sono certo che nessuno oserà dire un bel cavolo di niente – e giustamente – anche se il Governo di quello Stato sarà Hamas: è questa la differenza.
vero, il boicotaggio lo trovo sbagliato, fuori luogo. se deve esserci scontro deve comunque prima esistere un confronto. se è di cultura che si parla non si può MAI boicottare il confronto. Comunque confronto, indispensabile.
Marco, guarda che non è vero quello che dici: Liberazione è stata critica con chi vorrebbe boicottare gli scrittori israeliani. Anche oggi in prima pagina c’era un articolo che analizzava la vicenda.
Questo non toglie che Israele abbia delle grosse responsabilità in ciò che sta succedendo in quella parte del mondo. Forse bisognerebbe avere più coraggio nell’affermarlo più spesso e con più forza senza temere di essere accusati di antisemitismo.
Ma questa è un’altra storia.
scusami Marco, sulla notorietà:
ma perché FF è noto?
ho appena cercato su ibs per sapere se fosse un autore, ma dice “ricerca inesistente”.
chi è? che fa?
alla Lip: non so se siete più ridicoli voi, con questa nuova stagione degli appelli, firmati e controfirmati, o il mondo che state lì a rappresentare.
dice bene mio cugino, l’on.cav.Stacchia: attenti che prima o poi non vi troviate a firmare per dei corsi di lingua (italiana).
c u g cav st
piccola nota per i poco noti
visto che mi si chiama in causa, con acredine, credo, e posto che da nessun posto e mondo da che è mondo, si debba esser noti, (ma allora perché andare su ibs piuttosto che su cronaca vera) per esprimere un’opinione, rivendico il mio non esservi noto, anzi ignorate pure (ma non pateticamente ricercate su quello o l’altro google o wikipedia in terra italica o di francia de l’universo se io esista che poi rischiate di trovarmi e son dolori) non mettete la mia faccia in calce a quell’appello, ma solo nome poco noto (per il cognome vi assicuro non ho colpa)anzi le sole iniziali, se può servire, a non abbattere il sarcasmo, vostro sì non mio, su qualcosa di semplice, su un invito a ragionare, un appello al buon senso mosso d’amore per la letteratura.
mi scuso per l’interferenza
ff
Meglio ridicoli, caro cugino, che banalmente astiosi. Basta qui, mi associo a Francesco Forlani. Ignorateci pure, grazie mille.
intervengo, forse a sproposito.
secondo me sbaglia Marco Di Porto, in questo caso, quando dice:
“trovo assordante il silenzio della lit-blogosfera (specie di quei lit-blog che, per così dire, ‘contano’) in merito”.
Marco, siamo in una rete molto più orizzontale di qualche tempo fa; oggi i blog che citi non ‘contano’ per il semplice fatto che ‘conta’ la rete nel suo complesso.
poi, sull’ironia di Stacchia e sull'”astio” dei suoi emuli: ma davvero vi offende (mi rifersico a FF e a Lipperini)?
non sarebbe meglio farsi una risata?
il discorso qui è:
M. Di Porto si lamenta della non esistenza di un fatto in alcuni punti nodali di una certa rete (quella ‘lit’)
[qui, dicevo prima, sbaglia: chi se ne importa se, lì, questo fatto non esiste? se cabaretbisanzio comincia a renderlo ‘reale’, il fatto può contagiare parte della rete]
nazioneindiana prontamente registra il fatto.
qui qualcuno ironizza.
nazioneindiana se la prende.
perché?
a me, per esempio, il fatto in sé non interessa, perché la mia posizione è decisamente anti-fiere (quindi,
D.: perché non parli del boicottaggio ecc.?
R.: non m’interessa la fiera di Torino
questa, per esempio,*è* una risposta – sulle fiere condivido in toto le cose scritte da G. Genna qualche giorno fa su Carmilla; meno altri passaggi)
fra l’altro (e mi riferisco a Lipperini) è chiaro che M. Di Porto non vi ignora; direi piuttosto che ‘guarda a voi’.
[ps: a me, il commento sulla ‘miriade di appelli’, ha fatto sorridere; per non parlare del cav. Stacchia!]
comunque, probabilmente sono davvero fuori luogo e fuori contesto. quindi [almeno con me] non v’arrabbiate! :)
saluto tutti
e.
Giovanotti,
giusto per la cronaca: io non ho cugini.
Capisco che la tentazione di farsi belli, sbandierando parentele con un pezzo da novanta dell’editoria, è forte ma è pura millanteria.
cordialmente,
Cav. Marcello Stacchia
guarda che nazione indiana non se la prende affatto e se vuoi possiamo farci pure un bicchiere di vino oltre alle due risate. come saprai l’appello non è di nazione indiana ma su nazione indiana. su nazione indiana ci sono state almeno quattro posizioni molto differenti tra loro e civilmente espresse (anche nei commenti)vd garufi, rovelli, inglese, e uno sparuto gruppo che ha sottoscritto l’appello. diciamo pure che NI è un blog con più posizioni del kamasutra…dello spirito si intende.
per quanto riguarda la mia risposta al tal cugino ecc ecc ne contestavo il livore, quell’acidità da schiuma alla bocca che di francamente spiritoso non aveva nulla. chi sei tu chi sono io, no mii dispiace, tu sei gentile e carino, ma in quella trappola non ci casco. ve l’ho detto come la penso, tranquilli poi magari si ride. diciamo se se ne ha voglia.
effeffe
Marco, secondo me la tua è una polemica gratuita. Su NI il dibattito c’è stato. Non immediatamente. E allora? Insomma, Marco, non è che la polemica può valere in sè, al di là dei paletti della realtà? E tu i paletti li hai trascurati. Dici che Liberazione è a favore dell’ostracismo e non è vero (la posizione del giornale è più complessa, ma di certo non per un cieco ostracismo); dici che gli altri lit-blog ignorano la questione e anche questo non è vero. Insomma, di cosa stiamo parlando?
Vedo un po’ di stereotipia in tutto questo.
(Ah, lo pseudo sarcasmo del fantomatico cugino del Cav. Stacchia fa soltanto cagare).
Niccolò, la polemica c’è stata solo dopo che ho scritto il post su CB. Non so se è scaturita dalla mia provocazione, comunque solo dal giorno dopo i blog letterari hanno iniziato a parlarne e hanno redatto l’appello. Io li chiamavo in causa apertamente, ma ripeto, non ho idea se a qualcuno sia venuto in mente di affrontare l’argomento solo dopo aver letto quel che avevo scritto. Ad ogni modo, e dunque, non capisco di che mi stai accusando (“dici che gli altri lit-blog ignorano la questione e anche questo non è vero”).
Non ho espresso giudizi su come Liberazione ha trattato l’argomento, ma solo sul fatto che molti scrittori dei vari blog provengono da precise aree politiche di riferimento e hanno quegli editori, che sono normalmente su posizioni anti-israeliane e filo-palestinesi: negarlo mi sembra negare l’evidenza.
In ultimis: non sono io il cugino del Cav Stacchia, anche se ne sarei ben lieto.
io invece volevo precisare, quando Francesco Forlani (e qui mi sento un verme a chiamarmi “enpi” e a non presentarmi, ma con il minimo sforzo si risale al mio nome per intero) dice ‘voi’, si riferisce anche a me (credo).
cioè, questo se io sono quello “gentile e carino” (nella mia testa sono io, almeno).
ecco, arrivo al punto:
io cabaretbisanzio lo leggo soltanto, e a volte.
e per questo che cominciavo il mio commento con “intervewngo, forse a sproposito”.
di nuovo, molti saluti a tutti :)
e.