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Quella sòla di Gregory Roberts
La persona che vedete nella foto non è Hulk Hogan, ma Gregory Roberts, australiano, alto, prestante, biondo, capellone, ex tossico, spacciatore trafficante, mujaheddin, carcerato, torturato, evaso e, infine, scrittore. Autore di Shantaram, bestseller planetario, amico di Johnny Deep, filantropo, benefattore, estimatore di Stendhal, George Eliot e Mary Anne Evans (che poi sono la stessa persona), Roberts, pare abbia fondato un gruppo rock in Germania, abbia suonato nella metropolitana di Milano, abbia combattuto a fianco dei fratelli musulmani in Pakistan e Afghanistan, sia evaso da un carcere di massima sicurezza, si sia improvvisato medico per guarire i diseredati della terra e risieda più o meno stabilmente in India. Quell’avanzo di galera di Roberts è in questi giorni a Roma, ospite del Festival delle Letterature che, diciamolo, quest’anno, è un po’ scarsino. Apertura da casalinghe con la Allende, per proseguire con dei semisconosciuti, prima di virare al giallo – De Cataldo, Carofiglio – e dopo un breve sipario sull’avventuroso (il nostro buon Roberts), chiudere in fascia protetta con Saviano. Ora, questo Roberts, io non l’ho letto.
Ha scritto un romanzo fiume di un migliaio di pagine di cui mi hanno parlato sospettosamente quasi tutti bene. Una sorta di Odissea autobiografica con i campi lunghi dell’India e le dissolvenze al nero delle galere australiane.“Ho impiegato molto tempo e ho girato quasi tutto il mondo per imparare quello che so dell’amore, del destino e delle scelte che si fanno nella vita. Per capire l’essenziale, però, mi è bastato un istante, mentre mi torturavano legato a un muro” è la frase più citata del libro e se non ricordo male anche quella della quarta di copertina. Un amico mi ha raccontato che, ospite al Festival di Mantova, Roberts ha tenuto una conferenza su “Come si uccide un coccodrillo col pugnale“. Di più non potrei dirvi, ripeto, il libro non l’ho letto. Ieri però sono andato nel baretto dove vado a fare colazione quando sono di buon umore. E’ l’unica occasione che ho nella vita di entrare in contatto con Il Messaggero. Nella pagina della Cultura, scusate il termine, ho trovato lo stralcio dell’intervento che Roberts dovrebbe tenere alla Basilica di Massenzio. Secondo occhiello e catenaccio era un pezzo sulla malavita romana: che ne saprà Roberts della malavita romana? Inizio a leggere. Ci sono tre marinai trafficanti che trasportano un carico di turchesi su una bagnarola attraverso l’oceano. Secondo l’autore, uno di loro è romano, e si chiama Valentino Tedesco detto Tino. A me mi puzzava subito, fin dal nome. Cioè sembrava il classico pezzo che quando ti telefonano per invitarti al Festival Letterature di Roma e ti dicono che il tema è la malavita romana te prendi tempo e dici: “Forse dovrei avere qualcosa… devo controllare.” Poi vai al pc, prendi un vecchio racconto, o un capitolo tagliato da un romanzo, con la funzione trova sostiuisci di Word prendi il primo personaggio che passa che magari si chiama chessò Roderick Spaulding (ho preso questo nome dal cestino dello spam, che se non lo sapete è un ottimo serbatoio nomi di personaggi romanzeschi tipo Leona Quintero e Travis Parrish, che mi vuol vendere del Viagra) poi fai salva con nome, e scrivi massenzio.doc e torni al telefono: “Lei è fortunata signorina. Ho proprio quello che fa per lei…”, dici.
Ripeto, io Shantaram non l’ho letto. Però questo stralcio su Il Messaggero sì. Tralascerò la parte in cui Tino dice di essere un commercialista che ha rubato tutto allo studio del padre e si è messo a contrabbandare pietre preziose. Andrò direttamente al punto in cui scrive che Tino aveva una “mascella volitiva“, che io pensavo che oggigiorno fosse vietato scrivere certe cose. E invece si vede che si può.
6.06.2007 12 Commenti Feed Stampa
12 Commenti
Commentacaro giovanotto,
molto ben detto. l’unico appunto: lo Steregoni ha la mascella volitiva.
suo
cav. Stacchia
Grazie Cavaliere, anche il Duce aveva la mascella volitiva.
Sincerly
Se fossi donna e minorata mentale, vorrei vederlo come prossimo tronista dalla De Filippi, ‘sto Roberts. Ma sono maschio etero e pieno di pretese estetiche, purtroppo…:)
Hanno torturato Corona? E non ci hanno detto nulla? Non ci hanno nemmeno chiamato a dare una mano? Perché?
Corona è un un Cristo Risorto.
Ieri notte su Italia 1 è andata in onda un reality “Casa Corona” su Corona agli arrresti domiciliari. Giuro. Io appendo il cervello al chiodo.
io sono pure andato a vederlo il tizio (in realtà ero lì x qeull’ubriacone di maclian wilson).
pessimo.
quando mi è scappato un: – dio, che palle – ho visto la fila davanti voltarsi e guardarmi male.
nessuno però guardava male roberts nel suo abitino sbriluccicoso… mah!
Grande.
Gli australiani non sono famosi nel mondo per l’eleganza.
Però hanno inventato il marsupio…
Bene. Prendo atto.
Sapete dirmi come fare a prendere la cittadinanza nordcoreana in tempi brevi?
Non so se preferire l’articolo o i geniali link.
Che gran blog che hanno, ‘sti stronzi. :)
scusa ma se non l hai letto che senso ha il tuo articolo???
concordo con l’ultimo post di stefano.
un articolo senza nessun senso.
per carità non difendo l’uomo, che non conosco, ne tantomeno il suo look però posso dirti che considero il libro un capolavoro assoluto.
Bah, io ritengo sempre un grosso errore il peccare di superficialità. Sono io il primo a bastonare quando lo ritengo giusto (e si noti la vena soggettiva della cosa, che c’è e non nascondo) ma il mio commento/consiglio a Filippo Bologna è di leggere Shantaram. Ne riparliamo dopo. ;)