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Sedetevi davanti al pc, aprite il browser, digitate www.italia.it, e guardate con pazienza lo spettacolo.
Sia il browser Internet Explorer, Mozilla Firefox, Opera o Safari, il risultato sarà lo stesso. Cioè, nulla. Una pagina bianca vi terrà compagnia, fino al messaggio finale la pagina richiesta non è stata trovata.
Italia.it, il sito più costoso della storia, 45 milioni di euro stanziati nel 2004 dall’allora Ministro per l’Innovazione e la Tecnologia Lucio Stanca, chiude i battenti e sparisce silenziosamente. Uno sperpero di rara portata, per un sito carico di bug e malfunzionamenti fin dal primo giorno, con uno dei loghi più brutti e costosi (100.000 euro) che la grafica abbia mai visto. Una storia vecchia, fatta di proteste alla Presidenza del Consiglio e siti di contestazione, finisce.
L’annuncio di resa è arrivato tempo fa, ed eccoci all’addio, nonostante le speranze della redazione. Sembra prenderti in giro la cache di Google, ancora lì a segnalarne la presenza.
Il sito sparisce, ma le domande restano. Perché tanti soldi per un portale? Perché un logo così caro? E soprattutto, come dice giustamente Gennaro Carotenuto, quando si accorgeranno che non sono i soldi, ma la qualità a contare nel mondo del web? E’ l’open source, il futuro. Il fallimento di questo sito ne è la dimostrazione.
Italia.it doveva essere il sito di riferimento per turisti stranieri. E ora, con quella pagina bianca, con quell’inutile caricamento a vuoto, ha un sapore tutto particolare, quasi a rappresentare un segnale di resa.
E se chiudessimo l’Italia?
21.01.2008 10 Commenti Feed Stampa
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CommentaSarai presto accontentato, temo…
E se chiudessimo i certificati elettorali in una cassaforte piccola, e poi mettessimo questa cassaforte piccola in una più grande, e poi mettessimo questa cassaforte grande in un container di quelli a tenuta stagna, con il portellone saldato con gli elettrodi, e poi mettessimo questo container su uno shuttle programmato per schiantarsi su Marte? Ah già: per completare classicamente la protesta, prima bisognerebbe scrivere sul certificato “e adesso mangiatevi anche questa”, allegando la famosa fetta di salame.
Per vivere “faccio” e amministro siti web per la pubblica amministrazione e a sentire quelle cifre mi viene da ridere. Ma forte eh.
Quale sito può valere 45.000.000 di euro? Ma stiamo scherzando?
soldi spesi molto bene direi…
Io per soli 44 milioni glielo facevo uguale.
Io, per 43 milioni, meglio.
Vai al ribasso, marrano? E io mi iscrivo a Cosa nostra e ti frego lo stesso.
Io per 43 euro glielo facevo uguale a com’è ora, con la scritta “la pagina richiesta non è stata trovata”. Forse, se me lo dicevano per favore, glielo avrei fatto anche gratis, guarda un po’ te.
Non vado solo al ribasso coi soldi, ma al rialzo con la qualità. Tu uguale, io meglio.
E’ il mercato, bellezza.
Nemmeno a farlo apposta, chiudiamo i battenti.