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Times New Roman 18 interlinea 2,5
Il nuovo romanzo di Walter Veltroni
E’ tardi quando Manlio Fresconi, un critico cinematografico del Messaggero esce dalla redazione. Ha appena recensito un film di Muccino che ha incassato 80 milioni di euro, con Scamarcio nei panni di un giovane seminarista che appende rosari su un lampione a Castel Sant’Angelo e Faletti in un gustosissimo cameo di Papa Ratzinger.
E’ la sera di Manchester-Roma, gara di ritorno dei quarti di finale di Champions League e Fresconi non si perderebbe la partita per niente al mondo. Roma è deserta. Non una macchina a violare il silenzio (provvisorio) della città eterna.
Ma l’Esseacca cinquanta di Manlio Fresconi non ne vuol sapere di partire. Poco male, prenderà un taxi e l’indomani rottamerà una volta per tutte quel vecchio scooter Euro 1. Quello che conta ora è arrivare a casa in tempo per il fischio d’inizio. Ma di taxi a Roma, purtroppo, nonostante il volentoroso decreto Bersani e le rassicurazioni del sindaco sul rilascio di nuove licenze, non ce ne sono. Fresconi s’attacca al cellulare come una belva e chiama il 3570. Un disco gira indifferente con una sdolcinata melodia anni ’80 (“Ascooltaaaamiiii… uaneuaneuaneforrever…”*, canta la voce registrata “Te sto a ascoltà!” replica incazzato il Fresconi). Alla fine, dopo un’attesa snervante di venti minuti, quando ha ormai esaurito il credito del cellulare una signorina annoiata gli annuncia l’arrivo di Zara 36 in dieci minuti. La partita è ormai iniziata ma Fresconi non si perde d’animo e cerca di mantenere la calma. “La maggica” se la starà cavando egregiamente anche senza di lui. Arriva Zara 36. Manlio monta, eccitato dal pensiero della partita e in astinenza da telecronaca chiede incautamente al tassista – che sta sentendo alla radio Aldo Forbice che come al solito non fa parlare i suoi ascoltatori – se si può girare su radio uno che c’è la partita della Roma. Ma il tassista è un pericoloso laziale con precedenti penali e lo corca di botte abbandonandolo come un cane sul ciglio della strada. Fresconi malconcio si trascina per le le periferie appena riqualificate dalla nuova giunta quando viene aggredito da una baby gang di rumeni che lo prendono a gavettonate, gli fanno lo schiaffo del soldato e le foto col cellulare e lo spogliano di tutti i suoi averi lasciandolo in mutande sulla Salaria. Alla fine per fortuna si ferma una macchina e lo fa salire: è Sircana! un vecchio compagno d’università che ha fatto carriera nel partito. Manlio gli chiede uno strappo ma Sircana ha altri programmi…
Sebbene dolorante, Fresconi, riesce a raggiungere casa a piedi. Fa per girare la chiave ma trova la porta aperta e la luce accesa. In casa c’è un terrorista pentito che ha bisogno urgente di sfogarsi e di farsi intervistare da un giornalista sul tramonto delle ideologie e sul fallimento della lotta armata dal settantotto all’ottantanove. Fresconi vorrebbe almeno vedersi gli ultimi scampoli di partita, ma non riesce a liberarsi del terrorista e deve rassegnarsi ad intervistarlo.
Il terrorista in lacrime lascia la casa solo a tarda notte, con la speranza che l’instant-book che ne verrà fuori entri in classifica e venda più dell’ultimo libro di Cesare Battisti. Giusto in tempo per Studio Sport: Manlio si precipita in salotto e accende la tv per godersi, finalmente, dopo una giornata di merda (diciamolo), la sintesi di Manchester-Roma.
Veltroni con un prosa ariosa – molto ariosa – (l’intero romanzo ammonta a 38 pagine) anche in virtù della generosa interlinea e del vistoso carattere tipografico scelto dal sindaco per venire incontro alle esigenze degli ipovedenti, s’inserisce nel solco del miglior cinema americano moderno (Da Scorsese a Coppola passando per il primo Jarmush e un certo Peckinpah) e costruisce una vicenda molto compatta e densa che se ne sbatte della verosimiglianza e brucia tutta la benzina dell’azione nell’arco diegetico di poche ore. Ma non si tratta solo di un vagabondaggio romanzesco per una Roma flaianesca e felliniana, di un Taxi driver pizza e fichi o di un Prima di mezzanotte all’amatriciana. No, Times New Roman 18 Interlinea 2,5 è una vera e propria anabasi psicologica, una cruda epopea metropolitana; romanzo dotto e al contempo popolare, per lo meno nell’accezione più coatta e pasoliniana, Times New Roman 18 interlinea 2,5 è di certo meno esile di quel che il titolo vorrebbe dare ad intendere. Insomma, un’opera insindacabile, il romanzo più maturo e compiuto dell’autore. Ancora una grande prova di Veltroni. Come quella della Roma a Manchester.
Times New Roman 18 interlinea 2,5, Veltroni Walter, Campidoglio Editore, euro 16 (può circolare anche col blocco del traffico).
* Melodia di attesa del radio taxi 3570 di Roma (testuale)
9.05.2007 11 Commenti Feed Stampa
11 Commenti
CommentaMa perchè, l’interlinea e il carattere dei libri di Alain Elkan, vogliamo parlarne?
Uffa, però, con queste recensioni! Adesso che so già come va a finire, mi avete tolto il gusto delle lettura. E io che l’ho aspettato tanto, questo libbro qui!
Per il rapporto tra interlinea e carattere nei libri di Alain Elkann ti consiglio “Materia e antimateria nei criteri redazionali rizzoli”, di Olaf Menckel, Cambridge University Press, 2005.
secodno me, la cosa più rilevante è stata taciuta: la sua ermeneutica escatologica.
Si vede che non siete dei veri critici, mi dispiace ma per avere delle notizie attendibili dovrò andare su altri blog(s) più qualificati.
esiste veramente poca gente in grado di capire: chè leggere non è facile!
Mrs Lucy
Ah, è vero, ma c’era anche “Impaginare il nulla”, un bel saggio su come riempire spazi vuoti con il vuoto.
Comunque davvero, pazzesco, ogni libro pubblicato da Elkann è uno schiaffo in faccia agli autori esordienti che si fanno il culo: non so se avete mai sfogliato questo, una frase a pagina!
Ovviamente ottenne recensioni ovunque e posizionato sugli scaffali giusti vendette molto, anche perchè era perfetto come lettura da cesso (che si sa, è il luogo prediletto dai lettori d’ogni dove).
Comunque El Kan almeno finché scrive libri è impegnato e magari non fa figli, visti i risultati precedenti è ottima cosa.
no, vabbè forse era troppo occupatoa scrivere cose del cazzo e ha perso di vista un figlio, direi.
Fausto, El Kan chi è? Il figlio di Genghis?
Elkann è il prototipo del perfetto scrittore da toilet. Conciliante.
L’ultimo libro era impaginato con paragrafi tagliati dai tabelloni alfabetici degli oculisti.
bedda matri, non pensavo che elkann avesse tutti questi assidui lettori. Non sapevo neanche che scrivesse (e vivevo meglio, ve l’assicuro)
Sì però mettere in mezzo la Roma… questo non ve lo posso perdonare cacchio!!
Il grande uolter riesce pure a scrivere dei romanzi (si fa per dire) ma sarà per questo che la Roma (città non squadra calcistica) che racconta in giro la vede solo lui? Forse forse questi anni da sindaco gli sono serviti come studio per la location del suo prossimo grande romanzo, forse.
pepe