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1974
1974 è un libro duro, sia da leggere che da digerire: è duro da leggere perchè David Peace ignora volutamente la pulizia formale della storia e la narrazione chiara e lineare; è duro da digerire perchè la storia è assai torbida, e quasi tutti i personaggi sono marci fino al midollo.
Ed Dunford è un giovane giornalista di nera, appena promosso “corrispondente di cronaca nera per l’Inghilterra del nord” per la sua testata. La prima notizia che si trova a dare è quella, terribile, della scomparsa di una bambina, e della sua probabile uccisione per opera di un maniaco. In una Leeds umida, scura e fangosa, circondato da colleghi e poliziotti (questi ultimi davvero odiosi) di volta in volta infidi, deboli e sfuggenti, Ed comincia la sua personale investigazione sul caso, che lo porterà a collegarlo con quelli di altre due bambine scomparse nel recente passato della città. La voglia di sapere e di arrivare allo scoop porterà Dunford ad addentrarsi sempre più nel marcio e violento mondo nel quale ha sempre vissuto come in sospensione, scoperchiando pietre tombali che nascondono impensabili popolazioni di vermi; il marcio nel quale penetra non lascerà senza cambiamenti il neo corrispondente per l’Inghilterra del nord: Dunford diventerà, man mano che la storia prosegue, sempre più debole, sempre più vulnerabile, sempre meno equilibrato, fino al terribile epilogo, giusta fine di una terribile storia.
Per leggere 1974 ci vogliono attenzione e concentrazione; non è libro da consumare a spezzoni, magari cinque minuti a letto la sera, prima di dormire, perchè si rischia di non uscirne vivi e di perdersi tra le parole. La narrazione, in prima persona, è piena di flussi di coscienza, sfumature, sottintesi, e riuscire a rimanervi agganciato è per il lettore una bella sfida. I personaggi presentati sono molti (forse anche troppi) e si fa fatica a stare dietro a tutte le loro storie, che sembrano di volta in volta (e inaspettatamente) intrecciarsi o sciogliersi, prendere importanza o cadere nel vuoto. Ed Dunford narra la sua storia in modo molto intimo, personale, oscuro: non sta bene mentalmente, e si vede. Nel rendere questo David Peace è stato davvero abile.
Con 1974 siamo di fronte ad un grande libro, scritto da un vero scrittore. Non ci sono facili concessioni al genere letterario al quale l’opera è solitamente ascritta (l’hard boiled), non ci sono cliché (o, quando appaiono, lo fanno al posto giusto e al momento giusto). 1974 è un gran bel prodotto: non è certo una lettura spensierata, con una storia così dura e una scrittura così poco “easy reading”; ma lo sappiamo, senza fatica non si fa niente di buono: non si scrive, e siamo d’accordo, ma neppure si legge.
11.09.2007 4 Commenti Feed Stampa
4 Commenti
Commenta1974 è il mio anno, quindi mi vien voglia di comprarlo solo per questo motivo…
la recensione che ne hai dato cattura ancor di più la mia curiosità…
ma l’ anno si riferisce a cosa ?
Giovanotto,
aaaaaaaaahhhhhhhhhh………….
formidabile fu il 1974!
In quella torrida estate incontrai e lanciai un giovinetto che non avrei mai pensato che sarebbe diventato il gigante della letteratira che e’ oggidi’: Glauci Longhi!
Che anno!
Cordialmente,
Cav. Marcello Stacchia
Tomas: il 1974 è l’anno in cui è ambientata la storia. Si tratta di una quadrilogia, detta del Red Riding Carpet: dopo 1974, Peace ha scritto anche 1977, 1980 e 1983. A riguardo, in rete trovi molte informazioni.
Cavaliere, ma lei si riferisce all’autore dell’immortale “I morti non ballano”? (scusi il bisticcio morti/immortale) Lo sa che ancora non mi sono ripreso dalla lettura dell’opera, nè dall’aver visto in faccia il Longhi?
Giovanotto,
la lettura del Longhi (in particolare del capolavoro da lei coste’ citato) e’ esperienza trascendente che segna per la vita: usi cautela e non ne abusi!
cordialmente,
Cav. Marcello Stacchia