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Sicilia: quale sviluppo?
Oggi all’Hotel “Palma nana” di Canicattì si è tenuta una tavola rotonda alla quale hanno partecipato politici, professionisti e imprenditori siciliani e stranieri (nella foto l’onorevole Mangiachechi, tra un impresario cinese e il consigliere comunale di Argiropulino, Murraca). Noi di Cabaret Bisanzio abbiamo pensato di pubblicare uno stralcio significativo dell’intervento dell’onorevole Alfonso Rubino Mangiachechi, noto protagonista del parlamento italiano, già membro della Commissione d’inchiesta sul fenomeno della mafia, della Commissione parlamentare per le riforme costituzionali, della Commissione parlamentare questioni regionali, della Commissione di vigilanza sull’anagrafe tributaria, della Commissione di vigilanza servizi radiotelevisivi, del Comitato parlamentare per i procedimenti d’accusa, del Comitato servizi di sicurezza, Presidente Fondazione Banca della Trinacria e Affiliati, Membro dell’Unione Nazionale Comuni Collinari dell’Europa Meridionale, Presidente del Consiglio Nazionale dei Formatori Professionali dello Sviluppo, Presidente della Fondazione per la Qualità del Territorio, Presidente dell’Ordine Nazionale delle Aziende dell’Agriturismo, Presidente del Premio Letterario “I tropi dell’insubordinazione nella Sicilia futuristica e nell’Isola globale, tra immaginismo e avanguardie della contestazione e sofistificazione del pensiero riflessivo: quali prodromi, quale restaurazione, quale mitopoiesi di fronte alle sfide del Mediterraneo?”. Ringraziamo, con l’occasione, l’onorevole per la fiducia accordataci per la pubblicazione del suddetto brano. Riteniamo che la ricetta proposta dall’onorevole Mangiachechi sia quella giusta.
(…) Bisogna realizzare una serie di convergenze parallele per instaurare un clima proficuo verso le nuove e valide sollecitazioni sociali che giungono da ogni polo di crisi, troppo trascurato dall’amministrazione che ci ha preceduto, al fine di strutturare una piattaforma condivisa che porti a una reale valorizzazione del territorio e quindi alla messa in gioco di quelli che sono gli attori economici e sociali della provincia di Trapani, sempre disponibile a innescare processi virtuosi che possano, non solo valorizzare il territorio, troppo sottovaluto e ridotto a tavolo di gioco per meschine e ovviamente infruttuose polarizzazioni discordanti – le quali, comprensibilmente, non possono che innescare gravi ripercussioni, non solo sul piano dello sviluppo economico, con conseguenze evidenti sui posti di lavoro di ogni comparto, ma anche e specialmente, direi, sul fronte opposto, ma sincronico, della maturazione di prospettive culturali e sociali compatibili con la particolare natura della nostra isola, troppo fraintesa e ridotta a luogo di metafora, a tropo, direi, seguendo, in questo modo, quello che certamente, come negarlo?, è lo stimolo fornitomi, con la sempre puntuale e competente parola, dalla professoressa Angela Maria Vincenzini, dell’Università degli Studi di Palermo – ciononostante finanche a rimettere in gioco gli equilibri precari della provincia, vero e proprio laboratorio politico e sociale del meridione intero, che può – e aggiungo deve – porsi a capo di sperimentazioni troppo attese dalle popolazioni di questo territorio, offrendo alla scena politica nazionale – perché no? – un avamposto, sì complesso, sì compatto e conscio delle sue radici –monito da imprimere con forza nelle nostre menti e nelle nostre azioni- sì già pronto alle sfide del terzo millennio, eppure perfino attrezzato per cimentarsi con le aporie della complessità, un tema che mi è caro almeno quanto quello delle sorti della politica dopo la crisi ideologica, quindi, diciamolo, un’occasione di sviluppo che ci porterà sicuramente tanti risultati, dalla giusta valorizzazione dei vini siciliani, così apprezzati, negli ultimi tempi, dalle maggiori agenzie della qualità vinicola italiana – e direi, senza timore di essere smentito, europea e mondiale – vero e proprio fiore all’occhiello dell’agricoltura del trapanese, a quella che può essere la fortuna del nostro territorio da non dilapidare, una conquista, insomma, sicuramente da collegare, con delle modalità più efficienti ed efficaci insieme, alle sorti economiche del territorio trapanese, insomma a quel turismo, vera e propria risorsa e vocazione di questo territorio, risorsa che sicuramente, negli ultimi anni, con le innumerevoli iniziative votate a un’esplorazione delle possibili mete economiche della nostra isola ha fatto maturare negli amministratori e nel semplice cittadino, grazie anche ai necessari e virtuosi viaggi in Cina e in Giappone delle nostre amministrazioni comunali, nell’ottica di una promozione perenne, come ci insegnano i maggiori esperti del settore, e come stiamo formando i nostri formatori, parallelamente, come bene sapete, alla formazione di formatori in tutti i campi di snodo e significativi dello sviluppo delle società moderne, e nel contesto, sicuramente, di una rincorsa di postazioni sempre più serrate per le quali la competizione, non dico in Sicilia, non dico in Italia, non dico in Europa, ma nel modo intero, si è fatta spietata, richiedendo doti e qualità che solo una formazione perenne e qualificata, come quella offerta dalle numerose agenzie regionali per lo sviluppo, ormai istituite da anni, possono garantire, al di là delle mere convenienza di bottega, ma con l’obiettivo di una (…)
4.06.2007 7 Commenti Feed Stampa
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CommentaHo letto con attenzione il lucido intervento dell’assessore Mangiacheci e come sottolineato in relazione al mirabile inciso colto attraverso la prospettiva della professoressa Vincenzini non si può non concludere, e qui ritengo indiscutibile ciò, certo poi ognuno può decidere di dissociarsi il chè è leggittimo, ma ogni rischio colma la misura. O no?
caro giovanotto,
devo dire che Joice è un dilettante al suo cospetto.
suo
cav. Stacchia
ops, Joyce. la mia tastiera del 1924 mi fa brutti scherzi, diamine!
Per tutti i fulmini, che magnifica prosa!
Gentile NiCColò La Rocca,
non si monti la testa per il plauso di queste eccellenti personalità del mondo della cultura.
Si rammenti che lei rimane pur sempre un parto della mia immaginazione.
Gentile Dott.Bulgakov,
l’affiliarsi (con i tassativi distinguo che lei ci offre) agli accorti richiami proposti dall’onorevole Mangiachechi, cioè – com’è irrefutabile – a una ermeneutica come teoria del dialogo onnivoro,è segno, da parte sua, di godibile disponibilità intellettuale. Sono lieta che lei abbia colto l’evoluzione dell’eredità sicula radunata e collezionata dall’onorevole. Del resto, l’ampia fruibilità della piattaforma politica del nostro caro amico ci dà certamente lo spunto per una riflessione sul magistero insostituibile della politica meridionale, officina allegorica per tutta l’Italia. E non ci si può impiombare, come fanno i più, a una scomposizione condizionata da una rigida e intollerante precettistica estetica che sofistica il tutto sul versante dei topoi eruditi.
Grazie per la sua concentrata vigilanza, dunque.
Esimia professoressa Vincenzini,
seguo con attenzione da lungo tempo i suoi interventi relativi alla stocastica vessazione dei principi assiomatici sui quali ineccepibilmente si fonda il trasformismo politico.
Credo di essere uno dei più grandi collezionisti della sua saggistica ed in essa ritengo di aver trovato fonte di confronto analgesico alle patologie congenite che il nostro Sud in un impeto di antagonismo gattopardiano stratifica affinchè nulla cambi.
Il nitore del suo pensiero narrativo trova terreno fertile nella percezione anacronistica del cammino ermeneutico che percorro da tempo rapportandomi con una politica a dir poco granguignolesca.
Come definire il suo lavoro? Semplicemente astarni!