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Le pubblicazioni Aped verranno inserite all’interno del softwer bibliotecario
Il mio libro è bello davvero. Anche l’editore Angelo Parisi lo vuole pubblicare: devo solo acquistarne 300 copie al prezzo di 9,90 euro per un totale di 2.970, 24.
Per questa modica sommetta, stampano il libro e ci mettono tutti i bollini, ma soprattutto “le pubblicazioni Aped verranno inserite all’interno del softwer bibliotecario, librario, nell’elenco delle recentissime pubblicazioni e sul sito www.ibs.it, consultabili sia sul territorio nazionale sia internazionale”. C’è scritto softwer.
Diciamo che con 2.970,24 euro mi vien garantito il minimo indispensabile, come quando compri il modello base della Panda. Poi, volendo, ci sono gli accessori. L’editore mi manda quindi un listino prezzi ben dettagliato: se voglio la presentazione al pubblico a cura dell’Editore devo pagare altri 970 euro più IVA; per la prefazione redatta da un critico esperto sono 50 euro più IVA; una scheda di presentazione sul Giornale delle Librerie mi costa 210 euro sempre al netto dell’IVA.
L’editore Angelo Parisi è persona disponibile e mi spiega, innanzitutto, che la cifra richiesta a lui “non piace chiamarla contributo, perché noi all’autore diamo delle copie, diamo del materiale, mentre in altri casi all’autore si chiede il contributo ma le copie del libro non vengono date”. Non lo chiamiamo contributo: in effetti io sto comprando qualcosa, 300 copie del mio libro, che poi avrò cura di rivendere personalmente. Se sono in gamba, ci posso pure guadagnare. La cifra, però, a me sembra un po’ altina. Ma siccome l’editore Angelo Parisi è persona disponibile, e magari gli sto anche un po’ simpatica, decide di farmi lo sconto: non 2.970 euro ma 2.079. Un prezzaccio. Che dite, accetto?
L’inchiesta di Silvia Ognibene editoria a pagamento, post precedenti:
1. Ho scritto un libro bellissimo
2. 80 pagine: euro seimila
3. Pregiatissima scrittrice
4. I soldi sì, ma con correttezza
31.10.2007 8 Commenti Feed Stampa
8 Commenti
CommentaGiovanotta!
E allora lo dica che vuole farmi imbufalire!
Le ho già detto che la pubblichiamo noi della Stacchia!
E non vogliamo neppure i suoi soldi: basta che dia una mano in casa a Luciano, che da solo non ce la fa più (e Longhi è un disordinato che non le dico!).
cordialmente,
Cav. Marcello Stacchia
Guardi, silvia ognibene
l’altra mattina ascoltavo distrattamente la tivì prima di andare al lavoro, quend’ecco che m’imbatto in una rubrica di un tg di Stato, verosimilmente nomata “Pixel” – mi si prenda col beneficio del dubbio -, che publicizzava il sito Lulu. L’entusiasta giornalista ventilava, per qualche mila euro, la realizzazione del sogno di ogni italiano, neonati e geronti compresi: la pubblicazione di un libro “tutto vosto”, definendo finanche geniale l’australiano inventore di quella jattura chiamata Lulu
Sono convinta assertrice della libertà di scelta del singolo individuo: per cui, se uno vuole spendere i suoi denari in questo stolto progetto è ben padrone di farlo: perdere la mia stima è cosa che si può facilmente superare, mi figuro
Ciò che non riesco a tollerare è la bruttezza di certi libri stampati a pagamento e, nel caso di specie, la cifra astronomica che la casa editrice di cui lei racconta estorcerebbe al talentuoso pollo per la prefazione al libro redatta da un critico esperto:50 euro più IVA
Mi prende in giro?
Eva, ti sbagli. Lulu non chiede una lira. Diffondere Lulu significa far chiudere gli stampatori che truffano. Funziona così: tu fai l’upload del tuo file e ci metti una copertina. Se qualcuno acquista il libro, Lulu lo stampa. Se no, non lo stamperà mai. E la qualità è alta, ne ho acquistati un paio.
Antonio, è possibile, ma il giornalista presentava Lulu come editore virtuale a pagamento, e con qualche ragione: se qualcuno acquista il libro e Lulu lo stampa, tu paghi le copie stampate e questo significa comunque editoria a pagamento, non truffaldina – certo – ma pur sempre a pagamento
anch’io ho un libro Lulu, me lo regalò un amico che per Natale decise di stampre il suo libro nel cassetto e ne fece dono, tra gli, anche a me: era proprio brutto, come oggetto, intendo dire, perché l’amico è un originale di qualche talento
ciò che mi lascia davvero perplessa è questa sorta di pubblicità da circo Barnum: venghino siòri, a pubblicare il loro libro, che ben si sa che nel geometra di Cuneo e nella casalinga di Voghera sonnecchiano i fenomeni letterari del terzo millennio che non aspettano altro di veder la luce
ma leggere, no? è dunque un obbligo morale pubblicare?
(e poi, vivaddìo, allungare 50 euro più IVA a un critico letterario di vaglia mi sembra francamente immorale)
sarei profondamente grata al viandante se resistesse alla tentazione di tirar fuori la polverosa informazione di un Proust giovane che pubblicava a pagamento: e chi se ne cale
Il viandante, nella mia specifica persona qui pervenuta, fa notare che i geometri di Cuneo sono stirpe ormai in via di abnorme,(e deprecabile) estinzione per l’ingegnerizzazione dei medesimi.
Costoro se ne fottono assai di scrivere librucoli o romanzucci, dacché da di molto più fasto e pecunia partecipare a pubblici appalti per costruire fogne, manti asfaltati, ponti e raccordi autostradali.
Delle casalinghe di Voghera già si disse a iosa e a biscosa. Per altro alcune di esse, in genere, ora gestisono outlets redditizi presso Serravalle Scrivia o ccommerci carnali con maffie nascenti.
MarioB.
L’Aped la conosco bene. E’ stata la prima casa editrice che ho cercato per il libro. Dire che l’ho mandata genitlmente a quel paese è poco.
Adesso pubblico con Giraldi editore di bologna. Forse non è granchè, ma almeno non pretendono 2000 euro.
Bellissimo Blog.
A pesto.
Ah, anche la Aped? devo dire che mancava alla mia lista! sarà inserita immediatamente..
Leggete un po’ qui…
http://scrittoriesordienti.wordpress.com/2008/09/05/il-caso-mjm-editore/