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I nuovi scrittori che non hanno forti amicizie al Senato o alla Camera
“Per quanto riguarda i nuovi scrittori che non hanno poltrone o parenti o forti amicizie al Senato o alla Camera; per i nuovi scrittori che non fanno i condottieri sindacalisti, o le macchiette o le sciantose televisive, o i cantautori di successo, o i fantasisti da nazionale di calcio, per i tanti scrittori che, insomma, non hanno santi in paradiso o per quei pochi che i santi ce l’hanno ma che per civiltà rinunciano a utilizzarli, le possibilità di collocamento editoriale del loro nome e delle loro opere sono ancora più problematiche”.
Così scrive l’editore Giorgio Maremmi (Maremmi Editore – Firenze Libri) nella sua impareggiabile Agenda dello scrittore. Quello che i nuovi scrittori (e anche i vecchi) devono sapere sugli autori, sugli editori, sui librai, sugli intermediari, sui contratti di edizione, sui diritti d’autore e su altri “misteri” del mondo del libro. La Bibbia dell’editore a pagamento, che mi viene recapitata a casa assieme ad una proposta contrattuale che prevede l’acquisto da parte mia di 290 copie a prezzo di copertina, pari a 2.755 euro oppure 2.958 euro, a seconda del formato che sceglierò. Ragazzi, su, lo sapete anche voi: la nostra è l’italietta trita, la provincia europea delle raccomandazioni e del nepotismo, dove piove perché il Governo è ladro. Niente senatori o cardinali nella lista dei parenti? Allora, date retta all’Editore Maremmi, che di esperienza ne ha da vendere: pagate, perché sennò il vostro nome in copertina non ce lo vedrete mai.
L’inchiesta di Silvia Ognibene editoria a pagamento, post precedenti:
1. Ho scritto un libro bellissimo
2. 80 pagine: euro seimila
3. Pregiatissima scrittrice
4. I soldi sì, ma con correttezza
5. Le pubblicazioni Aped verranno inserite all’interno del softwer bibliotecario
7.11.2007 14 Commenti Feed Stampa
14 Commenti
CommentaNon e’ vero, non del tutto. La sottoscritta non ha mai avuto santi in paradiso, tanto meno diavoletti all’inferno. Pero’ qualche piccolissima soddisfazione me la sono tolta. Il nome scritto in copertina ce l’ho e non ho pagato un centesimo. Certo, i libri li vendo io in prima persona, perche’ l’editore non ha distribuzione nazionale, non ancora. E comunque, come tutti gli editori, pensa di aver esaurito il suo compito dopo la stampa e la rilegatura. Un mio amico ha pubblicato con Marsilio e mi ha detto che anche loro si regolano cosi’. Pubblicizzare il libro, fare PR, scovare nuovi modi di venderlo e’ tutto a carico dello scrittore e l’avviso, dal basso della mia piccola esperienza, e’ questo: non pensate mai di aver fatto il vostro dovere confezionando una bella storia. Il lavoro vero viene dopo, quando bisogna farla conoscere, quella storia. Vi scoraggerete, vi arrabbierete, penserete: che ca**o, sono uno scrittore io, mica un ufficio stampa! Direte al diavolo tutto quanto! Ma se ci tenete, se credete in quel che avete scritto, dovrete pagare un prezzo. Che non sono i tremila euro dell’editore a pagamento (quelli non pagateli, mai!) ma tutto l’estenuante lavoro a seguire. Uno stress infinito, ma pare che Dan Brown girasse nei mercatini della domenica con il cofano pieno di libri prima di diventare la star che e’ oggi. Una cosa sulla quale riflettere, perche’ non ci sara’ mai nessuno che verra’ a prenderci per mano, folgorato dal nostro genio incompreso.
Laura
Più che per rappresaglia di scrittori falliti e frustrati, ma per un più classico dovere di informazione, sarebbe giusto che a questi efficacissimi stralci su “la nuova editoria italiana”, si affiancasse una disamina di altre realtà, più infime a mio giudizio, che ruotano attorno al desiderio di pubblicazione.
Mi riferisco alle sempre crescenti “scuole di scrittura creativa” che ancora non ho capito cosa pretenderebbero insegnare (e lo dico per esperienza diretta, ché io uno stage di tre mesi presso la Holden – pagato coi soldi della regione, sette anni fa, – l’ho pure seguito); o, ancora, al proliferante numero di agenti/agenzie, una delle quali (Laura Lepri Scritture, per dovere di cronaca faccio nomi e cognomi) non solo si sposta per l’Italia insegnando il corretto modo (amorfo e piatto) di scrivere, ma funge anche da intermediario tra le (grosse) case editrici e gli allocchi-scrittori. Pare che per dare una scorsatina al sudato dattiloscritto, la professionista della scrittura chieda una sommetta di 500€ (fatturabili, s’intende e iva compresa per chi dubitasse della buona fede). Fermo restando, sempre per gli allocchi-scrittori, che se il romanzo/racconto non dovesse entrare nelle sue grazie, la collaborazione si esaurirebbe in quest’unica soluzione. Ma se, al contrario, fortunati voi, le piacesse e ne fosse entusiasta, chissà che percentuale spetterebbe su ogni sputo di copia, in Italia e (gaudio!) all’estero.
E qui mi taccio, ché di cose da dire ne avrei tante; ma non me la sento, reprimo la lingua, per coscienza cristiana. Tanto ho capito che sputare fango sui nuovi professionisti della scrittura serve a ben poco: loro il gruzzolo lo raccimolano comunque, perchè sanno che speculare sui sogni è la miglior fonte di guadagno possibile.
Giovanotto,
conosco il Maremmi…
Deve sapere che le disfunzioni operative e/o le piccole “furbate” (chiamiamole così…) ai danni degli aspiranti scrittori, forse non dipendono esclusivamente dalla malafede o dalla cattiva volontà del Maremmi stesso.
mi spiego: la vera attività del Maremmi non è quella di pubblicare libri (attività secondaria alla quale dedica solo pochi spiccioli del proprio prezioso tempo), il Maremmi è ben più noto, infatti, per l’imponente azienda agricola di allevamento suini: la “Maremmi Maiali”.
E’ per questo che leggendo la preziosissima AGENDA dello SCRITTORE del Maremmi, Le capiterà di esclamare qualche “Porco… !!!”.
cordialmente,
Cav. Marcello Stacchia
Certo Laura che se il tuo termine di paragone è Dan Brown… e poi non scherziamo: che l’editore faccia il suo mestiere. Altro che lasciare lo scrittore a farsi ufficio stampa da solo. Una casa editrice nel tuo libro ci deve credere, e dunque investirci su, sennò che lo pubblica a fare?
Ragazzi, non diciamo bischerate. Ha ragione Marco: una casa editrice seria si occupa del libro. Protegge il suo autore, lo segue.
Il compito dell’editore non finisce con la consegna delle copie da parte dello stampatore, ma comincia. Se così non è, l’editore è debole, o stiamo parlando di poco più di un tipografo.
Le immagini dei Dan Brown peripatetici lasciamole all’almanacco della letteratura.
Mi sembra il classico “forse non tutti sanno che” da settimana enigmistica messo in giro da un abile ufficio stampa per attenuare l’odio verso un autore dal successo planetario che ha scritto un libro mediocre.
Tutto pare o quasi,
pure che quello là della profezia de Celestino o de Zeffirino se stampasse co’ le sue mani il su’ libro ‘n casa,
e lo vendesse porta a porta, o zerbino a zerbino, e poi se sussurra pure che l’agnolo Gabriello in sogno lo visitasse e lo benedicesse, per cui ‘n editore stragrande lo colse al volo, ebbe n’illuminazione e ci fece fare strasoldi a transpalate,
che poi tanti ne fece che se li portò in giro, appunto con un transpallet, ecco.
MarioBù
Marco, non prendo Dan Brown a termine di paragone. Faccio un esempio di uno scrittore che ha avuto successo dopo una lunga gavetta. Che lo scrittore piaccia o non piaccia, non è questo in esame. Riguardo all’editore, ribadisco: conosco persone che hanno pubblicato con Marsilio, con Mursia e con altri, anche Piemme, che sono stati praticamente lasciati soli a combattere con la diffusione della lieta novella libraria. Certo, non avviene quando lo scrittore ha un nome già accreditato, ma questa è storia vecchia, non trovi? Personalmente preferisco rimboccarmi le maniche piuttosto che aspettare che qualcuno lo faccia per me.
Laura
Concordo con Laura, io ho pubblicato con la Robin Edizioni, senza spendere un soldo. Fra l’altro un romanzo (seguo i suggerimenti di Laura sul fatto di autopromuoversi) che punta il dito sulla pochezza dell’editoria e sul fatto che gli autori poco noti devono “sbattersi” per ricevere un po’ d’attenzione.
Il mio romanzo è quindi un rischio d’impresa per l’editore che fra l’altro ha anche una buona distrubizione nazionale.
Tuttavia, per promuoverlo, – è uscito a maggio del 2007 – mi sto dando ancora da fare. Perchè i librai sono indifferenti, i giornali ricevono montagne di libri ogni giorno, le trasmissioni radiofoniche e televisive idem.
E perchè l’editore pubblica molti libri e io non sono l’unica freccia del suo arco.
Resta la rete, che è un’ottima vetrina, ma troppo piena.
Sono riuscita a ottenere una recensione su Il Piccolo e un’intervista a Fegiz File perché a Mario Luzzatto Fegiz (che era direttore editoriale di Sperling & Kupfer) è piaciuto moltissimo. E una pubblicità su una rivista con cui collaboro (dopo sei mesi da quando l’avevo segnalato.)
Per chi fosse interessato il titolo del romanzo è: La fortuna è un talento – Robin Edizioni – e racconta di una beffa, da parte di un’autrice esordiente, ai danni di uno scrittore affermato.
Naturalmente è fiction, ma io mi sono divertita molto a mettere in croce quel “povero” scrittore pieno di sé.
Urca…
Salve a tutti.
Sono una scrittrice che ha oggi stesso riscevuto un rifiuto per la pubblicazione del prorpio libro dalla mondadori per ragazzi. Potete immaginare come sono depressa. Mi chiedo a quale casa editrice mi dovrei rivolgere. Sono sicura che una casa editrice di alta qualità non me lo pubblicherà mai perchè non sono ancora “famosa”, ma al tempo stesso non so se fidarmi delle case editrici più piccole, perchè ho il timore di riscevere una fregatura. Non so che fare. qualcuno di voi mi può dare un consiglio? Vi ringrazio.
E comunque, come tutti gli editori, pensa di aver esaurito il suo compito dopo la stampa e la rilegatura. ————->
Ditemi che state scherzando, per favore. Ma che editori conoscete? il compito principale dell’editore è PUBBLICIZZARE, SPONSORIZZARE il tuo libro! E’ da lì che ricava il guadagno (alt…DOVREBBE ricavare il guadagno. Ecco, così è molto più veriteiro).
Se parliamo dell’editoria a pagamento è un conto, se parliamo degli editori seri allora…proprio no.
Dalia…contatta la Parole Sparse (parolesparse.it) o la Galaad Edizioni.
Càpito qui per caso e leggo del Signor Giorgio Maremmi col quale condivido qualcosa in comune.
(lettera aperta nella mia pagina utente)
http://it.wikipedia.org/wiki/Discussioni_utente:Pracchia-78
Buongiorno a tutti. Ho letto tutto il vostro forum di discussioni e, se da un lato sono perfettamente d’accordo sul fatto che non si dovrebbe pagare nemmeno un centesimo per far pubbicare un libro, dall’altro capisco anche il difficile mestiere degli editori che non è quello di “scovare” un talento, ma di far capire ai librai che di talento appunto si tratta. Se pensate che in Italia gli acquisti dei libri hanno una media di 3 all’anno per abitante….si può capire come siamo messi!Sono scrittrice anche io, oltre che giornalista e specializzata in uffici stampa, per cui ho una doppia/tripla visione del mercato editoriale. Non vi è alcuna differenza tra acquistarsi copie del libro che poi rivenderemo o autoprodursi. In un modo o nell’altro dobbiamo autofinanziarci. La storia dei grandi scrittori ci racconta che tra i migliori le autopubblicazioni iniziali sono state tantissime. Caso strano nessuno di noi riesce a farsi pubblicare dei Grandi Editori che puntano sul nome e sulla pubblicità che quel nome può fare per far vendere i libri. Se pensate che attorini, attorucoli e vallette pubblicano con Mondadori e Rizzoli….potete capire quante chanches abbiamo noi di essere almeno “letti”. Il libro è nostro e anche l’arte. Non so quanti di voi scrivano a scopo di lucro. Io non faccio parte di questa categoria. Ho scritto un romanzo per lasciare qualcosa di bello, di profondo, di vero a mia figlia. Una testimonianza di vita. Maremmi ha chiamato anche me. E’ un editore che ha una storia e se leggete le opere che pubblica potrete capire che cerca veramente di trovare il talento dentro a quel modo di scrivere forse un po’ tortuoso ma ricco di contenuto. La scelta di acquistarsi dei libri è soggettiva. D’altronde se ne stampa 1000 e te ne chiede di acquistarne 200 non è poi grancosa rispetto a un’auto pubblicazione dove poi il libro non va nemmeno in libreria. Autopromuoversi fa parte del marketing ce ci ha insegnato l’Italia di Craxi e Berlusconi. Quest’ultimo se ne andava per tv private con la sua valigetta a proporre i propri format televisivi. Alla fine qualcuno lo ha ascoltato. Se vi posso dare un consiglio, fate bene i vostri conti, ma non solo quelli delle tasche, ma quelli della realizzazion dei vostri sogni e delle vostre speranze. Io preferisco investire una manciata di migliaia di euro nella mia arte che nell’auto per girare in città. Se dovrà poi essere….sarà….altrimenti continuerò a scrivere perchè scrivere è la mia essenza di vita.